S. Caterina da Siena
Dialogo della divina provvidenza

TRACTATO DE LA DISCREZIONE

CAPITOLO XVIII

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CAPITOLO XVIII

Come neuno può uscire de le mani di Dio, però che o egli vi sta per misericordia o elli vi sta per giustizia.

Sappi che veruno può escire delle mie mani: però che Io so’ Colui che so’; e voi non sète per voi medesimi se non quanto sète facti da me, il quale soCreatore di tucte le cose che participano essere, excepto che del peccato che non è, e però non è facto da me e, perché non è in me, non è degno d’essere amato. E però offende la creatura: perché ama quel che non debba amare, cioè il peccato; e odia me che è tenuto e obligato d’amarmi, che sosommamente buono e hogli dato l’essere con tanto fuoco d’amore. Ma di me non possono escire: o eglino ci stanno per giustizia per le colpe loro, o essi ci stanno per misericordia. Apre dunque l’occhio de l’intellecto e mira nella mia mano, e vedrai che egli è la veritá quel ch’Io t’ho decto.[41]

Alora ella, levando l’occhio per obedire al sommo Padre, vedeva nel pugno suo rinchiuso tucto l’universo mondo, dicendo Dio: — Figliuola mia, or vedi e sappi che veruno me ne può essere tolto, però che tucti ci stanno o per giustizia o per misericordia, come decto è, perché sonno miei e creati da me, e amoli ineffabilemente. E però, non obstanti le iniquitá loro, Io lo’ farò misericordia col mezzo de’ servi miei, e adempirò la petizione tua, che con tanto amore e dolore me l’hai adimandata.


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