Jolanda
Pagine mistiche

XIX. Rettitudine.

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XIX.
Rettitudine.

 

Fra le parabole che Gesù narrava al popolo per risvegliare la sua attenzione mediante il diletto della fantasia orientale usa a pascersi di leggende e di racconti maravigliosi, una delle più ingegnose e gentili è la parabola de «Le vergini savie e le vergini stolte». In essa è adombrata quella sollecitudine, quella vigilanza che il Maestro riteneva necessarie per l'efficace adempimento dei doveri del cristiano e per l'esercizio fecondo delle virtù. Egli suppone che un signore festeggi le sue nozze e abbia trovato dieci giovanette che, uscendo da casa sua, vadano incontro, per un tratto di via, al corteo nuziale che viene da casa dello sposo. Il festino si faceva di notte, e le giovani dovevano portare un lampioncino acceso. Oltre il regalo in danaro che ricevevano, prendevano parte al sontuoso convito. Nel pensiero di Gesù questa promessa generosa simboleggiava il regno dei cieli, e non tanto nello stretto significato della ricompensa d'oltre tomba, quanto in quello stato d'intima gioia soave che viene con la pace della coscienza, con la purezza della vita e una sincera fede.

«Dieci verginidice Gesù – avendo preso le loro lampade andarono incontro allo sposo e alla sposa».

Nella lampada, Cristo raffigurava la luce dell'anima che aiuta a vincere le tenebre dell'ignoranza e dell'errore con l'intuizione della Divinità, con la fede ardente nella sua parola, con la vigilanza fedele contro le insidie del male e del languore, quell'indifferentismo spirituale che, a poco a poco, vela le idealità più alte e che Gesù doveva tanto combattere in quell'indolente popolo uso al fasto e alla mollezza.

«Ma cinque di esse – segue il Maestro erano stolte, cinque avvedute. Or le cinque stolte, prese le loro lampade non portaron l'olio con . Le avvedute, invece, presero dell'olio nei vasetti insieme con le lampade».

Dunque, la fede non può durare e illuminare in modo proficuo pensieri ed azioni, se trascuriamo di provvederci dei mezzi più sicuri per alimentarla: se alla nostra nascita cristiana, agli insegnamenti dei nostri maggiori, non aggiungeremo volontariamente noi qualche cosa che riaffermi le nostre convinzioni e i nostri voti, che li renda duraturi, che valga a sostenerci e a difenderci nei momenti più difficili. E l'olio per questa lampada ideale può essere l'esercizio della preghiera nella sua forma più eletta, le buone letture austere, l'esercizio del bene operato nell'ombra con cuore ardente, la docilità ai consigli saggi e agli avvertimenti della coscienza segreta che mai non falla: la rigorosa sorveglianza sulle nostre imperfezioni e la caligine che ne emana ed offusca le nostre migliori aspirazioni. Gesù ci vuol vigili e solerti: non lo dimentichiamo.

«Tardando lo sposo, si appisolarono tutte e si addormentarono» segue la parabola.

Si addormentarono perchè tardava la ricompensa al buon volere, perchè indugiava troppo ad esser raggiunto lo scopo prefisso. Ecco la stanchezza fatale, ecco il languore pericoloso, ecco il terribile momento d'abbandono di cui il nemico approfitta. Guai al sonno delle anime! Guai a perdere di mira il fine nobile e degno a cui ognuno deve tendere per perfezionarsi e diffondere intorno, ad esempio del Maestro Divino, tutto il conforto, tutto il bene che può. Quanti perdono il coraggio, dopo avere riconosciuta la vanità d'uno sforzo, dopo la prima sconfitta del loro ideale, dopo un dato tempo d'attesa. Ma perchè mettere dei limiti di mesi, di anni, alla Grazia? Non è essa una cosa fuor del tempo e del mondo?

«Dio concede ad un tratto ciò che lungamente negò» è detto nell'Imitazione. Dobbiamo, quindi, credere sempre che l'ora dell'adempimento sia vicina e trovarci sempre pronti ad accoglierla in modo degno.

«A mezza notte si levò un grido: Ecco lo sposo, uscitegli incontro.

«Allora s'alzarono tutte quelle vergini e acconciarono le loro lampade. Ma le stolte dissero alle avvedute: Dateci del vostro olio, chè le nostre lampade si spengono.

«Risposero le avvedute dicendo: Che poi non basti a voi a noi; andate piuttosto da' venditori e compratevene».

Giunge all'improvviso l'ora della gioia come quella del dolore. Ma anche la gioia, anche il realizzarsi d'un evento desiderato non ci darà dolcezza se non avremo l'anima preparata a sentirla in modo superiore. Anche allorchè la parola arcana di Dio giungerà al nostro intelletto ottuso e ci darà un fremito di rinascita, essa rimarrà sterile se ci troveremo sprovviste della fiamma dell'ideale, se non avremo pensato a fornire il nostro spirito delle forze e delle virtù necessarie ad una vita nobile ed alta in cui abbia il primo posto l'abnegazione. si deve pensare di poter acquistare questa ricchezza intangibile e profonda quando più ci punge la mancanza, quando più sentiamo l'invidia per coloro che la posseggono e che non possono comunicarla facilmente. Essi vi diranno di acquistarla. Ma, dove e come? Il mezzo sarà lungo, difficile, e, intanto, l'ora divina passa e scocca inutile sul nostro capo.... «Mentre andavano a comprarne, arrivò lo sposo e le pronte entrarono con lui alle nozze, e fu chiuso l'uscio. Ultime vennero anche le altre vergini, dicendo Signore, Signore, aprici. Ma egli in risposta disse: In verità vi dico, non vi conosco...».

Dure parole di rinnegazione! Ma le negligenti le meritarono. Il premio vuol essere conquistato a prezzo di lunga fatica e non preso d'assalto. Il compenso ad una vita virtuosa, vissuta tutta nell'osservanza del dovere, nella luce della verità e della fede – sempre, anche quando la notte era più buia e lo sposo mistico sembrava più lontano – è immancabile. L'istante viene in cui le auree porte che lungamente rimasero chiuse alle nostre speranze, ai nostri sospiri, si aprono per il trionfo dell'anima che fu vigile e fedele.

Ma chi non seppe coltivare in questa forza di volontà, chi sdegnò i mezzi prudenti, e, tra il dovere faticoso e l'agevole condiscendenza al proprio egoismo, la malintesa pietà verso se stessi, fu imprevidente e si lasciò vincere e s'attardò e deviò, aspetterà invano che le porte misteriose della vera felicità si aprano per accoglierlo.

Sarà respinto, rimandato come un estraneo e, infatti, con qual diritto parteciperebbe a quella festa dell'anima, propria di coloro che non tralignarono? E questa è giustizia.

«Vegliatedice il Signoreperchè non sapete il giorno l'ora». E vero, non lo sappiamo, nulla sappiamo: tutto è mistero, perfino il minuto che segue l'ora presente. E Dio ci dice soltanto: Vigilate per essere pronti quando giunge il bene arcano che attendete, verso cui ogni anima umana anela con una vaga, inesplicabile nostalgia che fa fede della sua origine divina, del suo fine eccelso oltre la vita e il tempo e il mistero. Vigiliamo: e quando l'Ideale passi, leviamo alta la nostra lampada accesa perchè ci scorga nella bianca stola, pure e pronte alla vita, o alla morte.


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