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IL TERZO SENSO
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La giornata d'aprile è fresca e grigia e reca nel suo giovane respiro qualche brivido del vecchio inverno.
La visione verde, che entra per le finestre, è quasi un'ironia: e quella glicinia che veste il muro, là in faccia, con la sua fioritura di grappoli lilla, senza foglie, pare una stonatura, un po' ridicola, come un'invitata frettolosa giunta troppo presto ad una festa! Nel salotto, non più riscaldato dal termosifone, arde la fiamma nel caminetto. Un'allegra fiamma, che rende più intima e più gustosa l'ora del tè.
Ho una sola invitata. Una cara piccola amica che mi piace e mi diverte, come un giocattolo grazioso e complicato.
Una ragazza ventenne, bellina, elegantissima, con una sua intelligenza non profonda ma bizzarra, niente colta, ma piena di scappate imprevedute e saporite. Passa per molto civetta, per troppo emancipata, per una signorina che fa paura ai giovanotti che potrebbero sposarla: per una ragazza modernissimo stile. E la maldicenza, buona figliuola dell'invidia, si diverte a ricamare sul conto suo storie e storielle tutt'altro che edificanti.
Ma io ho fiducia in Lolette, e qualche cosa che non ha nome mi assicura che quella piccola donna vale, moralmente, assai più e assai meglio della sua fama. Prima di tutto è di una sincerità che salta agli occhi e che prorompe e trabocca su dal suo cuore aperto e franco.
Ci sono sintomi che non ingannano. Essa ha, anzi, la spavalderia, l'affettazione della sincerità: dice tutto quello che le passa per la testa, e spesso dice cose che sarebbe meglio tacere. Le donne che commettono certi peccati non sono quelle che parlano di più...
Lolette è felice quando io le accordo una particolare udienza. Le piace follemente di parlare a quattr'occhi con me... forse perchè spera, nella sua piccola vanità, di fornirmi materia per qualche mio studio psicologico...
Quel pomeriggio d'aprile io ero in vena di ascoltare e lei di raccontare.
Io seduta sul basso divano di fianco al camino, lei seduta per terra, com'è suo costume. Per Lolette i mobili sono perfettamente inutili. Un molle tappeto, qualche cuscino, una sigaretta (dopo molti pasticcini), la lingua in movimento: ecco la felicità!
Le dico: – Se io ti lascio stare davanti a me in codesta posizione poco corretta, voglio un compenso. Les affaires sont les affaires.
– Tutto quello che vuole! Ordini! Obbedirò.
La guardo. È proprio carina e buffa! Pare una bambola, di quelle belle e care bambole che si usavano una volta, dal visino immobile e perfetto (cui prestavamo noi, con la nostra fantasia, l'espressione che ci piaceva), così superiori ai brutti fantocci dalle smorfie caricaturali che si usano adesso!
Lolette è piccoletta, sottile, ma non magra e guizzante come un pesciolino. Ha le caviglie di una cerbiatta, le estremità di razza, una epidermide da anglosassone, i capelli biondo-cenere cadenti in morbidi ricci sulle guance, la bocca grandicella, gli occhi grigi e profondi e un naso che è la caratteristica della sua fisonomia. Greco no, perfetto no, ma delizioso. Piccolo, intelligente, petulante, con le narici trasparenti, col setto roseo, di una mobilità amenissima. Quel piccolo naso parla, commenta, fa rivelazioni importanti, reticenze comiche, aiuta la parola non solo, ma la supera nell'espressione e nell'eloquenza!
Lolette sta bocconi sul tappetto persiano, lungo distesa, col busto volto verso me, un gomito puntato su di un molle cuscino, la guancia sulla mano. Pare una giovane levriera, lucida e nervosa, pronta a balzare in un salto.
Vestita di crêpe marocain grigio, calze grige, scarpette grige, braccia nude, collo nudo. Tutto riluce di lei, acceso dalla fiamma. E le sue narici palpitano. Esclama: – Che deliziosa miscela di profumi in questo salotto! La sua rosa di Houbigant, la mia Fougère, tutti i fiori che riempiono la stanza, le nostre due sigarette, il sandalo che ha bruciato nella profumiera... il tè che abbiamo bevuto... l'ulivo che arde nel camino.., ah c'è da svenire di gioia!
E si allunga, come una gattina sotto la carezza.
Le dico: –– Non esagerare! Non fare l'isterica, chè non mi piace. E rispondi a me. Voglio, intendi?, voglio sapere cosa c'è di vero nelle cose poco simpatiche che si raccontano sul conto tuo!
– Quali cose? – ella chiede, sollevandosi e mettendosi seduta, un po' più presso a me. La sua aria era perfettamente innocente e i suoi occhi limpidi si fissarono nei miei.
– Non recitarmi la comedia, piccola monella! Sai bene cosa voglio dire. Tutti ti accusano d'essere più civettuola del tollerabile, di avere un contegno scapigliato, e di avere superata te stessa l'altra sera al ballo del Grand Hôtel. Perchè fai cosí? Non troverai marito, sai? Ma ti piacciono proprio tanto, gli uomini, che ne hai sempre qualcuno alle costole?
E la guardai con un po' di voglia di ridere, velata da un indefinibile senso di pena...
Lolette scoppiò in una fragorosissima risata, cambiò ancora positura (non più seduta per terra, ma su' suoi calcagni, dopo essersi trascinata ai miei piedi) – Vuol sapere la verità? Tutta la verità, come se fossi davanti al confessore? Ebbene, gli uomini mi fanno schifo!
– Non si direbbe! E la tua affermazione mi pare un po' iperbolica! – feci io, incredula.
– Niente iperbolica. È cosí, non ho mai incontrato un uomo che mi piaccia, cioè che piaccia al mio naso, senza riserve! Perchè, vede, il fulcro dell'universo, per me, è l'olfatto. Si piace a quello... o niente!
Fui io, allora, che risi sonoramente, eppoi: – Come sei strana! Non sapevo che tu appartenessi alla razza canina! Ma bisogna spiegarsi meglio. Non mi piacciono gli enigmi. Ti ascolto.
– Già. Lo sapevo che avrebbe riso. Però, lo ripeto, io sono fatta così. I sensi sono cinque, è vero? Vedere, udire, odorare, gustare, toccare. – Contava comicamente sulle sue piccole dita dalle unghie troppo rosse. – Ma per me, in fondo, tutti si riassumono in uno. Il terzo. Vedo con piacere le belle cose, si capisce. Ho l'udito abbastanza fino per la musica; gusto le leccornie, specialmente se ho appetito (non sono ghiotta), non capisco che si possa godere toccando... Ma l'odorare mi dà gioia indescrivibile e delusioni profonde. Insomma, gliel'ho detto, vivo col naso!
– Sei buffa, ma anche interessante: prosegui.
– Sempre, fino dai miei primi ricordi, tutte le mie simpatie e antipatie sono state determinate dalle impressioni olfattiche (si dice cosí?) datemi dalla gente. Una cosa strana, forse, ma indiscutibile. Se una persona non va al mio naso, è finita. E il mio signor naso è difficilissimo da contentare!
– Eppure, si spera, hai sempre vissuto e vivi fra gente sana e che fa il bagno quotidiano! – dissi io, ridendo ancora.
– Non basta, non basta, per carità! Già, io ho scoperto che di gente perfettamente sana e assolutamente pulita ce n'è piuttosto poca! Eppoi, non basta ancora! Ballando, facendo dello sport, la gente traspira... non manda un odore che mi piaccia, e... patatrac!
– Ma sei diversa da tutti gli altri, tu! È una forma di iperestesia la tua!
– Sarà. Non sono scienziata – (Era comicissima la sua aria solenne). – Ma racconto me stessa... come si prende nota di un documento umano. Guardi, persino tra le persone a me più vicine e più care, voglio dire la mia famiglia, prediligo quelle che mandano un profumo a me più omogeneo. Adoravo, da bimba, la mia vecchia bonne, che sapeva di sapone comune, di spigonardo e di pulizia! Detestavo un maestro di ballo, perchè mandava un odore che mi disgustava. I miei cani, i miei gatti, i miei uccelli mi piacciono specialmente per i loro deliziosi sentori. Da bimba, dicevo (mi raccontano), quando volevo un frutto o un dolce: – Voglio mangiare l'odore! – Sì, perchè non c'è bisogno che i profumi siano artificiali. Anche quelli semplici, selvatici, della natura, possono inebbriarmi!
– Addirittura!
– Ah sì! Vede, conosco un uomo che ha una traspirazione così buona, così aromatica, che starei delle ore a fiutarla. Quello... sarebbe stato l'uomo per me!..
– E chi è desso?
– Ahimè! Il nostro giardiniere!
– Oibò!
– Già, oibò! Ma il guaio è che nessun uomo di salotto possiede un aroma che mi piaccia così! L'alito dell'umanità, per esempio, è tutt'altro che puro!
– Tu esageri terribilmente!
– Magari! Vuole una prova della mia convinzione profonda? Ebbene, io non avevo mai, dico mai, fino all'altra sera, accettato nè dato un bacio ad un uomo! E anche alle donne ne dò meno che posso, e trovo così stupida quell'abitudine di distribuire tutti quegli inutili baci... – (mimò una scenetta, gettando piccoli baci all'aria, di qua e di là) –– meno rare eccezioni, s'intende.
Una delle sue asserzioni mi aveva colpita. Chiesi – Non avevi mai dato un bacio ad un uomo?... Puoi giurarlo?
– Lo giuro! Ma non per virtù, sa? Perchè non ne ho mai sentita la voglia. Nessuna bocca mascolina mi ha mai data la minima tentazione... E sì che i miei giovani amici hanno la mania di domandar baci. – Cari!
– Carissimi! Ma... fiasco, poverini!
– Però, senti: sei di un materialismo riprovevole. Ti occupi solo e unicamente del corpo, cioè del terzo senso, che è un senso come un altro, anzi inferiore a qualche altro, non illuderti! E dello spirito non ti occupi mai? Non ti preme sapere se i tuoi ammiratori hanno l'anima bella o brutta, la mente elevata o bassa? Il tuo nasino cosa ne pensa di ciò?
Ella riflettè un poco: –– Pensa una cosa desolante. Forse non dovrei nemmeno dirla, questa, perchè lei si scandalizzerà e avrà meno simpatia per me... ciò che mi addolora enormemente! Ma a questo non posso credere. Lei mi vorrà bene lo stesso, non è vero? – e mi baciucchiava le mani.
– Non divagare: e niente baci! Di'!
– Penso che se una bell'anima mi chiedesse amore per mezzo di un respiro che non mi piacesse... me lo chiederebbe invano! E che non mi occuperei dell'anima nè della mente di un uomo che mi attirasse col suo a me omogeneo profumo! Bisogna che un uomo trovi, per conquistarmi, non già la vita del mio cuore.., ma quella del mio naso!
– Sei un bel tipo! Ma mi pare che non sia poi così difficile trovare quello che cerchi. Credi, piccina, che sono assai più ardue le ricerche spirituali che a te non interessano...
– Sarà! Io, per mio conto, oramai dispero. Non rida, no, perchè sono stata alcune volte sul punto di cantare vittoria... ma ho sempre, sul punto più bello, avute delle disillusioni. E la sola volta che mi sono decisa al gran passo, proprio l'altra sera al Grand Hôtel – dove fui così calunniata – sono stata duramente punita!
Ero piuttosto spaventata... ma tacevo.
Ella continuò: – Lanfranco ha tutte le qualità per piacere alle donne non solo, ma per essere un accettabilissimo marito. Le pare? È ricco, ha un bel nome, lavora, è stato soldato, è bello, elegante... non ha proprio alcun grave difetto. Mi fa molto la corte, e siccome i suoi flirts precedenti lo hanno avvezzato male, è maledettamente sfacciato anche con me. Ha presa l'abitudine, capisce? E oramai non la perde più.
– Allora?
– Allora, mi seccava da quindici giorni per avere un bacio. La prova, dice lui, che non mi è antipatico. Che stupido, non è vero? Gliel'ho detto venti volte che ho della simpatia per lui... Basta, la sua insistenza gli ha portato sfortuna. Perchè, nella serra, «tra l'alghe, tra i fior, tra le palme», volle quasi per forza baciarmi, e il suo bacio non mi piacque neppure un po'! No, perchè sapeva d'alcool, non so, di cognac, di vodka – che adesso è chic! –. Era stato poco prima al buffet e mi sentii sulle labbra il fiato di un carrettiere, uscito allora allora dall'osteria! Puah! Niente baci, povero Lanfranco! È stato quello il primo e l'ultimo, lo giuro! Un'esperienza che mi ha disgustata.
Parlare, in quel momento, era piuttosto difficile. Fu giuocoforza scivolare velocissimamente sulle cose ascoltate... Dissi, cercando assumere un tono deprecatorio:
– Povero amore, a cosa si riduce nelle tue mani! Per un sorso di acquavite... ecco che un uomo che quasi amavi... non è più amato da te! Sei di una stramberia e di una superficialità spaventevoli! Pareggiata ad un bracco volgare, annusi la vita... e non vivi! Dovresti curarti, piccina, perchè forse si tratta di una malattia...
– Non è una malattia, è la mia natura! Sono fatta cosí. E, del resto, cosa c'è poi di tanto strano? Io guardo ed osservo. Non sono mica così sventata come lei mi crede. Ognuno ha in sè un senso prevalente che ne determina i gusti e le azioni...
– Non rida. Si degni di prendermi sul serio per cinque minuti. C'è chi vive principalmente per le sensazioni visive. Il bello, il brutto sono le cause determinanti della loro scelta, nell'amore. (Perchè qui si parla dell'amore, o signora!). Si è detto (non so da chi) che il naso di Cleopatra pesò sui destini di Roma! E ciò vuol dire che quei grandi personaggi che amarono la regina d'Egitto... (d'Egitto, è vero? perchè non sono forte nella storia) sentivano l'amore per mezzo degli occhi. Sí, o no? E potrei continuare un pezzo nel documentare l'importanza del primo senso. Anche il secondo è ricchissimo di fasti. Ah sì! La voce è una terribile galeotta, a quanto si dice. I tenori, le prime donne destano grandi passioni e innumerevoli capricci, anche visti solo di lontano, sotto i loro trucchi, a malgrado della loro probabile volgarità. Ciò prova che ci sono categorie di persone che scelgono l'oggetto del loro amore con l'udito. Sì, o no? Il gustare si esplica specialmente a favore della conservazione della specie... (non della riproduzione...) ed è meno interessante. Eppure ci sono i ghiottoni che non dànno a niente maggiore importanza che a ciò. Non è forse vero?
Io non interloquivo più, sbalordita: e Lolette faceva oramai un monologo.
– Il significato del quinto senso – ella riprese – mi sfugge in parte... Credo, anzi dovrei dire, «temo» che sia pieno di significazioni oscure e burrascose... che non mi attirano... Nenè, tempo fa, voleva spiegarmi i misteri del quinto senso, e poichè non volli mi disse che sono un'oca... e si buscò un bel ceffone! Ma torniamo al terzo senso, al mio, a quello che determina in me il gusto e la scelta nelle mie simpatie. Perchè negarlo? Perchè denigrarlo? È un senso come un altro, pieno di bellezza e di poesia! Comprende nel suo regno i fiori, la parte più divina del creato! E che colpa ne ho io se preferisco una rosa a tutti i baci dei miei simili? Anch'io vorrei, come Enrico Heine, «poter tuffare l'anima mia dentro il calice di un giglio!». Un mio stupido piccolo amico (che balla molto bene il fox-trot) mi ha detto che non sono sensuale. È un insulto o un elogio? Non lo so. Ma deve essere una scempiaggine. Non è un senso anche il terzo? Odorare! Morire di gioia, odorando tutti i deliziosi profumi del mondo! Dunque io sono una sensualissima creatura. Sì o no?
Accese una sigaretta, ne aspirò il fumo con voluttà e rise spalancando la sua bocca rosea, fresca e pura... che aveva pronunciate tante parole bizzarre, sciocchine, innocenti e... perchè no? anche forse inconsciamente profonde...