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Nello Rosselli
Saggi sul Risorgimento

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  • III. La Destra storica
    • I partiti.
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I partiti.

Non sussistevano, a quei tempi, i grandi partiti di masse; l'Italia non conosceva ancora, cioè, la sovrapposizione tanto lamentata in oggi degli interessi di partito o di categoria a quelli collettivi o nazionali, e le conseguenti paralisi della vita del paese, pauroso scoglio per i regimi costituzionali. È vero; ma se, pur tralasciando di soffermarsi su quei casi noti e gravissimi nei quali la Destra ebbe ad urtare contro la resistenza rabbiosa opposta da vaste porzioni del sottosuolo sociale al proprio coordinamento e subordinamento all'ordine statale439, si esamina la situazione dei partiti tra il 1861 e il 1876, nell'ambito della Camera, si riconoscerà che, in un piú ristretto cerchio, questi non costituivano per la Destra una difficoltà minore dei partiti odierni. Qual piú qual meno numeroso, eran tutti infatti profondamente consci della propria storica importanza e del diritto esclusivo di governare la cosa pubblica. A ciascuno di essi il paese andava in parte debitore del proprio costituirsi a nazione o almeno ciascuno di essi gli rinfacciava il debito presunto: dai repubblicani che sostenevano risalisse al loro gruppo l'onore di avere suscitata l'iniziativa del Risorgimento, ai cavourriani persuasi di averlo essi soli reso possibile, era un digradare di frazioni politiche fieramente avverse le une alle altre, tutte benemerite, fra le quali era forza al governo destreggiarsi e tirare innanzi senza disgustar seriamente nessuno440. E ai disgusti non erano davvero alienidifficili quei partiti se, nel novembre 1863, una ventina di deputati della Sinistra presentavano le dimissioni per essersi trovati in minoranza alla Camera nel deplorare la politica repressiva.

 






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439 Jacini, Pensieri sulla politica italiana, pp. 23 sg., un po' sviato dall'intento di dimostrare certe magagne del sistema politico italiano dopo il '66, dipinge a colori troppo rosei i dati realistici con i quali esso dové fare i conti. E per esempio, allude a «un paese docilissimo e che non chiedeva altro se non di essere assecondato nel suo desiderio di un migliore avvenire da conseguirsi senza troppo violentarlo...» (1867). «Partout des émeutes; , à cause du choléra, ici pour des motifs religieux, ailleurs pour protester contre la conscription, contre la cherté du blé» (Rattazzi et son temps, II, p. 169).



440 Jacini, Sulle condizioni della cosa pubblica. Partiti non ce ne sono. Le frazioni in cui si divide la Camera non esprimono che il regionalismo che informa di sé i sedicenti partiti oppure si fondano su distinzioni che non hanno radice nel paese, ma nella ristrettissima classe politica. La Destra si formò, com'è noto, e raccolse, fino al 1866, anche parecchi rivoluzionari (d'altronde l'opera governativa della Destra fino al '66 fu squisitamente rivoluzionaria); ora è rimasta cosí, un amalgama di gente diversa, che si fraziona dietro a nomi o a indirizzi contingenti. La Sinistra è la minoranza del primo Parlamento italiano e il risultato del malcontento espresso dalle elezioni del '65 e del '67, finora senza progresso positivo. Ora si va un po' costituendo, ma manca di una Destra oppositrice chiara. Per cui non riesce a distinguer chiaramente il suo progresso dai molti espressi da Destra e si perde finora in agguati e scaramucce. Niente di impossibile che, se la Sinistra riuscisse a esprimere un progresso accettabile, divenisse un giorno il partito conservatore. I centri sono formazione esclusivamente parlamentare e contingente. V'è poi l'estrema Sinistra, composta dagli irreconciliabili di Sinistra e dai prodotti del malcontento.





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