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Nello Rosselli Saggi sul Risorgimento IntraText CT - Lettura del testo |
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III.
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p. - 374 Soprattutto 7 debiti pubblici! Legge 4 agosto 1861, presentata come progetto dal Bastogi il 27 giugno. Scriveva il deputato Galeotti: «il regno d'Italia ereditò dagli antichi e dai nuovi governi un disavanzo ordinario di 102 milioni; un debito pubblico di 22 481 870 000; una quantità cospicua di leggi e di decreti organici, che dovevano essere posti in esecuzione; un personale esuberante nei pubblici uffici, oltre a quelli che la mitezza di una rivoluzione aveva collocato fra i pensionati: i pubblici introiti dappertutto diminuiti» (La prima Legislazione del Regno d'Italia da Zoli, Saggio, pp. 279-80). 375 Secondo Petruccelli della Gattina, 2561: Storia d'Italia, p. 476. Nel 1860, su quaranta province, solo sei eran provviste di ferrovie. Ibid. 376 Giustino Fortunato dice (1928) che si è molto esagerato sul contegno dei Piemontesi nel mezzogiorno; e anzi vorrebbe scrivere qualcosa per dimostrare che fecero quanto di meglio era possibile. 377 «Vero prodigio! quando si pensi che una tanta impresa non veniva coadiuvata da alcuna riforma amministrativa ispirata al decentramento amministrativo, la quale sviasse una parte degli interessi locali dal far ressa e dal far tratta, senza ritegno, sulle risorse del bilancio nazionale» (Jacini, Pensieri sulla politica italiana, p. 29). 378 La preoccupazione finanziaria impedí che si provvedesse alla soluzione di molte altre questioni. Jacini propugnando la sua riforma politico-amministrativa sostiene che soltanto con la sua attuazione si può sperare di risolvere definitivamente la questione finanziaria. 379 Considerazione giustissima sul Congresso di Berlino svolge Jacini, Pensieri sulla politica italiana, pp. 76 sg., stigmatizzando l'indignazione che contro di esso si diffuse in Italia perché non ci aveva portato nessun ingrandimento territoriale (eppure l'Italia non aveva mica partecipato alla guerra d'Oriente!) «Mentre sopra un tale risultato si era fatto assegnamento sicuro, non per altro titolo che perché ciò sarebbe stato cosa desiderabile...» Eppure attraverso le discussioni in parlamento e al senato risultò chiara l'impossibilità di tale ingrandimento per noi. La frase – «lo smacco del trattato di Berlino» – diventò nondimeno tradizionale (e quanto male ci ha fatto!). E non si pensò che era «già un motivo di grande compiacenza per l'Italia l'avere seduto, per la prima volta, a titolo di grande potenza, in un congresso europeo». 380 Inghilterra, 30 marzo 1861; Francia, 15 giugno 1861; Russia, 12 luglio 1862. 381 Uno degli atti piú scaltri fu forse la Convenzione di settembre, che si riuscí a render cosí poco chiara da giustificare, per parte italiana, una interpretazione letterale in aperta contraddizione col suo spirito (int. La Marmora e Dronin de Lhuis). 382 Jacini, Pensieri sulla politica italiana, svolge il concetto della neutralizzazione internazionale della Santa Sede. |
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