Parte
1 1 | l’agilità del pensiero, n’era indizio la persona agile
2 3 | meno scosto dal capo gli era segno a discernere chi l’
3 3 | grandi Latini; e questa era non pure filologica ma filosofica
4 3 | sì anche perchè l’Abatino era gentiluomo di razza e ricco
5 4 | collegio di Venezia dov’era direttore il dotto Traversi,
6 4 | tempi, che l’italiana non era ancor cresciuta in corpo
7 4 | lo stato civile d’allora era in Italia più semplice e
8 5 | eleganze italiane al Rosmini era stato ispirato e dalla felice
9 6 | lontani, anco inuguali, era il Rosmini, fin nella stretta
10 7 | Aristotele, la sua predilezione era al primo de’ due, che leggeva
11 7 | in quella sua diffusione era una virtuosa coscienza del
12 7 | celeste, l’umana natura, era a lui ragionata necessità
13 7 | dell’ingegno e dell’animo, era, se così posso dire, il
14 8 | appunto del conveniente era notabile sì nelle parole
15 8 | frantesa tanto. Il Rosmini era ne’ modi suoi famigliare
16 9 | concetti; ma giovanetto ancora era iniziato all’esercizio del
17 9 | disputare che facevasi d’unità, era moralmente più una. E da’
18 9 | quanto allora che re non era, e invece di rancore provava,
19 9 | care: e quando nel 1831, ch’era uscito già il Nuovo Saggio
20 9 | il suo sentire dell’arte era tutto italiano: e comparando
21 9 | Perchè la bellezza compiuta era a lui quella che accogliesse
22 9 | Troja con dotta divinazione, era ineloquente a’ suoi occhi;
23 9 | gliene veniva all’animo era un presentimento de’ suoi
24 10| Clementino Vannetti, che non era un Alfieri, sentiva ribrezzo
25 10| nè scurribilità nè odio era nelle parole o nell’animo
26 11| La potenza dell’affezione era tanto in lui più feconda
27 11| della tenerezza materna, non era mai scompagnato da un quasi
28 12| quel collegio di Spalato ov’era stato scolaro Ugo Foscolo;
29 12| del resto ragguardevole, era già morta, nè il Rosmini
30 12| commossa, e nelle sue parole era un affetto di confidenza
31 12| verso me da tutt’altro gli era persuasa che da dolcezza
32 12| d’essere lusingato; anzi era esercizio continuo di virtù,
33 12| allora con quel giornale era casa e bottega, non permise
34 13| studio dell’alta scienza era al Rosmini famigliare fin
35 13| smetteva quel che a lui era alimento soave, di dire
36 13| parecchie delle quali e’ non era digiuno, e coll’induzione
37 14| di netta scrittura qual era la sua, testimone anch’essa
38 14| mente. Quel che sul primo era un punto quasi impercettibile
39 17| additare cose alle quali meglio era fermarsi quando ci si passava
40 20| assai volte ricorreggeva, era più permessa la fretta,
41 20| l’amore. E tale facilità era la sua; che que’ tanti volumi
42 20| parola del costrutto dov’era rimasto. Talvolta nel corso
43 20| illuminava la mente. E allora gli era forza smettere, sì perchè
44 20| dalla meditazione distratto, era quasi rapito d’esultazione
45 20| unità nella totalità ch’era uno de’ canoni da lui posti
46 22| amava e operava non gli era certamente possibile: giacchè
47 22| tanto più vivamente quant’era più buono e più grande,
48 22| quello dove il suo ingegno era minore di tale o tal altro,
49 22| altro, dove la sua virtù era minore dell’alta idea che
50 22| dimostra che quel sentimento era indole in esso, e mi conferma
51 22| più ben fatto del libro. Era l’umiltà all’edifizio del
52 22| veramente fiorentino, ch’era Filippo Neri; col quale
53 22| Rosmini accadeva talvolta; ed era sofferenza quello che a’
54 23| qual moto primo che non era giudizio ma imitazione forse
55 23| sur l’indifférence: tant’era nuovo degli uomini e di
56 23| fama e pace.~Ma il Rosmini era giovane ancora; e la sua
57 24| triboli dell’odio superbo ond’era ingombra la terra. La libertà
58 24| necessità di stimare e d’amare era in lui non solamente generosità
59 25| quella del pensiero la quale era pure in lui sì feconda,
60 25| dell’arte, ch’anzi troppo n’era ne’ primi anni vago; e anche
61 26| saperlo, che il Rosmini era dell’Istituto di Francia
62 26| pensava che nel mondo dov’era per passare tra un anno,
63 26| fare accettabile il vero. Era fin da’ primi anni suo detto,
64 27| noti. Il Foscolo allora era vivo, e nel vigore tuttavia
65 27| quel modo; pur nondimeno era da desiderare che il giovane
66 27| gravità, che nel Gioia non era punto. Mi rammento che nella
67 27| del suo servitore (il qual era consigliere al buon vecchio
68 27| ascoltare se stesso. Egli era morto di poco; non però
69 27| dava al detto di lui, ch’era una indiretta, tuttochè
70 27| sono.~Ma l’uomo, ripeto, era migliore de’ suoi libri:
71 27| lettera dichiarando; e gli era scuola anche questa, a studiare
72 27| Mamiani, per ristamparla, s’era messo a torre via ogni acerbità,
73 27| posso attestarvi che non c’era niente di raro. Più gli
74 28| di prove; e stamparla non era necessario, e quella brevità
75 28| stampa, al quale egli s’era dato più tardi del solito,
76 28| filosofici di Antonio Rosmini, era già un confessarsi più passionato
77 28| soggiungere che il Rosmini era poi tanto buono da non se
78 28| Rosmini che, giovane ancora, s’era cimentato colla grande fama
79 28| disputa filosofica e teologica era superfluo, in disputa tra
80 28| Italiano e Italiano non era cortese; e dalla parte d’
81 28| quella virtù generosa che s’era venuta con gli animi corroborando.~
82 28| Rosmini, la cui dottrina era messa in forse senza prove,
83 28| s’io toccai la carcere, era stato in carcere anch’egli;
84 28| sì breve, nel quale non era altro merito che l’aspettazione
85 28| poco curante di quel ch’era agli occhi miei un onore
86 28| alla mano un documento; ed era assai la testimonianze di
87 33| somigliante de’ retori, molto meno era caso; ma anco gl’ingegni
88 33| che tiravano al retrogrado era improvvida cosa; chè meglio
89 34| sarebbero venute s’egli era altr’uomo, ebbero occasione
90 34| il Benaco al cui margine era nata sua madre; il Verbano
91 34| un berretto con quel che era debito al capo del pensatore,
92 34| Alessandro Manzoni. Era nelle sorti di Dio che lungo
93 35| solitudine compagnevole, ch’era appunto l’indole dell’anima
94 35| buon prete dell’Oratorio era sinceramente, ma mitemente,
95 35| autore come dotto ch’egli era delle latine eleganze, e
96 35| la squisitezza letterata era ammorbidita dalla esperienza
97 35| chiaro che quel rifiuto non era sacrifizio ma intuito della
98 36| consentì lietamente. S’egli era altr’uomo, non lasciava
99 37| una Società il cui fine era il miglioramento del clero,
100 37| terzo compagno nel trenta s’era aggiunto, il Molinari già
101 38| volte a mente, sì che nulla era a caso, e conciliavansi
102 38| ogni bisogno altrui, ch’era a lui comodo e legge. Tenne
103 39| lui di quel tempo che gli era inestimabile ricchezza,
104 40| Tedeschi datisi vinti, quant’era in me, dagli oltraggi di
105 40| covava da anni. Il Rosmini era nato fortemente sano, e
106 40| secondo il mondo e ciò che era un niente, per distruggere
107 40| per distruggere ciò che vi era di più grande, affinchè
108 40| colla morte alla qual pure era pronto. Della stessa sua
109 41| vita. Nessun disinganno gli era toccato, perchè fin dagli
110 41| Onde la speranza di lui era conciliata con la rassegnazione
111 41| cose che Dio gli ispirava; era umiltà non di quella che
112 41| la sua morte, il meglio era morire; e diceva: s’io vivessi
113 41| comprensibile a certuni, era il pensiero del danno che
114 41| imperfette; e ciò mentre ch’era tanto presente a sè stesso
115 41| della Chiesa, la sua fede era ferma; e, malato, grave,
116 42| meno della misericordia era divino attributo. Ma più
117 42| dire, che non rassegnazione era quella ma piena adesione
118 42| al morente le mani; tant’era presente a sè e religioso
119 42| uniti in un’intenzione, era bello.~Richiesto da uno
120 42| scoperta del Vero; e bene era degno di trovare tali aiuti
121 42| rimanessero, che la loro vista gli era elisire di vita. Il medico
122 43| attitudine del sepolcro, e spirò.~Era più che il tocco, e non
123 44| miope, fino agli estremi era chiaro: ma il contrarre
124 44| dacchè l’istinto della celia era in lui, nè la virtù potè
125 44| impressione del dramma tragico era eccitato a orare in teatro
126 44| fondatore di quella. Francesco era l’altro nome imposto al
127 45| l’altro non vegga. E a me era serbato vedere la sua. L’
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