INDICE
DEI NOMI
CONTENUTI
NEL TESTO DEL TOMMASEO
Acerbi
Agostino (Sant’)
Alfieri (Vittorio)
Alighieri (Dante)
Ambrogio (Sant’)
Ammannati
Anacreonte
Annibale (cartaginese)
Archiloco
Aristotele
Bacone (Ruggero)
Baldinotti
Bassich (Antonio)
Batthiany (contessa)
Bembo (Dardi)
Bembo (Pietro,
cardinale)
Benedetto (San)
Bentham (Geremia)
Bernardo (San)
Bertini (Giovanni Maria)
Bicego
Boccaccio (Giovanni)
Bonaventura (San)
Bonghi (Ruggero)
Borromeo (San Carlo)
Borromeo (Federico)
Bossuet.
Calasanzio (Giuseppe,
San)
Canossa (Maddalena di)
Carlo V (imperatore)
Cappellari (Mauro,
abate)
Carli (Antonio)
Caro (Annibal)
Castelbarco (Casa dei)
Cattaneo (Carlo)
Cesari (Antonio)
Chiara (d’Assisi,
Santa)
Cicerone
Constant (Beniamino)
Corte (Pietro, prof.)
Crevenna (Pier Antonio)
Crisostomo (San
Giovanni)
Da Rio (conte)
Davide (salmista, re)
De Apollonia
(Sebastiano)
De Medici (Giangiacomo)
De Vit (Vincenzo)
Edwars
Epicuro
Foscolo (Didimo
Chierico)
Francesco (d’Assisi,
San)
Francesco (di Sales,
San)
Galluppi (Pasquale)
Galilei
Gerdil (Sigismondo,
Cardin.)
Gesuiti (Padri)
Gioberti (Vincenzo)
Gioia (Melchiorre)
Giovanni (Evangelista,
San)
Girolamo (San)
Gironi (Robustiano)
Gozzi (Gaspare)
Gregorio (Magno, San)
Gregorio XVI
Grossi (Tommaso)
Guicciardini (Pietro)
Hayez (Francesco)
Hegel
Humboldt
Isaia (profeta)
Jouffroy
Kant
(Emanuele)
Kempis
(Tommaso da)
Klopstock
Lamennais (Felice
Roberto di)
Leibnizio (Guglielmo
Goffredo)
Leonardo (da Vinci)
Loewenbruck
(Giambattista)
Lorenzi (abate)
Mabil (Luigi)
Malthus
Mamiani (Terenzio)
Manzoni
Marco Polo
Marmontel
Marovich (Maria)
Mascheroni (Lorenzo)
Massari (Giuseppe)
Melan (Sebastiano)
Molinari (Giacomo)
Monti (Vincenzo)
Montmorency (duca di)
Morrocchesi
Meschini (Maurizio)
Muratori (Ludovico Ant.)
Napoleone (primo)
Neri (San Filippo)
Niccolini
(Giovambattista)
Orazio
Orsi (Paolo)
Orsi (Pietro)
Ovidio
Paolovitch
Panizza (Prof)
Paravia (Pier
Alessandro)
Paoli (Francesco)
Paolo (Apostolo, San)
Parini (Giuseppe)
Pederzani (Giuseppe)
Pellico (Silvio)
Persio
Pestalozza (Alessandro)
Petrarca
Pindemonte (Ippolito)
Pio VI
Pio VII
Pio VIII
Pio IX
Platone
Polidori (Luigi)
Polignac (Melchiorre di,
Card.)
Pyrker (Ladislao)
Raffaello (Sanzio)
Ramondini (Dottor)
Romagnosi (Giandomenico)
Rosmini (Carlo)
Rosmini (Ambrogio)
Rosmini (Leonardo)
Rosmini (Margherita)
Rosmini (Pier Modesto)
Rossi (Pellegrino)
Rousseau (Giangiacomo)
Salvadori (Francesco)
Salvini (Tommaso)
Sassonia (Re di)
Scalvini (Giovita)
Scolastica (Santa)
Seneca
Silvestro II
Socrate
Solomos (Dionisio)
Spaventa (Bertrando)
Stay (Benedetto)
Stefani (Giovanni)
Stewart (Dugald)
Tasso (Torquato)
Terenzio
Thorwaldsen
Tommaso (d’Aquino,
San)
Tommaseo (Padre Tommaso)
Tosti (Luigi, Cardinale)
Traversi (mons. Antonio)
Trivulzio
Troia (Carlo)
Uzielli
Vannetti (Clementino)
Venier (biblioteca)
Ventura (Gioacchino)
Vico (Giambattista)
Vieusseux (Pietro)
Vincenzo (De Paoli, San)
Virgilio
Vitruvio
Voltaire
Winckelmann
Wiseman (Nicola,
cardinale)
Zenzi (Dottore)
Zurla (Placido,
cardinale)
Questi
versi, nel 1819 scritti e stampati nel venti, documento dell’ingegno
e dell’animo, non mi s’imputi a vanità riferirli,
giacchè le lodi qui date a me, non son che speranze, e le
speranze consigli, i quali suonano rimprovero a chi non le ha sapute
avverare.
Lo
dice in questi versi stampati nel 1818 al suo condiscepolo abate De
Apollonia di Romans nel Friuli:
De’
cari genitori e colti amici
Fra
le soavi, aperte, allegre braccia
La
pura a respirare aura natia;
.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Vissi
tranquilli dì, vissi a me stesso,
Alla
natura io vissi; essa medesima
Colle
candide man cibi, conditi
Di
campestre appetito (o dolci cibi!),
E
salubri bevande mi porgea.
.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Quanti
aspetti ella prende, e come cangia
Semplicemente
vaga e forme e modi,
In
sì superba e ricca gloria, umile!
S’io
mi rivolgo della mia casetta
Dalla
parte ove pria l’allegra aurora
Sparge
le rose, e seco suol di spesso
Condurmi
il coro delle amiche Muse;
Il
dorso ignudo del Volanio monte,
Che
sol picciola selva nutre ai piede,
D’una
bella orridezza il guardo appaga.
E
corre a mezzodì di colli ameni
Con
perpetua catena. . . . . . . . . . .
.
. . . . . . . . . . . . . . . . . .e boschi antichi,
Ed
or squarciati e rosseggianti fianchi,
Nude
pendici inospite e selvagge,
E
di sonanti acque cascate, ed erti,
Ch’attorcigliano
i monti, aspri sentieri,
E
ovunque vaghi paesetti sparti,
O
biancheggianti solitarie case,
Che
dolce e lungo essere potranno un giorno
Del
mio pennello, io spero, amore e cura.
.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Sia
che di scelte e saporose frutta
A
frugal desco entro la mia capanna
Co’
buoni amici garrulo m’onori.
Oh
perchè non son sempre i dì sereni?
Perchè
del primo, egual, tepido autunno
Non
sempre le tranquille ore vissute
Fra
quelle dolci mie latèbre amene?
Sebben
che parlo? Ah desio vano aduno.
E
non so forse che la vacua villa
Bella
par più, perchè ci tien, fuggiti
Dalla
rëál della città prigione?
.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
E
’l Sagittario d’antepor, consiglia
La
città più guardata e più ben chiusa
All’aperta,
ventosa, umida villa,
Ora
ch’e’ già l’inverso anno contrista,
E
con perpetue pioggie infredda e bagna
.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
DANTE: Chi
guarderà giammai senza paura — Negli occhi d’esta
bella?... Un del trecento:
V. Cr. tutte spaventaro,
udite le parole della sapienza.
Ne’ fioretti l’obstupuit
dello Speculum,
nota il Frediani ch’è reso da si
spaventò.
All’incontro in Orazio nil
admirari suona non
si sgomentare di nulla. E in
Virgilio: exultantiaque
haurit corda pavor pulsans è
il batticuore non della paura, ma dell’ansiosa speranza:
giacchè pavor
da pavio.
E così nel consuonare de’ contrapposti l’unità
dello spirito umano è da ammirarsi con vero spavento.
SENECA, Vit.
B.
o dotto
Spirto
e gentil, tu sol sovra il cor mio
Che
te ne’ giuochi e te ne’ studi indarno
Cerca
or dolce ora grave, amabil sempre;
.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
A
te l’arguto suon da questa valle
Porti
sull’ali sue vento cortese,
Chè
al bisbigliar degl’inusati accenti
Forse
l’orecchio v’apporrai gentile;
O
sia che al patrio focolar te trovi
Del
vecchio genitore a udire intento
I
perigli, onde rende esperta e cauta
La
famigliuola, che, raccolta intorno
Di
lui narrante, con socchiusa bocca,
Pende
dal labro; o ch’e’ ti trovi all’ombra
Del
tuo boschetto, ragionando teco
Alcun
d’Atene o Roma antico Saggio,
O
che in silenzio audaci voli imprendi.
Quivi
mi par vederli or sotto un faggio
Della
natura modular gli amori,
Onde
la terra e l’acqua e l’aere e ’l foco
Generan
sempre, di fecondo seme
Unquanco
scarsi, e con mirabil giro
A
nuovi figli fragil vita dànno,
Struggendo
i vecchi testè nati; ed ora
Dell’alta
selva in un recesso opaco,
Sacro,
soave, meditar profondo
Dell’universo
il gran poema, in cui
L’armonie
delle sfere esprimi e canti.
Ai
grand’ingegni grand’imprese: or poi
Quel
fra’ mortai di vero a me par grande,
Che
grande è in picciol’ cure, e non tra gli astri
Mai
sempre affisso, il guardo unqua chinando
Alla
terra ed a sè, nè mai rimembra
Che
carne il veste, e non è al mondo ei solo;
C’ha
i genitori od i fratelli o i figli.
Tu
sai ben d’esser uom; tu non trascuri
Della
virtù, che in faccenduole abbiette
Grande,
sovente di velarsi è vaga,
Minimo
ufficio; e il pueril trastullo
Col
lieve riso serba alacre e pronto
ad opere
canute.
MANZONI.
Verso d’una elegia d’Anonimo
Fiorentino in morte d’Antonio Rosmini.
Cic.
Il Prof. BARONE. Veggasi anco
l’Orazione
detta dall’Ab. GATTI in Casale.
HOR. Te
nihil attinet — Tentare multa caede videntium — Parvos
coronantem marino — Rore Deos...
SEN., Vita
B.[eata].
PETRARCA.
Parole mandategli nel ventitrè,
stampate nel trentotto ne’ Nuovi
Scritti, I, p. 64, 65, 66.
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