VI.
Le
lettere sue agli amici, non erano pur gaie, ma gravi sin dal primo
ove il soggetto chiedesse; nè egli scansava i soggetti gravi,
ma non li cercava nè anco per ismania di far mostra di buon
gusto o di sapere, o di bontà, o di prudenza, ma
dall’esercitare lo zelo del bene, che piglia quasi febbre le
anime nuove e sospinge le non ben potenti di sè, è dote
rara. Nella corrispondenza frequente e pronta cogli amici lontani,
anco inuguali, era il Rosmini, fin nella stretta delle occupazioni,
puntuale, e quasi direi scrupoloso; perchè gli affetti pensati
e conciliati al dovere tenevano del dovere nella sua coscienza. E le
lettere pulitamente scritte e con efficace brevità m’insegnava
a pregiare; ed egli curava lo stile delle sue com’opera d’arte,
senza che ci perdesse la spontaneità dell’affetto.
Debito dello scrittore stimava essere la lima, ch’è
bisogno al pensiero riflettentesi sopra sè stesso, e può
essere esercizio di modesta e fortemente paziente e ispiratrice
virtù. Disegnava un’operetta, tra narrazione e visione,
nella quale esporre i propositi della propria vita, e quasi sè
a sè medesimo vaticinare: e ne voleva lavorato lo stile con
grande cura. Il periodo che ne’ primi esercizi gli riusciva
ampio per amore del numero e per imitazione di scrittori italiani
soverchi in parole, fece poi più severamente composto in sè
stesso, e ne’ suoi giri più snello. E ne’ Promessi
Sposi lodava un pregio non notato da’ più, la
nettezza con cui nel costrutto le idee si compartono, e, coerenti tra
sè, l’una pure dall’altra ha risalto; com’albero
che nella sua unità si dispiega in rami, e l’aria libera
gioca tra fronda e fronda. Le parole collocate in luogo cospicuo da
fermarvi sopra il pensiero, notava come bellezza potente; e il fedele
rispondere delle parole alla cosa, sapientemente nominato proprietà,
assomigliava al venire di palla che cada per l’appunto nel sito
fatto apposta per essa, nè più qua nè più
là, e’ ci combaci. Non riponeva la novità nello
strano, che pareva a lui facil cosa; ma difficile sentiva il
semplice, l’eletto: e additandoci un giorno un volumetto
contenente versi scelti di poeti parecchi, si compiaceva di molta
gloria e bellezza in sì poca mole.
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