XVIII
Ma
la sua ricchezza d’idee, invece di raccorla in breve spazio,
quasi monete preziose serbate agli usi di pochi più ricchi, e’
s’ingegnava spartirla in monete spicciole, e fare a tutti gli
spiriti comune al possibile il commercio del vero. Nè a ciò
lo portava l’ingegno per ismania di loquacità, lui che
fin da’ primi studi, cerneva le idee più importanti
dalle meno, e di queste liberava la memoria, acciocchè avesse
di quelle più pieno dominio la mente. La sua lunghezza non è
prolissità negligente e fiacca, ma diffusione che viene da
diligenza paziente e da carità. Le sue dilucidazioni non sono
già luoghi comuni; ma delle idee comunemente note egli fa
scala a più alto, e le note così rinnovella. Più
maestro dell’arte in ciò che Platone, perchè la
sua arte è virtù. Lo direste talvolta perdersi nel
volgare, e cominciate a temere per lui; quando a un tratto e’
si solleva, e’ vi leva di peso nel più arduo dell’idea.
Siccome dal noto egli vi fa ascendere al nuovo, così delle
cose note vi porge nuove ragioni dedotte dalle dottrine proprie, e,
confermando vie meglio quelle, conferma nel vero la vostra coscienza.
A voi pareva ch’e’ ridicesse la cosa medesima; ma quello
ch’egli adesso riguarda è un altro lato della questione;
ed egli ama vederne più lati; e attesta che nessun principio
egli ha voluto accettare innanzi di farne la prova quasi di computo
matematico, co’ precedenti principî e coi conseguenti.
Una delle sue massime è: ogni classe di cognizioni sia resa
ricca prima di passare ad un’altra. Chi amasse accorgersi
in parte della dovizia d’idee ch’egli viene spargendo per
illustrare l’idea principale, principali sovente anch’esse,
dia un’occhiata all’indice delle materie che fece della
Logica l’ab. De Vit, il quale nel seminario di Padova
apprese e insegnò le eleganze latine e compose lavori di
filologia e di storia pregevoli, e abbandonò, com’altri,
gradi ecclesiastici e speranze per affrattellarsi al Rosmini. E la
Logica non è de’ libri suoi più fecondi: e chi
nella Psicologia segnatamente e nell’Antropologia additasse
tutte le sentenze notabili che si vengono all’assunto, non
sopraggiungendo per via di digressioni, ma all’intero disegno
unico contessendo, farebbe apparire ancor più maravigliosa
quella esuberanza di mente. E invero chi legge l’Antropologia
crederebbe quello lo sforzo ultimo d’un gagliardo ingegno, nè
oserebbe pretenderne la Psicologia e nè imaginarla. Le
citazioni stesse de’ luoghi delle Scritture ch’egli
illustrò di passaggio, ordinate, farebbero men vivo dall’un
lato e più vivo dall’altro il desiderio di quel perpetuo
comento della Bibbia ch’egli con la contemplazione ancor più
che con la scienza, e coll’affetto dell’anima meglio che
con gli studi preparava.
Nella
Bibbia e ne’ Padri avendo formato l’ingegno e l’animo,
ci aveva formato lo stile, non nelle estrinseche forme (che quello
non è stile, è maniera, eco od ombra), ma nello spirito
intimo. E coloro a cui pareva sospetta in esso la novità del
linguaggio, non s’avvedevano quanto più parco egli fosse
in ciò di tanti altri filosofanti non sospetti punto, quanto i
modi suoi novelli consuonassero nella Italianità e nella
Cristianità alle dottrine tramandate da’ secoli e al
fare de’ Padri. I quali del resto hanno quasi tutti,
ciascheduno fra sè, varietà nel linguaggio, e modi
diversi di sentire e sovente di dimostrare la verità; i quali
modi darebbero ombra a certi zelanti moderni, moderni troppo pel mal
cauto amore della non bene intesa antichità. Nè soli i
Padri delle prime età della Chiesa peccano di coteste varietà,
le quali ad essa sono negli occhi de’ veraci amatori ornamento
di vereconda ricchezza; ma tutti i grandi ingegni di cui la religione
si onora, da Gregorio il grande a Bernardo, da Bonaventura al Gerdil,
hanno tutti un loro fare, un loro dire proprio, il quale non fu,
ch’io sappia, cagione di scandali. Il Rosmini aveva già
veduto quel tanto di vero ch’è pretesto a cotesta
obbiezione, e confessata la insufficienza de’ vocaboli a
significare le idee in intero e in forma evidentissima a tutti; ma
soggiungeva che dal contesto vengonsi a disegnare i lineamenti e i
contorni d’esse idee: il che segue così nelle parole
delle Scritture ispirate come nel gran libro della natura e in quel
della storia; chè il valore di ciascuno elemento è
determinato dal valore de’ precedenti e de’ conseguenti.
Ma se dopo tanta pazienza di svolgere le proprie idee e confermarle
con autorità e con ragioni, parve a taluno che il dire del
Rosmini non fosse abbastanza preciso, e desideraronsi note in una
nuova ristampa; cotesta dolorosa necessità gli sia scusa della
lunghezza che pare soverchia, e glie la torni in onore: dacch’egli
ha avverato il proverbio, e di necessità fatto propriamente
virtù.
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