XX.
Al
Rosmini che aveva già fatti studi di stile accurati, che prima
di scrivere meditava, e correggeva poi, e ristampando assai volte
ricorreggeva, era più permessa la fretta, in tanta copia
d’idee, in tanta urgenza d’occupazioni. E le cose di lui
più immediate valgono bene per le più sudate di tanti.
Ma è da notarsi che tutta quasi l’Ontologia,
ultima delle opere sue, è di sua propria mano; e il comento al
Vangelo di Giovanni, steso con ancor più netta e quasi amorosa
scrittura del solito, con poche cancellature, com’acqua che
zampilla limpida da dolce vena. Sapientemente egli pone com’una
delle leggi del bello la facilità; non già la
spensierata, l’acquosa, la vana; ma quella ch’è
dote di felice natura, effetto d’arte compiuta, premio di
faticosi apparecchi, testimonio di potenza e di sapienza tra le quali
spira unificante l’amore. E tale facilità era la sua;
che que’ tanti volumi de’ quali egli ha arricchito più
che l’Italia, poco più di tre ore di dettatura al dì
bastarono a scriverli; dettatura sovente interrotta da faccende e da
visite, dopo le quali e’ ripigliava il filo a quel punto del
ragionamento, a quella parola del costrutto dov’era rimasto.
Talvolta nel corso del dettare, una nuova idea gli appariva di
subito, quasi ampio prospetto di suolo e di cielo, e come per
ispirazione tra di contemplante e di poeta gli si illuminava la
mente. E allora gli era forza smettere, sì perchè il
nuovo portato richiedeva un’intima nutritura, sì perchè
lo spirito per la forza stessa del meditare dalla meditazione
distratto, era quasi rapito d’esultazione nella riconoscenza
del vero.
Tale
in lui la copia de’ concetti che, pregato di compendiare alcun
suo lavoro o messosi da sè a riformarlo, nel restringere le
cose già esposte, altra nuova distesa di cose gli si apriva
dinnanzi; e nel riordinare, altri ordini di concetti gli si venivano
generando. Così nel confutare le opinioni altrui o nel
sostenere la propria gli si venivano intrecciando alla disputa nuovi
pensamenti, i quali meritavano sede propria e distinto lavoro.
Peccato ch’egli abbia troppo speso del suo tempo nel confutare,
che non separasse questa specie d’inferiore esercizio dalla
trattazione delle idee generali. Ma siccome ne’ Padri e in
pochi altri autori anco le opere di controversia furono lette e
studiate secoli dopo, e saranno da quanti amano consolare il pensiero
con quant’ha di più grande l’antichità; il
Rosmini così sforzerà a leggere, sebbene con men
diletto, anco i suoi libri di controversia, perchè di feconde
idee seminati. Ben farebbe opera utile chi di tutti i suoi libri
additasse ordinati i luoghi più meditabili, e facesse in tutti
sentire quella unità nella totalità ch’era uno
de’ canoni da lui posti alla scienza, fatta così
consonante alle armonie dell’intero universo.
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