Lorenzo Viani
Il cipresso e la vite

IL RISORGIMENTO NELLE VISIONI DI UN POETA

Precedente

Successivo

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

IL RISORGIMENTO
NELLE VISIONI DI UN POETA

 

 

 

 

 

Al vertice dell'Erta imperiale, fuori porta Romana, da un intercolunnio cretaceo si stacca un muro, – su cui ramificano degli ulivi, – che per buon tratto cavalca su di una stradicciuola serpenteggiata, una di quelle viottole solitarie celebrate dagli onesti pennelli di Telemaco Signorini e di Giovanni Fattori. In una villa, discreta come una fattoria, occultata da un muraglione, abita e lavora Plinio Nomellini, discepolo di Fattori. Maestro e discepolo entrambi livornesi, di nascita, di concetto e, se volete, anche di dottrina.

Tirato il campanello, sembra di aver tirato la coda a un cane, chè subito s'odono abbai e ringhi, a cui fanno eco degli urli, delle domande concitate, dei «Maledetta la rabbia!». Ma se il cancello si apreNomellini ha sempre vissuto come uno che sia cinto d'assedio, – il cane guattisce e s'accuccia, e il padrone, ritto su di un terrazzino, simile ad un «Padron di foglio» sul cassero di una nave, vi mitraglia di domande e di: «Maledetta la rabbia! O chi ti ci faceva! Passa. Bevi».

Al momento Nomellini lavora a un quadro più alto del suo studio, che è altissimo: il telaio costretto tra l'ammattonato e le capriate che sostengono il tetto. Con ogni cautela ho domandato il titolo del dipinto.

– O non lo vedi? Camicia Nera. Ma, mi raccomando, silenzio; maledetta la rabbia, silenzio. – Silenzio per gli altri, s'intende, chè lui urla.

 

 

All' «Ordine del silenzio» Plinio Nomellini fu iniziato il 5 ottobre del 1910 da Giovanni Pascoli. Udite:

«Caro Plinio. Quant'è che ti volevo scrivere! Ma prima una solenne promessa: silenzio assoluto con tutti, nessuno escluso. Una indiscrezione basterebbe a farmi rinunciare al mio disegno. Parola d'onore, dunque; per ora, un cenno. Quest'altr'anno pubblicherò del nostro Risorgimento, che deve essere illustrato da te.

«Tu devi fare quattro tavole per ogni singola grande parte, – sedici tavole in tutto. – e forse fregi e testate e di fine, analoghe.

«Quando vidi in una nera cartolina il tuo rosso Garibaldi, dissi – Questa è la poesia più bella che su Garibaldi sia stata fatta. – Ora vedo che il tuo spirito alita sempre sulla medesima Iliade e moderna Odissea. Dunque mi farai le tavole.... c'intenderemo sul di comunicarti i soggetti. Intanto, scrivimi subito se accetti o no.

«Voglio che accetti. Non c'è altri. Eccoti il verso per l'album Fradeletto. Mandami le fotografie del quadro Garibaldi; non hai qualcosa di meglio della cartolina? Vedrai che soggetto il primo, è proprio da te. Un abbraccio dal tuo G. P.

«P. S. – Specialmente a Lucca: Silenzio! Silenzio!! Silenzio!!!».

 

 

Il segno manifesto che Plinio pittore mantenne il silenzio invocato quasi angosciosamente da Giovanni Pascoli è nel fatto che il poeta scrisse i Canti del Risorgimento e nel maggio del 1911 cominciò a spedire a Nomellini, su foglietti color di cielo sereno, le istruzioni per i frontoni, le testate, i finali.

Nomellini in quei tempi abitava sulle sponde del lago di Massaciuccoli; dal finestrone del suo studio si poteva scorgere bene il cucuzzolo della Pania. In quella pace furono fatti i disegni che oggi si possono mirare nella Galleria degli Uffizi. Quando Plinio, per qualche incertezza, si recava in Castelvecchio, il poeta, che dall'altana del suo studio avvistava il pittore, lo accoglieva, come già si è ricordato, al suono dell'inno di Garibaldi.

 

 

«Caro Plinio, farai: Garibaldi giovane, secondo a bordo di una goletta, che medita in una bellissima notte orientale; ha in mano la barra del timone. Sopra coperta sono, addormentati, dodici sansimonisti esuli e peregrinanti. Questi, s'intende, non li potrai mettere.

«Frontone. Mazzini nel carcere di Savona, che progetta la «Giovane Italia». Finale da farsi: Ora e sempre. Mazzini con due esuli, – i Ruffini, – immersi nel dolore. Mazzini è in atto di consolarsi virilmente e di confortarli, con alta ispirazione; entra il Marinaro.

«Frontone. Facce truci, facce apostoliche, facce eremitiche, facce selvagge di esuli di America: tra loro, la divina maestà del volto di Garibaldi, coi lunghi capelli e la lunga barba, che sembra parlare a quei feroci ed ammansirli nel tempo stesso, e spingerli a cimento più fiero di quelli fierissimi da loro affrontati (vorrei vedere solo le teste; ma dovrebbero parere a bordo di un corsaro).

«Oppure Garibaldi dorme all'ombra del suo cavallo. Oppure Garibaldi «gaucho» che galoppa con una grande torma di cavalli nudi.

«Finale. Garibaldi, che para innanzi una mandra di bovi, che deve poi vendere. Bella figura di divino armentario.

«Frontone. Guarda se è possibile un trittico. In uno, Mazzini che esamina il cielo (a Londra) per le sue lezioni d'astronomia; atteggiamento ispirato ed estatico. Nell'altro, Carlo Alberto, che indaga pure il cielo, nubiloso quasi, nell'atto di dire: – J'atans mon astre. – Garibaldi, a bordo di una goletta, che contempla veramente la sua stella: Arturo.

«Finale. Anita a cavallo che galoppa, galoppa, galoppa».

 

Nomellinì lavorava, consapevole della severità dell'impegno assunto, confortato di continuo dalle buone parole del Poeta e dalle istruzioni, a volte notate di qualche timido disegnino. Lo scrivente faceva da modello, portando seco dal paese nativo un fagotto dove dentro c'eran: una camicia rossa, un berretto del nono reggimento garibaldino, i pantaloni e le uose, indumenti che erano stati a Bezzecca, indossati dal mio padrone d'una volta. Un giorno, Stefano Canzio, vedendo l'effige dello scrivente, – trombettiere fuori dei ranghi, – disse amabilmente a Nomellini: «Io, vecchio comandante di brigata do un comando: – Il trombettiere rientri nei ranghi!» E Nomellini, con due pennellate, fece rientrare nei ranghi il tromba.

Nell'alta pace di Castelvecchio giungeva il tafanar di certa critica, quella che presume di divinar il sesso dell'agnello quando è ancora nel grembo della pecora:

«Caro Plinio, Se avessi tempo, vorrei dire il fatto mio alla Critica (qualcosa ho detto nel miglior dei miei poemi italiani: I due vicini, cioè un ortolano (il poeta) ed un vasaio (l'artista delle arti figurative) e l'asino, che hanno in comune (la Critica); lo ristamperò e te lo manderò. Ma in alto. Quello che t'ho da dire è che, pur essendo una fotografia, e non buona a tuo giudizio, quel Quarto è un capolavoro eterno. È, col tuo Garibaldi a cavallo, la infinitamente migliore poesia che sia stata fatta intorno all'Eroe. Nessun grande pittore del passato ha trasfigurato da Tabor il Cristo, come tu , in vetta, Garibaldi, così piccolo e così immenso. Io piango solo, avanti tali capolavori, d'esser sempre povero; e solo per avere quelli vorrei non essere quel che non mi dispiace per altre ragioni, prima delle quali è che la ricchezza non è buona quando intorno a noi è la povertà.

«Di nuovo silenzio assoluto. Come si lavora bene in silenzio.

«De I fratelli Bandiera non posso darti particolari, non avendo ancora schizzato il poema. Puoi fare uno dei fucilati, che, dopo la scarica, si rialza e resta in piedi, ferito a morte, e grida «Fuoco di nuovo! viva l'Italia!». È Lupatelli.

 

 

Cominciando l'aria a farsi bruna, ci siamo affacciati al finestrone dello studio, sotto cui c'è un grigio ondeggiare di olivi e neri cipressiVedi, Foscolo ha scritto Le Grazie. Vedi, Machiavelli, il giorno, giuocava alle carte coi contadini, e la sera ridoventava Machiavelli soltanto per .

– E vedi – ho detto, io, – quel cucuzzolo azzurro di monti, che spicca sulla scialba immensità di queste colline grige? Quella è la Pania e sotto c'è Castelvecchio.

Maledetta la rabbia! O leggi qui e poi si scende

«Caro Plinio, farai un frontone con l'Isola Sacra, e la foce del Tevere, con una tartana, e il giovinetto Pepin sul Gianicolo, cui inonda e sopraffà, nell'ora della sera, il grande immenso concerto delle campane di Roma. G. P.».

In quel momento si son udite anche quelle delle chiese di Firenze.







Precedente

Successivo

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License