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BATTESIMO
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Un'automobile è inchiodata all'ingresso floreale del Gran tempio, la cappotta è calata, dai trasparenti di celluloide si vedono gli uomini come sott'olio, un medico, stempiato e pelato dal ribollimento delle scienze, schiaccia gli occhi sordi su gli occhiali e squadrando il cancello dice titubante: – Sarà qui? Gli aguzzini smirciano il cancello e dimandano al medico intontito: – Sarà qui? L'autista dimanda, al ruzzola merda, stregato dalla paura: – È qui?
Il gran veggente stretto ai polzi, al collo, alla vita, ai nodelli, dice risoluto e beffardo come un antico stoico: –Sì, è qui. È qui, È proprio qui, aguzzini.
– Vieni – vieni amico si va a trovare un parente, un fratello, un confratello, ti giuriamo sul nostro onore, che si ritorna in giù tutti insieme e stasera ci si diverte, e si fa baldoria, – e ostentano, i confortatori, una ilarità unta d'olio di ricino.
Il medico calvo meningitico fa da battistrada e chiama il veggente, carezzevole. – Vieni, vieni, vieni, sei nelle mie mani, poi dormire tra due guanciali.
Il gran veggente dà a tutti di falsi e di spie e avanza solenne come i grandi condannati a morte eternati nelle memori pagine della storia: – Lo so, lo so, mi chiudete, mi chiudete, mi lasciate, mi abbandonate, perfidi aguzzini.
– Avete paura che vi faccia del male!
– Si.... no.
Il gran veggente muglia come il toro stretto dalle strambe. Il suo possente ululo belvino atterrisce e impaura. Tutti s'aggattigliano su di lui e stringono la bestia che ansima come prossima a morire. Tutta la veggenza strabuzza da gli occhi svicerati, il cuore martella, il petto sbalza, un braccio di lui rotea come il ritrecino di un mulino e spara un pugno sulla tempia di un aguzzino.
– Almeno uno l'ho battezzato: impostore.