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LA SDRENITA
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
La madre e la figlia che gestivano il chiosco della rivendita dei giornali dirimpetto al molo sollecitavano la Sdrenita:
– O gente – urlava incollerita la figlia – anch'oggi la medesima storia!
– Eccovi due soldi – soggiungeva la madre – ma passeggiate.
La Sdrenita, che aveva i capelli bianchi come un'acciata di stoppa e pieni di rusco, teneva una pezzuola stinta legata sotto la gola come si legano alle morte perchè non spalanchino la bocca, la bocca aveva piena di bava addolchita che friggeva tra la dentatura intatta.
La carnagione della Sdrenita aveva dell'oliva indolcita e gli occhi eran vivi e stralunati, il corpo secco, spolpato come un chiodo, era avvoltato in un vestito tutto toppe.
La Sdrenita andava sempre in puntali o scalza.
– Eccovi du' soldi.... ma aria – naneggiava la madre.
La Sdrenita sgusciò gli occhi e grattugiò la dentiera: – Me non mi compra nimo avete in te'?
– Addio mamma – spasimava la figlia – ora comincia la storia.
La Sdrenita era rimasta pietrificata nel gesto d'ammiccare la madre: – Avete inteso me non mi compra nessuno perchè nel mondo non ci son soldi a sufficienza per comprare la Sdrenita. E mi dicono Sdrenita perchè paglio magra ma ò le cosce più grosse di vo' e di te che siete due margoffe tutto culo e che di voialtre non se ne gioverebbe neanche il porco. E a proposito di porco l'altr'anno quando ammazzai il maiale viene tanta mai gente alla vegliata che mangionno tutta la corata e un coscio. E già che mi ritornano alla mente le cosce, allora porche trogole e fottute, vi dico che la donna di cosce fine è più saporita e lo predicò anche il prete all'altare, e lui lo so perchè quando mi fermava sulla redola io gli dicevo porco. E perchè gli dissi porco lui si messe d'intesa coi gendarmi e mi fe' legare e strascincare al manicomio. Ma là anche il dottore dovette uscire a dire che io, detta la Sdrenita, avevo più cervello di tutti e che potevo dare consigli a uno stato, a mo' di ciò fui sciolta e mi fu fatta dimandita in quale direzione ero diretta. Tutti i giovanotti del paese mi vogliono in isposa perchè il mio è un buon partito: ho del mio, terra e case, coglio fagioli e grano turco, saggina, segale, scandella e le mela le do al porco sbollentate, ho pecore e vacche e galline e io, detta la Sdrenita, potrei starmene acconigliorata sull'aia ma invece sfoionco con le gambe da mane a sera. La Sdrenita, che è qui dinante a voi in carne e ossa, ha fatto giuramento al medesimo Dio di pietà e di misericordia di non disposare anima vivente. E tu figlia porca trogola e' fottuta stai a giornate sane a stralocchiare tutti gli uomini che passano. Io invece agli uomini gli dico: trogli, perchè oibbò mi s'arizza il pelo sulla carne aggricciata e mi si danna l'anima. Gli uomini son quell'orsi avvogliati di carne umana che paglian cani arrabbiati.
E uno l'altro dì mi chiamò sulla sua aia, io dissi: vaggo per i fatti miei, e allora m'aizzò il cane, ma allora gli feci paleo.
E il paleo, su per le fosse, c'era grimo e lo peluccavano le manze, e lo brucavano le pecore, e giù sotto terra lo rodevano le burie. Il pastore accerbugito dal sole voleva disposarmi lì per lì, sulla proda, ma io gli feci paleo e lui mi guardò indalocchito come il maschio suole guardare la femmina. E io gli dissi: trogolo vatti lava il niffo, che la tu donna a casa ti fa quel poco di mangiare e a quest'ora c'è il dottore e il pollaio mattiniero crocita e il gallo canta. A proposito di galli e di galline, e di chiocciole menichine, domenica mattina mi son mangiata una gallina e bevetti anche lo sciaquarello del brodo e l'ossa le detti a rodere a un cane perchè l'altra notte fece l'abbaio ai ladri che volevano rubare la piside e l'ostie consacrate e l'ossa e le reliquie di San Valentino: Signor mio perdonate ai poveri peccatori spersi in questa valle di Giusaffatte.
– Anche le preghiere – disse disperata la figlia.
– Ma non vi piglia mai la pipita – urlò la madre. Ma la Sdrenita con gli occhi bevuti dal cielo lammiava:
– Tristi e meschini. Cristo misericordioso non gli levate le vostre man di capo.
– Avevate fe' che non sapessi pregare? – urlò delirante la Sdrenita: – segno e santo di croce se mi vestissero a madre superiore saperei anche leggere il Vangelo e lo disse anche un frate cercatore che aveva la calcagna screpolate come una ghiova di terra, che io avrei avuto vocazione. Ma io non mi volli tagliare i capelli perchè altrimenti doventavo una zucca mondà. A proposito a casa ci ho anche le zucche che si rampicano sul tetto e rimangono al gambo e quando son marce le sbuzzo e quando l'ho sbuzzate metto le seme a seccare in forno, non l'avete mai mange le seme con la polenta? Quanto è vero il cielo se l'assaggiate una volta non vi risce più dilevarvici chè tirano come un paglio di bovi. E nella stalla non ci ho anche i bovi! E ciò anche la vitella! E non mi cicio io tutto il latte! A mo' di questo son latte e sangue.
La madre e la figlia s'eran chiuse gli orecchi e se li tamponarono con le dita e urlavano alla Sdrenita:
– Via ci passino i cani – sbavava la Sdrenita – e io cagna non sono, o faccie a scuretti che se cascate in terra tagliuzzate le pietre, venite fuori dal vostro stallino, la mia è la voce della verità. Andate nel bosco e scunigliatevi a un pino. Io cenci al sole non ce ne stendo. Avete attiguzzito il can che dormiva.
Tu mi volevi far di limosina, e io son ricca sfondata, comprateci piuttosto tante pane che siete il ritratto dell'avarizia.
Io, benchè mi dican la Sdrenita, porgio a tutti, ate in te'? ate in te'? E se non ate in te', ricomincio da capo tutta l'Ave Maria.
– Andate via – gemevano le due donne intanate nel chiosco.
– Via ci va chi à rubbato. Mi sono ammascata che non avete inteso l'invenia.
– O Madonna – strepitò la madre calciando l'impiantito.
– Non v'aggagliate – riprese la Sdrenita – ricomincio: Me non mi compra niuno perchè nel mondo non ci son soldi a sufficienza. Paglio magra ma ò le cosce più grosse.... ve la ricordate la metafora delle cosce?
Nell'interno del chiosco la madre tirava i capelli alla figlia, e quella coll'ugne graffiava i vetri: – Sei stata te a incitarla, soffiava inferocita la madre.
– Non vi petizzate – badava a dire la Sdrenita – ve la riconto per filo e per segno: Paglio magra ma invece son grassa, e ò le cosce....
La madre sbattè la figlia nei vetri che andarono in frantumi, e dalle rotture sporse il capo di Proserpina:
– Novve po', non mi movo fine a che non vi ho ricontato tutta la storia? – E la Sdrenita riprese la litania: – Paglio magra ma son grassa....