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IL FILORI
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Il Filori sta a torzo, come sulla murata del bastimento in concia nelle darsene, sul muricciolo del manicomio, nelle giornate che il cielo s'attorba e le foglie dei castagni seccaricce folate dal vento volano al mare come uccelli in cerca d'altra primavera, egli canterella con un lagno di fonte nel cavo della pietra.
Ma quando il fulmine incrina il cielo e i vetri del casone, e un monte di vetro par si spezzi nella petrosa Pietrapana su cui sbisciano serpenti infuocati, e il piovasco pianta stecche d'ombrello argentate sul pietrato del cortile che repentinamente si fondono e colano in rivi nelle bocchette, come le colate della fonderia, e nuvoloni fiatano bassi come giovenchi presi dalla freddura e aggelano l'ossame, il Filori s'intana in corsia e impugna il viso stralunato nelle sue mani discarnate, e trema di spavento. La vetraglia delle finestre par rattenga un impetuoso mare che fischia sui vetri come le serpi, le marigiane, uccelli di tenebroso presagio, si sbuzzano sul vetrame accenciati dall'uragano.
Il Filori guarda e trema, trema e guarda, e s'aggrinfia alla tavola come un uccello che di morir affogato si duole, s'aggrinfia e fischia.
È solo il Filori alla tavola e s'impaura e gli occhi sono come i vetri della finestra e nel suo capo freddo tragittano le fredde orazioni per i morti.
S'era perso il Filori con tutta la ciurma e s'eran tutti aggrinfiati su due stuzze incrociate; una gran croce avevan disteso sul gran cimitero senza croci e la croce andò nell'acque ceneraccie, e solide montagne, et a volte la croce sull'onde si drizzava al cielo, e i crocifissi, già tramortiti, cascavano dal braccio maestro, nel pelago fondo. A uno a uno fur tutti inghiottiti nel sempiterno scempio, soltanto il Filori rimase solo sulla croce come Cristo e negli abissi diventò pazzo.