Lorenzo Viani
Le chiavi nel pozzo

FRANA

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FRANA

 

 

 

Il furioso pazzo silenzioso è incagnito con gli occhi fissi sulla tavola, non noia e non vuol essere noiato, a volte con le dita di una mano, tutte aperte, si fa una cresta sul capo, e con l'altra stampa sul tavolo l'impronta della mano nera! Il teschiotto tira a risucchio le palline degli occhi e si vede soltanto il bianco, come quando uno si comunica all'altare, le labbra del furioso son prese dal convulso, ma lui fa forza di vele per trattenere le parole e guarda come una iena i pazzi che aspettano incuriositi.

Il medico seguito da tutta la rattutaglia del manicomio, come il primo attore da una sturma di popolo e detti, dimanda al furioso: – Come stai?

La callaia che argina la pazzia del gigante si apre e un rovescio stroscia dalla sua bocca come dagli orridi mascheroni delle fontane l'acqua scaturente dal cuor della terra:

Ladron da Cristo! e anche hai il barbaro coraggio di domandarmi come sto, sarebbe la medesima che tu scoperchiassi una tomba e tu domandassi a un morto: Come stai, ma lui sta bene, lungo e disteso, e i numeri da giocare al lotto a tutti i parenti e amici, e loro per ricompensarlo gli portano i fiori pungi topi e l'ortiche e lui, dal marmo che traluce, li vede ridere atoni e loro non se lo sognano nemmeno. O cuor di macigno mi hai sacrificato qui tra queste quattro mura che mi par d'essere già nella tomba, senza poter dar i numeri al lotto, e poi con quella faccia da tre palle un soldo mi vien a fare anche il sacrilegio di domandarmi come sto: Sto male! e poi anche se stassi bene, anche se non mi mancasse nemmeno il latte di gallina, a vederti te con quel grugno rinceppato starei male. Mi hai messo a pane e acqua come un galeotto, mi hai vestito come un ergastolano, tosato come un tignoso, semino le mutande e i calzoni, mi hai levato le stringhe alle scarpe, mi fai mangiare in una scodella di pane che non posso avere nemmeno la soddisfazione di rompertela nel tuo grugno rinceppato, o in quello dei tuoi aguzzini e mi domandi anche come sto. Sto male! e anche se stessi bene, quella parola dalla mia bocca non ci escirà mai! Passa via, o dannato!

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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