Carlo Righetti, alias Cletto Arrighi
I quattro amori di Claudia

PARTE PRIMA.

CAPITOLO PRELIMINARE.     Un Prefetto contrabbandiere di bimbi.

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PARTE PRIMA.

 

CAPITOLO PRELIMINARE.

 

 

Un Prefetto contrabbandiere di bimbi.

 

 

Costui l'ho conosciuto ciliegia!

I Francesi in questo senso dicono: Je l’ai vu poirier.

Ora è prefetto di una città... d'Europa.

Dico d' Europa, perchè anche in Francia ci sono dei prefetti.

Nei giorni che al governo stava uno di quei ministeri, di cui Cesare Correnti scrisse: essere pietà il tacerne, avvenne la sua nomina. E tutti a domandarsi: Chi è costui? D'onde viene?

Mi ricordo che, discorrendo di lui, con un mio vecchio maestro di calligrafia, mi diceva:

Come mi vedi, caro Cletto, io ho insegnato a scrivere il ronde e l'inglese a molti e molti fanciulli, che poi, per un verso o per l'altro, riuscirono a far parlare di .

Condussi la mano a Manara, quando faceva le aste: quelle che il Manzoni avrebbe voluto si chiamassero i fuscellini.

Tenca, Missori, Visconti-Venosta, Camperio, Susani, passarono tutti sotto di me. Ho veduto degli allievi, figli di poveri contadini, a furia di perseveranza, diventar segretari generali e prefetti; ho veduto degli scolari, tutt' altro che aquile, diventar professori e deputati....

Ma non ci voleva che un .... per far fuori un prefetto da un ex-contrabbandiere di bimbi!

Contrabbandiere di bimbi?

In che modo?

Le buone madri ne avranno forse il raccapriccio; ma quello che sto per raccontare, quantunque a moltissimi ignoto, si ripeteva in illo tempore, con disumana frequenza, sul territorio del Canton Ticino.

Verso l'imbrunire di un giorno di agosto del 1848, mentre al campanile del borgo di Chiasso, battevano le sette e mezza, due giovani contadini, che tenevano ciascuno un grosso fardello sotto il braccio, uscivano dalla porta di una casupola di quel villaggio, e si fermavano sulla soglia a dire un'ultima parola a una comare, che li aveva seguiti fin .

Chiasso, per chi non lo sapesse, è un borghetto svizzero, che confina con quel di Como. I duellanti lombardi lo conoscono assai, giacchè in que' dintorni vanno spesso a cercare di tagliarsi la gola.... il meno che possono!

Ma quei due non erano certo duellanti. Col loro fardello, avvolto in una tela di cotone azzurra, a crederli contrabbandieri non si faceva loro gran torto!

Il primo uscito, dunque, si era rivolto alla e le aveva detto:

Bene! Fra mezz'ora alla Grotta.

Ma se lo vedete prima di me ditegli che oggi ci vogliono non meno di trenta svanziche e, se non me le , io gli pianto la marmottina nel bosco, com'è vero che faccio il contrabbandiere.

   Io non lo vedrò, perchè deve arrivare da di , rispose la donna additando la terra lombarda. Addio, Nataniele.

Il giovine dato uno sguardo sospettoso all'intorno s'avviò col suo compagno giù per la strada maestra.

Era uno di quei vespri, in sul finir della state, splendidi e caldi; quando i rondoni fanno le ultime ridde nel cielo; trissando acutamente per raccogliersi e prepararsi alla partenza. La cima del monte Generoso aveva già una piccola calotta di neve e arieggiava la testa d'un gigante in berretto da notte. Pochi contadini tornavano dai campi, e una carrettella, in cui stavano un prete e una Perpetua, veniva in su dalla strada di Como.

Da Chiasso al confine corre breve tratto.

Sulle prime i contrabbandieri tirarono via spediti, senza guardarsi intorno; ma, quando videro la casa dei doganieri austriaci, s'arrestarono ambedue, col muso in aria, come il Lupo del Grossi; poi svoltarono giù da una scorciatoia, in mezzo alle prunaie, colla sicurezza spensierata di chi ha fatto quella strada le mille volle.

Non avevano dato un centinaio di passi per quel sentiero, che dal fardello d'un d'essi uscì uno strillo di pianto, come d'un bambino che si sveglia. In mezzo a quel silenzio di solitudine, quel grido subitaneo avrebbe fatto trasalire anche un cannoniere della vecchia guardia; ma que' due non si sgomentarono, come avvezzi a simili sorprese. Nataniele trasse di sotto al braccio l'involto e lo palleggiò con forza, strozzandogli in gola i vagiti, che a quelle scosse uscirono interrotti e tremolanti, come il belato d'un capretto strappato dalla madre.

Taci taci marmottina! disse il giovine con tutta serietà non è il luogo di farti sentire.

Ma s'accorse che il pianto, invece di uscire dalla parte dell'involto, che stava in alto, usciva dal basso. Capì di aver preso fra le mani il bambino a rovescio, coi piedi in su e la testa in giù. Coperto com'era dal panno colui aveva scambiato i piedi pel capo.

Lo capovolse; e appena ebbe scoperto il musino dell'infelice, che così presto cominciava a viaggiare per boschi e per valli, un ingenuo sorriso fiorì su quell'ancora informe sembiante.

Manco male! sclamò Nataniele recandosi la creaturina sul braccio.

Diamine! disse l'altro egli ha più di due mesi, ormai; dovrebbe aver imparata la creanza.

Se non piangerai andremo bene; ripigliò Nataniele se no, gioia mia, bruttura! Un poco di acquetta in ogni modo non ti farà male.

, cavato un barattolo di tasca, lo pose alla bocca del bambino, che sentendo il dolce lo succiò. Era latte e morfina per addormentarlo.

Poi si mossero di nuovo entrambi.

Un frullo improvviso di passeri, che volarono via dinanzi a' loro occhi, li fece trabalzar di spavento, sicchè Nataniele diede una nuova stretta feroce al fardello e il bimbo ruppe a piangere daccapo.

Ho capito! — sclamò il giovine. — E cavato di tasca un bavaglio glielo applicò alla bocca.

Fiata dal naso, se puoi!

Andarono innanzi così un venti minuti e giunsero su un rialto erboso. La scena intorno era splendida: lontano lontano sul profilo delle Alpi il sole batteva gli ultimi raggi, spargendo sui dorsi pittoresche ombrïe...

Que' due naturalmente non vi badarono; la voluttà della bella vista non li toccava punto. Non erano artista loro. Tutt'altro! Nataniele guardò invece attentamente, se intorno ci fossero contadini o scolte austriache; depose sull'erba umida il vivente fardello, accese la pipa e disse al socio:

Vieni Bricolla?

Dove?

A berne un boccale alla Grotta.

No, io passo coi sigari. Se no faccio troppo tardi.

Allora addio e buona fortuna.

Addio.

Nataniele si allontanò da una parte, Bricolla dall'altra.

 

Chi era Nataniele?

Che cosa faceva?

Oggi fortunatamente questo tipo è scomparso; ma all'epoca in cui accadeva la scena descritta, in quell'angolo della libera Elvezia fioriva rigoglioso.

Il mondo intero, io credo, non saprebbe trovargli un degno riscontro. Egli era peggiore di un negriero, peggiore di chi fa la tratta dei fanciulli, peggiore d'un mezzano.

Egli era contrabbandiere di bimbi.

Bisogna sapere che nella bassa Svizzera mancava un luogo di ricovero per i trovatelli.

A Como invece esisteva. Le snaturate madri del Canton Ticino facevano frodar la gabella ai loro nati per esporli a Como.

E la silente ruota del brefotrofio lariano accoglieva svizzeri e lombardi infelici colla stessa pietà.

A Milano Santa Caterina imbrogliò le idee su questo termine di ruota.

L'ordigno ferale con cui fu straziata la martire cristiana non ha nulla a che fare colla ruota degli ospizi. Questo è una cassetta rotonda, girante su perno nella strombatura d'un muro, la quale serve a ricevere e a dar fuori roba, da persone rinchiuse. Santa Caterina non c'entra con essa.

A furia di frodar la gabella con quella mercanzia, che vagiva in viaggio, quel contrabbandiere s'era messo da parte una decina di mille lire. I bambini gli calavan giù fin dai Grigioni, e in tempi tranquilli si pigliava, dalle quindici, alle venti lire svizzere per ogni viaggio.

Si domanderà se il Canton Ticino ignorasse quell’ignominioso trafugamento de' suoi figli. Pur troppo no! Da mezzo secolo, suoi uffici, lo si deplorava, ma non si faceva nulla per impedirlo. S'era riusciti soltanto a dimostrare come si possa essere cinicamente immorali anche in un governo repubblicano.

Oggi lo sconcio è cessato. La condanna d'un contrabbandiere, nel 1867, una più attiva sorveglianza dei comuni confinanti, e certe severe disposizioni di legge, emanate dal gran Consiglio, ottennero il benefico effetto. Nel primo semestre del 1872 gli esposti di provenienza ticinese nell'Ospedale di Como non furono che sette. I provvedimenti in questi ultimi tempi fanno perdonare in parte il cinismo di prima.

 

Dopo un discreto viaggio fra gli sterpi, il contrabbandiere arrivò ad una osteria, che sta a ridosso delle propaggini di monte Olimpino, a un dipresso come quella che, con nome paesano, si chiama il Crotto della Giovanna.

La Giovanna a quell'epoca era... assai più giovane di adesso.

Montò l'erta, che metteva ad un cortile aperto e, non trovando a sedere, salì la scala all'altipiano, che sta dinanzi all'osteria, e andò a mettersi ad una tavola dove non c'erano avventori.

Tanto giù nel cortile, come sullo spianato c’era folla. Tutta gente caratteristica. Contadini pochi; profughi assai. Quei gruppi, disposti qua e intorno alle tavole, parlavano con gran calore degli ultimi avvenimenti: della ritirata dell'esercito sardo e della ricaduta di Milano sotto i Tedeschi.

Il garzone portò al contrabbandiere la mezzina di chiarello, senza ch'egli la domandasse; e mentre gliela posava dinanzi gli chiese:

Sarete voi a Como stassera?

Sì — rispose asciutto il galantuomo.

Se vedete mia sorella, siete buono di dirle, che sono stufo di star qui, e che la venga a pigliarmi?

Adesso che sono tornati gli amici?

Che me ne frega a me degli amici? — proruppe il garzone: — Siete buono di farmi questo piacere?

Se la vedrò glie lo dirò.

In questo dal basso s'intesero le prime note di una orchestrina in diminutivo. Erano una chitarra, un clarinetto, e un contrabbasso, che suonavano «l'addio, mia bella, addiocanzone per quei giorni assai triste: due uomini e una megera. Quello a destra, che soffiava nel clarinetto, indossava una camicia di lana rossa; forse il primo che ne portasse una simile; l'altro una specie di cretino, imbambolato, impassibile, tirava fuori col suo arco certe note stonate da un vecchio contrabasso, che aveva forse deliziati gli orecchi degli ammiratori di Paesiello; la megera li accompagnava colla chitarra e cantava la sua canzone torcendo il collo e la bocca.

Di a poco s'intese il rumore di un calesse. Il contrabbandiere si alzò e venne al parapetto a guardar giù. E vide una piccola scena, e udì un motto felice. Uno di quegli avventori stava per menar le mani addosso ad un ubbriaco, che mal si reggeva in piedi:

Lasciatelo stare; — gridò colui. — Non vedete che non è presente a stesso? Averla con un ubbriaco, è come se ve la pigliaste con un assente!

Chi aveva pronunciato, senza saperlo, un motto di Publio Siro era il giovine, che come dissi, scendeva in quel punto dal calesse.

Quand'ebbe messi i piedi a terra, scosse le spalle, e si stirò, come per mandare a posto le ossa; il che fece pensare al galantuomo, che lo stava guardando dall'altipiano, ch'egli non fosse venuto dalla strada maestra.

Quegli pagò il vetturino, e s’avviò verso la scala, che metteva sullo spianato. Aveva la faccia stravolta. La prima idea che s'affacciava alla mente di chiunque lo guardasse, era che egli fosse un lombardo, scappato da di .

Da di , voleva dire: dal paese dove erano tornati in quei giorni gli Austriaci!

Veduto il contrabbandiere, il nuovo arrivato gli mosse incontro risoluto;

Dov' è? — gli chiese.

Laggiù.

Che fa?

Dorme.

L'avete lasciato nel bosco?

Sicuro!! Già non potevo portarlo qui!

E i contrassegni?

Me li hanno dati da consegnarvi. I compagni li ha indosso il bambino.

Così dicendo levò di tasca un lurido portafogli, vi frugò dentro, poi consegnò al giovine due pezzi di fogli stampati, tagliati per la diagonale, e una lettera, che quegli intascò senza leggere.

Vorrei vederlodisse egli. — È lontano di qua?

No; è nella sodaglia, a due passi dal confine.

Voi foste pagato?

No signore.

Quanto vi debbo?

Trenta svanziche.

L'altro cavò dal borsellino trenta svanziche, le mise nella mano del contrabbandiere, poi disse:

Andiamo?

No. È ancora troppo chiaro. Lasciamo calare la sera. Non bisogna farsi scorgere in volta dalle sentinelle al confine.

In tal caso ascoltatemi! — sclamò gravemente il nuovo arrivato. — Siete giovine anche voi, e dovete avere del cuore.

Un sorriso ironico sfiorò la faccia del contrabbandiere.

Se io fossi un egoistaproseguì l'altro — certamente non vi parlerei così. Io non so se la donna di Chiasso, vi ha spiegate le mie circostanze; ma voi le avete certo indovinate. Io sono fuggito per miracolo dagli artigli dei Tedeschi, che son tornati a Milano l'altro giorno. Per un bel pezzo, in Lombardia io, non potrò più rimetterci il piede.

Lo so.

La madre del bambino, anch'essa non potrà fare assolutamente nulla per lui.

Lo so.

Sapete anche di chi sia figlia?

È figlia del colonello Kollestein, che fu promosso generale di brigata, dopo la battaglia di Sommacampagna.

Vedo che sapete tutto. Il generale ignora, naturalmente, il fallo di sua figlia. Quando, in marzo, fu cacciato da Milano, dopo le cinque giornate, essa era già incinta, e riuscì a sottrarsi alle ricerche di suo padre che l'avrebbe uccisa. Egli la crede forse perduta o presso qualche parente. Ma ora che rimasti vincitori gli Austriaci, il padre sta per ritornare in Milano, è necessario che anch'essa ritorni a lui e si trovi in città quando egli vi rientrerà colla sua brigata! Ora il pericolo per lei è cessato, e io non posso condurla con me. Però io sento che il pensiero di dover abbandonare queste due creature sarà il rimorso continuo della mia vita.

Il contrabbandiere alzò le spalle e fece un gesto come a dire:

Che ubbie! Ne avete forse colpa voi? Vorreste forse girare il mondo con un bambino di due mesi in tasca?

L'altro continuò:

Nondimeno io metto speranza in voi...

In me! In che modo?

Dovete sapere che un giorno o l'altro io sarò discretamente ricco.

Un giorno o l'altro?

Pur troppo, assai tardi! Io non potrò avere ciò che mi spetta se non prima de' miei cinquant'anni.

Cinquant'anni! Misericordia! Quanti ne ha ora la signoria vostra?

Ventidue.

Dunque dai 22 ai 50 ce ne sono ventotto. Ora, siamo nel 1848; lei dunque non diventerà ricco che nel 1876? La è così?

Precisamente.

Com'è questa storia?

È semplicissima. Mio nonno, vale a dire il padre di mio padre, era molto ricco, ma anche molto originale. Fu uno dei primi, in Lombardia, che concepirono la idea di usare delle Assicurazioni sulla vita, che già da tempo erano state istituite a Londra. Prevedendo che suo figlio — il quale era mio padre — avrebbe sprecato il suo, come fece infatti, e avrebbe lasciata miserabile la prole, provvide ad essa, costituendo presso un'assicurazione inglese un premio pel giorno che il primogenito avesse compiti i cinquant’anni; e lasciò per testamento di versare ogni anno a quella compagnia di assicurazione — la quale oggi ha messo una rappresentanza anche a Milano — un'annua somma, col patto che questa ne pagasse poi una più grossa a' suoi nipoti, quando il primogenito avesse compiti i 50 anni. Egli non pensò che io, primogenito, anzi unicogenito, sarei stato povero e profugo a soli 22 anni.

Ma lei non potrebbe vendere questo suo diritto?

No, pur troppo! Ho tentato, ma è impossibile.

Perchè?

Perchè nessuno lo vorrebbe comperare! Il premio è legato a delle condizioni eventuali; nel caso di mia morte tutto è perduto! C'è poi una clausola, che lega la mia sostanza ai miei discendenti, anche nel caso che io, superstite a 50 anni, riscuota il premio fissato, che ascende a 700, od 800 mila lire, salvo errore.

Ma forse il nonno avrà inteso parlare di figli legittimi?

No; anzi il testamento diceva espressamente; siano poi legittimi o illegittimi, legittimati o non legittimati, poco importa!

Era un fiero originale questo suo signor nonno!

Ebbene — disse il giovine profugo, offrendo la mano al contrabbandiereoggi 21 agosto 1848, toccando la vostra destra, io vi giuro, che se sarò ancora in vita, quando riscuoterò la somma dalla compagnia di assicurazione, saprò rimeritarvi in ragione di ciò che avrete operato in favore della mia Elisa e della mia creatura.

Eh, caro lei! — sclamò il contrabbandiere con un ghigno di incredulità. — Da oggi al settantasei! Figuratevi! Sono parole.

Volete che vi lasci una promessa in iscritto?

Sarebbe assai meglio!

Il giovine cavò un portafogli e si fece recare un calamaio.

Il vostro nome?

Nataniele Rotarispose il contrabbandiere.

L'altro scrisse, poi gli rimise il biglietto strappato dal portafoglio.

Questi lesse.

 

«Signor Nataniele Rota.

 

«Dall'osteria presso Chiasso, li 21 agosto 1848.

«Io sottoscritto, qualora nell'anno 1876 riuscissi a riscuotere la somma che mi deve pagare la compagnia di assicurazione inglese, a cui mio nonno lasciò una annualità pel caso di vita, prometto con questo scritto di darne una parte al signor Nataniele Rota, per un servizio prestatomi.

 

«Tommaso Bussi di U....»

 

Di darne una parte! Qual parte poi? — domandò il contrabbandiere.

Quella che avrete meritata, a seconda di ciò che avrete operato. Se a quell'epoca voi mi darete delle prove, per cui io vi debba vera riconoscenza, accertatevi che non sarò avaro con voi!

Ma dove diamine la si potrà trovare allora la signoria vostra?

Il pagamento della somma si dovrà fare a Milano, sei mesi dopo spirato il termine fissato. Io credo bene che fra 28 anni gli Austriaci non saranno più a Milano.

Lei lo crede?!

E voi, no?

Io no davvero! Ormai ho perduto ogni speranza.

In ogni modo io sarò stato dimenticato come rivoluzionario, perchè sarà corsa la prescrizione sul mio processo, e io, se sarò vivo, andrò a Milano.

E il giorno preciso?

Io tocco i miei 22 anni il giorno 2 del prossimo luglio. Aggiungete i sei mesi d'indugio, veniamo al 2 gennaio 1877. Troviamoci dunque, per andar insieme all'ufficio della compagnia di assicurazione, il giorno 2 gennaio del 1877.

Va bene, — disse il contrabbandiere notando sul suo taccuino.

Ma in qual luogo di Milano poi?

È necessario scegliere un luogo, che non muti in questi 28 anni! Troviamoci in Duomo. Il Duomo, se non altro, siamo certi di vederlo ancora in piedi e a suo posto.

Sta bene, in Duomo.

Dinanzi al monumento dei tre Arcimboldi.

Dov'è il monumento dei tre Arcimboldi?

A sinistra, appena entrati, prima dell'altare del Crocifisso, dietro al battistero.

Ho capito.

A qual ora?

Alle nove del mattino.

E come faremo a riconoscerci dopo ventott'anni e mezzo?

Fissiamo un segnale di riconoscimento.

Quale? — domandò il contrabbandiere.

Non saprei. Un fiore all'occhiello dell'abito.

È troppo comune. Possono averlo altri. Piuttosto qualche cosa ad armacollo. Per esempio, una borsetta di bulgaro rossa.

Va bene: una borsetta di bulgaro rossa. Lasciatemi pigliare le mie annotazioni.

Se Dio ci vita noi forse non ci rivedremo più che il giorno 2 gennaio 1877! — sclamò Tommaso Bussi alzandosi.

 

Intanto s'era fatto buio.

Il contrabbandiere pagò lo scotto; e i due s'avviarono giù per la china uno dietro all'altro.

Poco dopo, lasciata la strada maestra, entrarono nella sodaglia e furono tosto sul luogo dove Nataniele Rota aveva deposto il bambino.

Tomaso Bussi lo sollevò da terra e lo guardò al raggio di luna con espressione di amore e di tristezza. Quello era intontito dalla morfina, e per lo sforzo del piangere, reso vano dal bavaglio, aveva fatto il viso pavonazzo.

Poverino! — sclamò il giovine, facendo l'atto di levargli dalla bocca il tappo.

Che cosa fa? — sclamò il contrabbandiere alzando le mani ad impedirglielo.

Guai a noi, se comincia a strillare; siamo sulla linea, e ci sono spie e guardie ad ogni passo.

Quella parola fece dare un balzo indietro al profugo.

Questo è il momento più criticoaggiunse l'altro.

Lo sapete che non posso accompagnarvi di disse il Bussi.

E qui cavò di tasca una carta e la nascose sotto le fascie.

—  Andate, e che Dio vi protegga entrambi! Mi tarda di saperlo all'ospedale.

Baciò il bambino, di nuovo si volse e a malincuore se ne andò.

Il contrabbandiere continuò da solo il cammino dall'altra parte. Discese zitto, zitto nella valletta, guardandosi attentamente intorno ad occhi spalancati, fermandosi di tratto in tratto e tendendo l'orecchio.

Non tirava un alito di vento, e nel cielo, perfettamente sereno, stava la luna smorta, circondata dal nimbo, promettitore di pioggia pel domani. presso non s'udiva che il mormorio innocente di una gora qualunque, che scendeva al torrente.

Andò innanzi ancora.

Quand'ecco a un tratto una voce rozza e sgarbata, che usciva da un cespuglio, gridò:

Chi va !

Scivolar giù dalla china col suo vivente fardello sul braccio, e mettersi a tutta corsa per la sodaglia, fu per il contrabbandiere una cosa sola. Egli ci vedeva nelle tenebre, e andava come il vento. Volgendosi a un certo punto, e trovandosi celato da un grosso castagno, gettò il bimbo nel cavo tronco di esso, e continuò la sua fuga a rompicollo.

Il poverino strozzato dal bavaglio non poteva piangere.

Le scolte della finanza, che inseguivano il contrabbandiere, colla lusinga di ghermire un carico di tabacco o di caffè, coi denti stretti, le dita arroncigliate, volavano come segugi sull'orme della lepre. E già si tenevano certi di raggiungere quell'ombra fuggitiva, quando a un tratto essa disparve loro dinanzi, come per incanto.

Il contrabbandiere si era appiattato dietro un cespuglio; le guardie gli erano passate rasente, senza vederlo.

Appena fuori di vista s'alzò e rifece la strada.

Che vita! — pensava. — Per 30 miserabili svanziche! E se tornassi a casa ora, e lasciassi la marmottina dove è? La madre già non la conosco, ella conosce me; dirò alla Marianna che l'ho portata al posto, e chi ne ha avuto ne ha avuto. Piuttosto è il compare che mi ombra. Se venisse poi a scoprire? A giorni c'è il ricolto delle castagne, e troveranno il bambino, morto di fame. E poi, e poi, questa promessa.... fra 28 anni. Chi sa?

Non era giunto all'albero, che altre guardie gli sorsero di fianco. Ora non c'era più modo di fuggire, e le affrontò. Tanto e tanto non aveva con il corpo del delitto.

Che fate qui? — disse una di quelle, vedendo che l'uomo era scarico.

Il contrabbandiere mise le mani in tasca, ne cavò tre svanziche e le fece saltare sul palmo.

Che roba è? — domandò la scolta.

Nulla! — rispose il contrabbandiere. — Roba di appuntamento. Un frodo, ma non proibito. Aspetto qui, all'aria aperta, una bella ragazza della filanda, che mi vuol bene!

E sì dicendo lasciò scivolare le monete in mano alla guardia.

Dov'è l'appuntamento? — domandò questa.

È qui!

Allora, per non portar il candeliere, vi lasciamo solisclamò ridendo il primo.

Buona notte!

E buona fortuna! — risposero i doganieri movendosi.

Un'ora dopo, il bambino ferito al capo, più morto che vivo, era deposto nella ruota dell'Ospedale di Como.

 

 


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