Carlo Righetti, alias Cletto Arrighi
I quattro amori di Claudia

PARTE SECONDA.

CAPITOLO XXIV.   Per certi delitti non c'è perdono.

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CAPITOLO XXIV.

 

Per certi delitti non c'è perdono.

 

Mentre il Millo s'era incamminato verso la camera di Forestina, Mario Fox era uscito all'aperto, in preda alla sua disperazione.

In casa gli sarebbe parso di soffocare.

 

Si mise lesto pel primo viottolo, che saliva al monte, dove avesse potuto trovare un luogo selvaggio, una caverna, un bosco, uno di quei cari boschi, da cui non avrebbe mai dovuto uscire!

Aveva un bisogno smanioso di trovarsi da solo, co' suoi pensieri, lontano dal rumore dei suoi simili, ch'egli aveva per qualche tempo ricominciato ad amare e che ora sentiva di riodiare da capo peggio di prima.

 

Ma ohimè!

Oggidì non ci sono più boschi! Ci sono invece delle cinte e dei murelli, con dei cocci di bottiglie sulla cresta contro i ladri di frutta. La campagna è dovunque deturpata da questi esecrandi murelli, dall'aspetto di cimitero, che levano ogni orizzonte allo sguardo, ogni poesia alla natura e non danno testimonianza che dell'avarizia di chi possiede e della rapacità di chi non possiede.

 

La questione dei murelli in campagna aperta non fu ancora studiata abbastanza1

 

Appena fu giunto trafelato ed ansante fuori da quei recinti, si arrestò. Si gettò a terra mise il capo nelle palme e cominciò a dar mente alla sua passione.

Che sconforto e che buio, in quella povera anima!

Lui che era tornato da Roma con una grande speranza: quella della consolazione che avrebbe trovata nella sua Forestina contro la imprecazione della moribonda madre... ora si trovava più solo e più maledetto che mai.

 

Fino allora egli non aveva mai osato discendere seriamente nella propria coscienza, per domandare a stesso che sorta di amore fosse quello che legava Forestina a lui.

In quel punto si sentì come per sempre diviso da lei e gli parve giustizia. Si sentì diviso dal suo delitto e dalla età troppo differente. Condannato per fratricidio, e di vent'anni meno giovine di sua moglie!

Come non averci mai riflettuto fino allora?

 

E gli si affacciò il momento in cui le aveva confessata la maledizione paterna e il fratricidio: Copriti il volto, o fanciulla, ho ucciso il fratello!

«Dunque — diceva fra — il rimorso è una realtà? Chi assicura che non esiste è stolto. Un delitto ci peserà dunque sulla coscienza tutta la vita? Ma perchè allora ella non mi ha aborrito fin dal primo giorno? E quando mi cingeva colle sue braccia e palpitava di voluttà per me e per me solo? Allora ell'era felice di essere mia! Io possedeva il suo sorriso, il suo alito, lo splendor delle sue carni e de' suoi capelli e il languor de' suoi occhi e la ingenuità delle sue idee e de’ suoi capricci! Tutta, tutta era mia allora! Io la sentivo vivere in me, ed essa mi diceva ch'io viveva in lei. Perchè dunque avrà mutato così?»

 

Povero Mario! Ella ha mutato per delle ragioni antiche come il diluvio, dette a sazietà, ma pur sempre nuove e degne di essere ripetute.

Ella ha mutato perchè la tua Forestina appartiene a quella specie di donne, che con un vocabolo crudo ma vero si possono chiamare flagelli. Nata sotto i tropici, figlia di assassini, nervosa, spostata, superstiziosa, curiosa, pasciuta di romanzi, l'instabilità degli affetti doveva essere il codice del suo carattere debole ed energico al tempo istesso.

Ella ha mutato perchè, mentre in cuor suo segretamente ti domandava d'essere la tua dolce schiava, se tu avessi saputo pigliare sopra di lei quell'impero giusto, franco e indiscutibile, che lega eternamente una donna debole ad un uomo forte, tu, macchiato dal tuo delitto, non fosti invece verso di lei che geloso e violento, anche nei giorni felici.

Quell'impero così fatto ella forse l'avrebbe subìto volontieri e malgrado la nativa volubilità si sarebbe conservata sommessa ed amante, se tu avessi saputo mantenere dal canto tuo l'intera superiorità.

 

Forestina era, si può dire, appena appena uscita fuori dalla sua crisalide verginale!

Problema eterno del contratto indissolubile nella stirpe latina!

 

Le fanciulle, siano esse brune o bionde, belle o brutte, serie od allegre, si mostrano tutte pressochè uguali, prima che un valentuomo non venga a stender loro la mano e a dar loro il proprio nome. Le infinite varietà di caratteri, di umori, di sentimenti, di educazioni, di temperamenti, di gusti, onde furono dotate da natura e dalla famiglia, non si rilevanofinchè rimangono fanciulle — che con leggere penombre, con piccole gradazioni insignificanti. Ma il fondo, la fisionomia morale sembra uniforme, stereotipa, uguale in tutte. È un segreto impenetrabile quello che esse pensano, quello che esse sperano, quello che esse tramano, che esse sanno, che esse non sanno! Pei poveri uomini, che dovranno chiamarsi poi loro mariti, gli è un mondo morale più misterioso della immacolata concezione. Vedetele queste, che a Milano si chiamano: popòle! Ciò che esse sognano a occhi aperti e ciò che esse risognano a occhi chiusi, ciò che esse si dicono fra loro all'orecchio, ridendo, e arrossendo, ciò ch'esse si confidano nelle feste da ballo sotto il ventaglio, nessuno mai lo potrà imaginare, nessuno mai lo potrà indovinare!

Il miglior pregio d'una vergine di razza latina è di essere segreta come la sfinge, e come un makintosh impenetrabile!

 

Ma ecco che appena mutato il nome di famiglia, e da zitella divenuta donna e padrona della casa del marito, ognuna di codeste incomprensibili rompe il guscio, esce fuori e si rivela, a un tratto, persona senziente e volente e imperante, e assume caratteri e fierezze e capricci e umori, mirabilmente dissimulati, inaspettati e leggiadri!

 

Da quel guscio misterioso che cosa ne è uscito?

Una spaventosa alternativa.

La felicita o la infelicità, l'onore o l'infamia, la ricchezza o il disonore d'una famiglia!

E in caso di inganno, in caso di lesione enorme, in caso di incompatibilità di carattere, e per ciò di consenso mutuo di sciogliere il contratto, credete voi che il devoto legislatore abbia pensato a rescinderlo davvero?

Baje!

Il legislatore italiano, che per far finta di democrazia, rintitolava il sacramento del matrimonio: contratto civileper non far dispiacere al papadecretava poi, con imbelle ipocrisia, la cattolica indissolubilità.

E il quod Deus conjunxit homo non separet, tanto logico in chiesa, fu maccheronicamente applicato al sindaco: quod sindacus conjunxit homo non separet!

E i Belinzaghi si misero al posto di.... Dio!

 

Mario si raccolse per una determinazione. Il temporeggiare, consigliatogli da Osvaldo, non lo persuadeva. Egli credeva di conoscere Forestina e gli pareva necessario un poco di violenza. Questa era tanto nel suo temperamento che il rinunciarvi, anche in teoria, gli sarebbe stato impossibile.

 

Allora egli ebbe il triste coraggio di contemplare faccia a faccia il proprio disastro! E, mortificando il nativo orgoglio, dovette persuadersi che ormai, foss'anche riuscito a vincere la ripugnanza di sua moglie, non avrebbe avuto più a sperare da lei che una mal dissimulata pietà!

Ed egli non voleva pietà da Forestina. Voleva amore!

 

Non c'è altro! — sclamò balzando in piedideve ricordarsi chi sono, io. Con lei non c'è che la forza che possa vincerla. Dominarla: ecco il segreto.

Ritornò frettoloso giù per la china verso la villetta, e s'avviò diritto alla camera di Forestina.

 

Osvaldo ne era già partito. Abbiam veduto come!

 

Egli entrò e trovò Forestina piangente.

E capì, per intuizione che quelle lagrime, non erano per lui, non esprimevano un dolore che lui avesse creato.

 

Ma in quel punto si udì nell'anticamera il fruscio d'un passo frettoloso, ed egli per non lasciarsi trovare con sua moglie, in quello stato di esaltazione febbrile, si ritirò dietro le cortine di un uscio di fianco.

La persona che arrivava in quel punto era la Claudia Delmonte e per qual ragione ella ci venisse lo abbiamo già veduto.

 

Appena partita la Claudia il marito rientrò.

Forestina ne ebbe spavento.

Aveva gli occhi iniettati di sangue.

Egli aveva udito, senza volerlo, le rivelazioni di Claudia.

Veduto il ritratto di Osvaldo, che in una cornice di bronzo dorato posava sul piano del caminetto.

«È dunque lui!» ripensò, illuminato a un tratto nella sua gelosia dalla rivelazione della Claudia.

Pure dissimulò e cercò la calma.

 

La vita del violento è come quella del mare; una continua alternativa di furori e di bonaccie.

 

Forestina, disse egli ingannando anche il di lei spavento — ho bisogno nuove spiegazioni.

Parla, che vuoi sapere?

Tu mi hai detto, forse non userò le tue parole, ma il senso è questo,… tu mi hai detto che io farò bene... a non considerarmi più come tuo marito; perchè sarei certo di avere fra le mie braccia, non una donna, ma una... specie di cadavere, non e vero?

 

Mario sentiva un acre sollievo nel rincrudire le frasi in questo modo.

Se Forestina poche ore dianzi non avesse avuta quella ubbia, che le aveva predetto non poter ella farsi amare da Osvaldo, fìnchè ci fosse stato pericolo di dover amare suo marito — se ella non fosse stata inasprita contro di lui dalla scena di poco prima, e poi dalla indifferenza di Osvaldo — avrebbe cercato di scusarsi e di calmare le furie di Mario.

Così, invece, sostenne lo sguardo di lui senza far parola, come una specie di sfida suprema.

 

Rimanendo , così silenziosa, ed altera, ella annuiva.

La situazione era atroce per Mario!

 

Dal canto suo se egli avesse veduto spuntar una sola lagrima di commozione negli occhi di sua moglie, forse dimenticando i suoi propositi, le sarebbe caduto dinanzi ai piedi a chiederle perdono della violenza di poco prima.

Quell'atteggiamento invece lo fe' avvampare di nuovo sdegno!

Così che vorreste dirmi che io non sono più vostro marito? — ripigliò con voce strozzata il Mario, vedendo che Forestina taceva.

A che cosa vorreste venire?— domandò Forestina dando un passo all'indietro.

Confessatelo! Voi sareste capace persino di resistermi?

Forestina esitò un istante.

Perchè tale domanda? Io credevo d'essermi spiegata abbastanza!

Ah femmina malnata! — ruggì Mario fuori di figlia di assass....

Un gesto di Forestina gli troncò in bocca la scellerata parola.

Tu dunque non mi conosci ancora? — diss'ella. — Pensa allora chi sei tu stesso!

Oh basta così! — ripigliò Mario, facendo un passo afferrandole le due braccia e costringendola col dolore a chiedere pietà.

Se non vuoi che io lo ridiventi un assassino10, mi dirai tu stessa il nome di quello che tu ami.

Io non amo alcuno.

È impossibile! Dimmelo o ti uccido.

Dovessi tu darmi la morte io non te lo dirò.

Allora te lo dirò io, — sclamò con voce sorda il marito. — Eccolo, l'infame, a cui ho salvata la vita e che mi disonora la moglie.

E afferrato il ritratto di Osvaldo ne spezzò fra le mani l'ovale di bronzo, e mandò a brani la fotografia, gettando il tutto lontano da .

 

Forestina mandò un grido che la tradì.

Lei, superstiziosa, vide nella distruzione di quel ritratto un pronostico di sciagura.

 

Ora resisterai tu a tuo marito? — sclamò il violento avvicinandosi lentamente a sua moglie e afferrandola nuovamente per le braccia cogli occhi sfavillanti d'ira e di vendetta. — Mi resisterai tu?...

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Un'ora11 dopo Forestina riceveva da suo marito questa lettera:

 

«Dopo aver usato del mio sacro diritto di marito e d'avervi insegnato che a me non si resiste, sento di potervi dire che non vi amo più, che vi disprezzo, e che posso darvi la vostra libertà; giacchè nulla più m'importa di voi. Io parto per Milano e non vi rivedrò più che il giorno dell'apertura del secondo plico, in dicembre.

«Cercate soltanto di salvare le apparenze giacchè dalla nostra disunione, se fosse provata, ne verrebbe ad ambedue un grandissimo danno. Vi è già noto sapere io di certo che nel secondo plico del testamento del principe di Bandjarra, voi siete nominata insieme a me legataria di un mezzo milione col patto espresso che la nostra unione non sia almeno in apparenza turbata.

«Fatta la eredità e divisa per giusto mezzo io abbandonerò per sempre l'Italia e vi lascerò al vostro destino».

«Mario Fox».

 

Forestina gli rispose:

 

«Siete un violento, ma vi perdono perchè è violenza d'amore. Non tentate però di farmi credere alla vostra indifferenza, giacchè non starebbe che da me il dirvi una parola per rivedervi umile e supplicante ai miei piedi

«Forestina».

 

 





p. -
10 Nell'originale "un'assassino". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]



11 Nell'originale "Un ora". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]



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