IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
CAPITOLO I.
Cosmologia dell'avvenire.
Foste voi passeggeri o marinai naviganti sull'Oceano in lungo corso?
Non visitaste l'esposizione di Filadelfia?
La è una vita tutta a sè, e bisogna averla vissuta davvero a bordo di un transatlantico, perchè la vista, l'udito e l'olfato possano riflettere, dinanzi alla memore fantasia, tutto quel mondo di impressioni singolari e caratteristiche prodotte dal mare, dal viaggio e dall'orizzonte!
Il nebbione quasi perenne; se no l'immensità dello spazio, le aurore e i tramonti tropicali, il ruttar continuo del fiotto, il tam tam incessante della macchina, le manovre della ciurma, l'odor salso e del carbone... tutte insomma quelle sensazioni speciali di un lungo viaggio sull'Oceano, nessuno le può imaginare senz'averle provate.
Il battello a vapore X.... navigava a tutto vapore a cinquecento leghe dalla costa del Malabar, facendo rotta per Genova, in uno dei giorni del passato settembre.
Il sole stava a fiore dell'orizzonte, sotto un lungo padiglione di nuvole. Che sfarzi di luce, che splendori di porpora e d'oro in quel tramonto; dal rancio ardente, al croco, al cangio, al zaffiro, al roseo, al perso, che digradando si fondevano tutti insieme! Chiarore di mille incendi, nuvole di fuoco e variopinte e bigie, sfumanti, di sopra, nell'azzurro del cielo, di sotto, nel glauco del mare. E il gran disco, là in mezzo, pareva affacciarsi all'orizzonte per dare la buona sera al creato.
Il transatlantico era partito pochi giorni prima da Madras ed era diretto a Genova per l'istmo di Suez. Portava centottanta passaggeri oltre la ciurma.
Molti stavano sul ponte di prora. Seduti qua e là contemplavano la maestosa scena. Ce n'era di tutte le razze; manipoli di emigrati europei tornanti ai lidi nativi, malesi, indostani e pochi mori.
Da un'ora aveva cominciato a soffiare una brezza amica; perciò erano state messe tutte le vele agli alberi; il vento soffiava più potente della forza istessa del vapore.
Il transatlantico viaggiava spinto da una famosa élica, della forza di mille cavalli, e filava quattordici nodi all'ora.
Le giornate su un battello a vapore, non passano nè più noiose nè più allegre di quelle che passino in terraferma. C’è dippiù la contemplazione dell'oceano.... e dell'infinito.
Tre persone stavano in quel punto nel gabinetto di lettura dei primi posti: una signora e due uomini.
La donna aveva la sua mano abbandonata in quella del meno giovine de' suoi due compagni; ma il di lei sguardo fisso, come quello di donna innamorata, posava sulle sembianze dell'altro, che, seduto a lei di contro, leggeva un giornale.
Costui meritava bene l'ammirazione della signora! Poteva avere dai venticinque ai ventott'anni, e il suo viso era di quelli che non si possono dimenticare.
Un raggio ch'entrava dalla finestrella di fianco, gli batteva sul capo, e guizzava, in una foresta di capelli a riflessi lucenti, che gli formavano intorno al viso una specie di aureola luminosa. Lo si avrebbe potuto paragonare all'arcangelo Gabriele, se l'arcangelo come fu imaginato dai pittori ascetici, avesse portata la barba intera o invece di avere gli occhi azzurri ed i capelli biondi, avesse avuti neri gli uni e gli altri.
— Caro conte, io m'annoio! — disse la signora.— Sareste voi tanto compiacente, di deporre il vostro giornale e di fare con me, e con mio marito un poco delle nostre care ciarle?
— Volontieri — rispose il giovine, con un sorriso modesto, gettando il foglio sulla tavola.
— Quel vostro angelo dell'avvenire — ripigliò la signora — mi frullò tutto il giorno per la testa, sapete?
— Ah signora! — sclamò il conte — lei mi fa troppo onore.
Il conte parlava col dolce e pretto accento fiorentino.
— Dunque voi, credete proprio alla comparsa degli angeli sulla terra? — ridomandò la donna.
— La avverto signora, che se ella ci tiene al sapere come e perchè io creda alla possibilità della comparsa di questi esseri superiori, sulla crosta del nostro globo, dovremmo entrare in una conversazione assai più sottile e assai più ardua, che non sia quella generalmente sopportata da una donna.
— Ma come c'entra una quistione sottile cogli angeli? — domandò ridendo la signora.
— La è scienza; la più pura delle scienze, giacchè basa su delle ipotesi necessarie.
— Scienza!? — sclamò la donna. — O poesia?
— Non ci può essere poesia dove c'è la certezza matematica del fatto. — rispose Osvaldo Millo.
— Allora vi giuro, che sono curioso di sapere come mai ci possa essere una certezza matematica degli angeli in terra?
— Eccomi a' di lei ordini, madama. La mi interroghi.
— Ah non saprei interrogarvi! Parlate. Mi piace tanto sentirvi parlare.
— Ha mai ella inteso parlare di Laplace e di Gorini? — interrogò il conte Millo.
— No.
— Laplace spiegò come si sia formato tutto ciò che vediamo sotto ai nostri piedi e tutto ciò che vediamo alzando gli occhi di notte al cielo stellato, e Gorini fece tra le altre cose anche l'ardita ipotesi di quello che diventerà il nostro globo fra miliardi di anni.
— Ebbene?
— Laplace ha fatta la induzione su quello che doveva essere stato il nostro sistema planetario, assai prima che la terra su cui viviamo, si distaccasse dal grande nucleo, il sole, e cominciasse a girare per proprio conto intorno a sè stessa e intorno ad esso...
— E ci si può credere a questo signor Laplace?
— Nessuno certo ha toccato con mano; ma l'ipotesi è avvalorata da ragioni così convincenti, che tranne i preti, nessuno ha mai pensato di metterne in dubbio i principii.
— In ogni modo, ripeto, che cosa c'entrano gli angeli?
— A dir vero, egli non spinse mai la sua ipotesi al di là del periodo attuale. Laplace non provò altro, senonchè da nebulosa che era, originariamente, la materia cosmica, si condensò a poco, a poco, in una specie di fluido incandescente, da cui si formarono i nuclei dei pianeti, che raffreddandosi poi nel corso di milioni di secoli, si solidificarono, e diedero origine alla vita animale, di cui l'ultimo anello fu l’homo.
— Ma, e l'angelo? — sclamò Forestina — Io voglio l'angelo, anelo all'angelo.
— Ci vengo, signora. Una volta ammesso che, da incandescente e liquida, quale era la silice, non che tutti gli altri componenti della terra, diventarono a poco a poco solidi e freddi, come sono al presente, è necessario convenire che per la stessa legge cosmica, la terra andrà sempre più raffreddandosi. Ammettete?
— Non potrebbe essere altrimenti — osservò il marito.
— Sarebbe assurdo il non voler ammettere il lavoro continuativo dei secoli! Verrà dunque un giorno, in cui necessariamente tutto quello che ora al mondo, è in istato liquido dovrà diventar solido; mentre ciò che ora è in istato aereiforme dovrà diventar liquido. È chiaro?
— È innegabile.
— Tutta l'acqua fra milioni di secoli si dovrà mutare, per forza, in vero granito di ghiaccio, e il mar polare discenderà, per così dire, fino all'Equatore.
— Come! — sclamò Forestina — Anche l'Oceano su cui oggi navighiamo dovrà gelare?
— Come potreste, o signora, supporre altrimenti? Continuando il nostro globo a raffreddarsi e il sole a perdere il suo calorico, verrà inevitabilmente il giorno in cui, anche l'Oceano dovrà presentare una immensa pianura di ghiaccio.
— Che bel pattinare, sarà allora! — osservò Forestina.
— Disceso il freddo delle centinaia di gradi sotto lo zero, e cessato ogni vestigio della vita attuale, che cosa accadrà? Accadrà necessariamente la liquefazione dell'acido carbonico, che come sapete, signora, è uno degli elementi costitutivi dell'atmosfera.
— Dunque i nuovi fiumi, e laghi, e mari dell'avvenire, saranno formati di acido carbonico liquido?
— Senza alcun dubbio! Sfido gli scienziati a negarlo con dimostrazioni tali che facciano risaltar l'errore.
— E noi andremo in barca, nell'acido carbonico?
— Non noi, ma gli esseri assai superiori a noi che esisteranno allora: quelli che io chiamo gli angeli terrestri.
— Ah! ci siamo!
— Noi no; perchè la razza umana, come tutte le razze animali e vegetali ora esistenti, da migliaia di secoli saranno state estinte tutte dall'inesorabile gelo.
— È vero, non ci pensavo! — sclamò scherzando la donna — però, a furia di pelliccie, e di acquavite.
— Non sarà il gelo soltanto, che estinguerà l'attuale vita, ma anche il non esserci più, nè l'atmosfera, nè l'ambiente in cui essa fu creata, e che ci fa respirare; come pure il non esserci più l'acqua, che è la vita del mondo attuale.
— Noi moriremo adunque per mancanza di fiato, più che per freddo e per sete? — sclamò Forestina.
— Umoristicamente detto, ma vero!
— E il mare diventerà una immensa pianura di ghiaccio?
— Pianura non è la parola perfettamente vera; ci saranno nuove montagne, e valli, e vulcani, e gaiser, e precipizii, a un dipresso come ci sono ora.
— Come mai? D'onde nasceranno essi! — domandò Fiorestina,
— Dal ghiaccio istesso, signora. L'acqua, gelando sviluppa delle proprietà semoventi, nè più, nè meno della lava dei vulcani. Il gelo ha le sue eruzioni e i suoi bollori, come la materia vulcanica. Il mare gelando avrà press'a poco le stesse evoluzioni, che ebbe la silice liquida, mutandosi in solida. È una forza scoperta dal Gorini, il quale dagli Italiani verrà gridato grande e immortale a squarciagola, quando sarà morto, mentre oggi lo trattano poco meno che da visionario. Oh talpe impastate di invidia, quand'è che vi ravvederete? Questa forza è chiamata da lui plutonismo, signora! — Quindi a poco a poco comincierà a mostrarsi la nuovissima vegetazione.
— Sul ghiaccio? — domandò la donna sorpresa.
— Certo, o signora! Allorquando i detriti delle roccie acquee, che saranno trasportati dalle correnti del nuovissimo liquido formato dalla liquefazione dell'acido carbonico, avranno deposto il loro strato vegetale sul granito di ghiaccio, comincierà la nuova vita vegetale, e finalmente la vita animale; e allora si svilupperanno gli uomini di quel nuovo periodo tellurico, che io chiamo gli angeli.
— E questi uomini nuovi, invece di bevere acqua, beveranno carbonio liquido? — domandò Forestina.
— Io amo di credere, ch'essi non avranno, come noi, necessità di bere, nè di mangiare. Chissà come sarà diversa dalla nostra la loro conformazione! Io imagino anzi che gli esseri, viventi nel periodo tellurico, che verrà dopo il nostro, andranno esenti da tutte le volgari necessità dell'umana vita attuale e vivranno di una vita intellettuale quasi incorporea.
— No. Ora sono io!
— Comincio a capire — disse Forestina, — ma come s'annoieranno però!
— Oh! Signora, no! La noia, è anch'essa un attributo della nostra natura grossolana e tarda. Ma quella finissima, eterea, quasi incorporea degli esseri che verranno nell'èra futura, e la loro conformazione istessa, che io mi figuro diafana e composta per così dire di ombra e di gaz, e la mente acutissima, che intuirà tutti gli inaccessibili veri, che la nostra limitata intelligenza ci fa chiamar misteri, io credo non lascierà loro la facoltà di annoiarsi. I bruti, che pure sono al disotto di noi, loro non s'annoiano mai! — «Erunt aequales angelis Dei» dissero le sacre carte, parlando dei risorti dopo il giudizio finale: mirabile intuizione dell'avvenire, pur priva di scienza!
— È difficile il concepire una simile trasformazione — disse Forestina.
— Voi, signora, non sapete fare astrazione dal modo con cui sentite e vivete voi stessa. Gli angeli terreni dovranno necessariamente essere costituiti in modo assai diverso dal nostro. Si troveranno vivi e sani, in un ambiente, che a noi, non è dato di imaginare, perchè per noi sarebbe mille volte mortale. Concesso che potessero avere anch'essi dei polmoni, questi polmoni non saranno però come i nostri, giacchè dovranno servir loro a respirare un'aria priva di quell'acido carbonico, che allora sarà tutto quanto precipitato in liquido. Del resto, se poniamo mente a ciò che pensava l'uomo soltanto tremila anni or sono, in confronto di ciò che pensa ora, non è difficile farsi un concetto di quello che potrà essere la mente dell'angelo fra migliaia di secoli. La scienza dell'oggi non è già forse arrivata al punto da dare la scalata al cielo? Figuratevi poi quando l'essere superiore a noi uscirà fuori, senza quasi la veste uggiosa di carne e di ossa, che ottenebra e affralisce la nostra poverissima intelligenza.
— Ciò che io non arrivo a imaginare — sclamò il marito di Forestina — si è in qual modo si svilupperà sulla terra gelata questa nuova creatura?
— Si svilupperà con quello stesso o con simile processo col quale si svilupparono sulla terra tutte le creature animate nei diversi periodi tellurici, che hanno preceduto quest'ultimo, che è il nostro, e che può chiamarsi quello dell'uomo. A voi piace aver fede nella Bibbia, dove è detto che il Padre Eterno è disceso giù dal paradiso e ha foggiato l'uomo colla creta, e la donna colla costola del maschio? Ebbene credete alla Bibbia, alla creta e alla costola. Volete invece prestar fede alla teoria della trasformazione delle specie inventata da Darwin? E voi prestate fede alla trasformazione di Darwin? Volete credere al germe e alla genesi spontanea, che per me è la vera? E voi credete al germe e alla genesi spontanea!
— Darwin è quello che fa discendere gli uomini dai Macachi? — domandò Forestina.
— Era infatti comune credenza, che Darwin avesse voluto far discendere l'uomo da un progenitore scimmia; ma ad onor del vero debbo asserire che questo è un errore divulgato da suoi avversari. Io posso assicurarvi che nel primo libro di Darwin non è detta una sola parola che faccia allusione al pregiudizio della scimmia. Ma io, nei deserti, non ho potuto avere cognizioni delle sue opere ulteriori, può darsi che poi...
— Dunque, non credendo nella Bibbia, nè nella trasformazione, quale sarebbe l'ipotesi meno assurda, sulla prima comparsa degli esseri sulla terra?
— Io credo, — rispose Osvaldo Millo — che la Causa eterna e incomprensibile, abbia prestabilita una genesi increata, mistero impenetrabile!, nell'elemento eterno da cui è uscito l'Universo. L'eternità della materia, come si potrebbe umanamente negarla? È egli possibile distruggere il vuoto? Sì, ma come? Riempiendolo colla materia. È egli possibile distruggere la materia? Sì, ma come? Creando al suo posto lo spazio, il vuoto. Cosicchè da questa alternativa in cui risiede necessario il concetto dell'eternità, sia dello spazio, sia della materia, la nostra povera mente non potrà mai sortire. Vuoi lo spazio, o vuoi la materia? Scegli pure! Ma o l'uno o l'altro per la nostra mente sono indistruttibili, e come tali, sono eterni. Ora se sono eterni sono increati, giacchè ciò che non può aver fine, non può aver avuto principio.
— Ma ciò non mi risponde, come possa essere nato il primo uomo — sclamò Mario, il marito di Forestina.
— Dal germe predisposto dalla provvidenza che è poi ancora l'atomo di Democrito, la monade di Pitagora e di Leibnitz, si sviluppò la vita del mondo nelle sue innumerevoli manifestazioni, tra cui l'ultima, per ora, l'uomo; e quindi, tra milioni di secoli, quando l'acqua sarà solidificata, e dal seno di essa uscirà un altro5 germe ora latente ed ignoto, che svilupperà la nuovissima vita del periodo algente, si mostreranno innumerevoli varietà di animali nuovi, tra cui l’angelo o l’uomo del gelo!
— Questa è metafisica trascendentale! — disse il marito di Forestina, pronunciando un po' ad occhio, e croce quelle due parole.
— V'ingannate, signora, — rispose sorridendo il conte Osvaldo Millo. — Questa è la parte fisiologica di una scienza quasi positiva, la quale si potrebbe chiamare appunto la cosmologia dell'avvenire.
A questo punto la bella si alzò da sedere.
Ella non era contenta dell'angelo. Lo avrebbe voluto più mistico, più poetico, più alato e nello stesso tempo più umano.
Durante questo dialogo, il beccheggio del bastimento, che vogava contro le onde erasi aumentato.
Forestina si avviò barcollando verso la scala per montare sopra coperta.
Ella e suo marito stavano notati sul registro di bordo, come Forestina e Mario Fox.