Carlo Righetti, alias Cletto Arrighi
I quattro amori di Claudia

PARTE SECONDA.

CAPITOLO XX.   Miette supplice.

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CAPITOLO XX.

 

Miette supplice.

 

Chi mai avrebbe detto a Claudia, che la stessa scena, fatta poco dianzi da lei a Forestina per amore di Osvaldo, ella appena giunta al castello, dovesse subirla dalla Miette per amore di Steno?

La fu una di quelle combinazioni della vita nella quale si rivela quel Dio umoristico, che dai cattolici viene chiamato la Provvidenza e dai razionalisti il Caso!

 

Se io non avessi promesso di conservarmi sempre imperterrito e fedele narratore di fatti accaduti, avrei esitato a inventare così di fantasia la mia storia; giacchè avrei prestato il fianco alla censura, la quale, non avrebbe mancato di osservare che due scene uguali, una in fila all'altra non ci stanno punto!

Dio ne guardi! Qual'è il romanziere, infatti, che l'abbia osato?

È naturale! Nessun romanziere non l'ha osato mai, tranne uno solo, che è femmina e che si chiama la Verità! La quale si compiace spessissimo di fare, come dicono i Fiorentini, delle cilecche alla verosimiglianza!

 

La Miette che l'aspettava sul limitare del cancello, le andò incontro.

La scusi signora se mi presento a lei.

La Miettesclamò Claudia — Che buon vento? Cercate di me?

No signora. Sono venuta qui a cercare il mio Steno.

Davvero? Vorreste forse dire il signor Steno Marazzi?

La scusi signora; per lei sarà il signor Marazzi, per me è il mio Steno, giacchè io lo amai molto prima che lei lo conoscesse. Ormai sono sei anni ch'io sono sua, ed ora non ho potuto tenermi dal venir qui a cercarlo. Se ho fatto male, lei è tanto buona che mi perdonerà.

La Claudia sorrise.

Chi vi ha detto Miette che io sia buona?

Nessuno. Lo dico io, perchè lo vedo nei suoi occhi.

E come avete potuto supporre che egli fosse qui? Io non lo vedo da più giorni. Egli mi lasciò credere di essere partito per affari.

Lo so; ma nessuno di quelli che avrebbero dovuto vederlo, lo ha veduto a Torino, dove disse a sua madre che si recava.

In ogni modo perchè vi è venuto in mente che egli fosse qui?

Perchè io so ch'egli è innamorato di lei.

Ve lo ha detto lui?

No, me lo ha detto il signor .

Il signor Stacchi è un imbecille se è venuto a darvi questa notizia.

Oh non la creda signora che io sia venuta con delle idee di far scandalo. No. Io non credo che ella sia una donna da voler fare del male a una povera ragazza, come sono io.

Vi ha dunque abbandonato ?

Non assolutamente, ma capisco che egli non mi ama più.

Da quando?

Dal giorno che s'innamorò di lei. Potrebbe ella negarmelo, madama?

Io non lo nego. Ciò che vi posso dire francamente è che in ogni caso io non sono innamorata di lui, e che non fu mai mio.... amante,

Lei mi rincora, signora.

Vi ha dunque fatto qualche promessa?

No madama, non me ne fatte mai, io gliene ho chieste, giacchè io era persuasa che non avrebbe potuto essere nulla più che il mio signore. Lui è troppo in alto per me che sono una povera montanara. Ma almeno mi lasciasse vivere vicina a lui, che io sarei pronta a tutto pur di poter sentire la sua voce, mettere in ordine il tavolo dove egli scrive, i pennelli e le tavolozze con cui dipinge, bere nel bicchiere, dove egli ha bevuto e respirare l'aria ch'egli ha respirato!

Questo slancio d'amore, e di abnegazione, che rispondeva potentemente nell’anima di Claudia alla passione ch'essa provava per Osvaldo, non poteva che destar in lei un'eco grandemente simpatica e benigna.

Povera Miette! — diss'ella — Oh vi comprendo, e se potessi farei tutto per voi! Ma sapete! Al cuore chi può comandare? Io non ho veduto il signor Steno da vari giorni.

Ma dove può essere, dunque?

Io vi giuro Miette che lo ignoro; ma se lo rivedessi vi prometto, per quanto starà da me, di portare la causa del vostro amore.

Lei me lo promette, signora?

Di cuore!

Gli dica che se egli mi abbandona del tutto io finirò a morirne.

Oh non si muore più per amore, cara Miette!

Lo so che in città si ride quando una povera fanciulla parla di morir d'amore. Ma anche nella mia valle dei Vosgi una mia povera amica maggiore di me, a cui i Prussiani avevano ucciso l'amoroso è morta in pochi giorni d'una febbre perniciosa, e al letto di morte mi ha confessato che moriva perchè voleva andar a raggiungere il suo Giovanni. Ebbene, quando io dicevo ch'era morta d'una perniciosa, tutti mestamente dicevano: povera Suzon! Se dicevo ch'era morta d'amore esclamavano ridendo: che minchiona d'una Suzon!

È vero, è vero! — sclamò la Claudia nervosamente, e cogli occhi fissi in un pensiero.

E gli dica che io sarei docile e obbediente e sottomessa a qualunque cosa gli piacesse di impormi, basta che non mi scacci lontana da lui; di avere compassione della sua povera Miette!...

 

Claudia la consolò; e anche la Miette partì di tutta sicura che la Claudia non amasse il suo Steno.

 

 


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