IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
CAPO DECIMO Uffici verso i moribondi e i defunti – Esequie – Il rogo – Le Commemorazioni mortuarie.
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Uffici verso i moribondi e i defunti – Esequie – Il rogo – Le Commemorazioni mortuarie.
§ 91. Somma era negli antichi la religione della morte e del sepolcro. – Essi tenevano per fermo che le anime degli insepolti non erano ammesse nelle quiete sedi d'oltrevita, e che nel compianto de' templi acherontei e sulle rive dello Stige errar dovevano lugenti.
Indi è che quando taluno giaceva moribondo, i prossimi parenti e gli amici lo assistevano, gli chiudevano gli occhi, per aprirglieli poscia di nuovo all'atto di porne il cadavere sul rogo. Indi tre o quattro volte il morto ad alta voce chiamavano; lo deponevano poscia a terra; lo lavavano con tiepida acqua. Un funzionario speciale, detto il Pollinctor, ungeva il cadavere di olii aromatici, lo vestiva della più bella sua toga: gli riponeva in bocca un quadrante destinato a pagare la barca di Caronte, indi in apposito letto lo componeva. Se la famiglia del defunto era spettabile e ricca, dinnanzi alla casa temporaneamente alzava, in segno di mestizia e di lutto, un albero di cipresso.
§ 92. Venuto il giorno delle esequie (che, per lo più, era l'ottavo dopo la morte), un usciere convocava ad alta voce il popolo al funerale. I parenti o, se trattavasi di illustre personaggio, i magistrati ed altre spettabili persone portavano la lettiga, di preziosi ornamenti fregiata, sulla quale giaceva il morto. Un designator regolava il corteo e l'ordine della funebre pompa: altri intuonavano una monotona cantilena, o Nœnia, annoverando i pregi che ornavano il trapassato. Uno stuolo di Præficæ (donne mercenarie a ciò adoperate) precedevano la comitiva, versando compre lacrime, e pronunciando ad ora ad ora sentenze, d'ordinario desunte da classico autore, accomodate all'atto grave e solenne che si compieva. Seguivano littori e servi, portanti le insegne di onore che al defunto avevano appartenuto, come spoglie dei vinti nemici, ornamenti trionfali, e simili; altri su lunghe pertiche recavano i ritratti e le Imagini degli antenati, e faci. Gli schiavi che il defunto avesse per testamento manomessi; quindi i prossimi parenti, i figli col capo velato, le figlie col nudo crine, gli amici, e tutti con abito dimesso ed a lento passo si avanzavano.
Se illustre era il defunto, portavasi in prima nel foro, dove il figlio, o altro parente od amico pronunciava dalla tribuna un elogio del cittadino di cui piangevasi la perdita.
Dopo ciò procedevasi al luogo del sepolcro o del rogo; che, per espressa disposizione di legge, era dal tempo delle Dodici Tavole in poi fuori della città, comechè, per privilegio accordato ad insigni personaggi, tuttora si facesse la sepoltura nell'interno di Roma.
§ 93. Nei primitivi tempi di Roma i cadaveri venivano deposti integri nel tumulo; ma, in seguito, s'introdusse la consuetudine di abbruciarli, a meno che si trattasse di infanti morti prima del settimo mese.
Per ardere il cadavere, alzavasi una Pira in forma di ara o torre, con le legne secche e molto combustibili; queste non che il sovrapposto cadavere aspergevansi di preziosi liquori ed unguenti. I più prossimi parenti, ritraendo lo sguardo, appiccavano con faci le fiamme. Mentre queste divoravano la mortale spoglia, umano sangue intorno al rogo spargevasi, col quale si credea placare i mani del defunto. In origine s'immolavano a ciò poveri schiavi o prigionieri; poscia s'introdusse l'uso di adoprarvi gladiatori, i quali, dal nome di Bustus dato all'inceso rogo, dicevasi Bustuarii. Ustrina si chiamava il luogo ove cotal scena avveniva.
Le ossa e le ceneri del trapassato raccoglievano in apposita urna i consanguinei, mischiandovi odori e fiori. Gli astanti d'acqua lustrale tre volte, a purificazione, venivano dal sacerdote cosparsi, ed un ultimo addio davano partendo agli amati avanzi: Æternum Vale: Nos te ordine, quo natura jusserit, cuncti sequemur. Una prefica licenziava tutti finalmente, pronunciando la parola: Ilicet!
L'urna riponevasi nel sepolcro, sul quale inscrivevansi le lettere S. T. T. L., significanti Sit terra tibi levis, col nome del defunto ed altre indicazioni. Talora vi si aggiungevano altri arnesi mortuari, la lucerna, il lacrimatorio ecc.
Tornati a casa coi parenti del morto, gli amici raccoglievansi a funebre convito; e nove giorni dopo, celebravasi una sacra funzione detta Novendinalia.