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CAPO OTTAVO. Città e luoghi più rinomati dall’invasione Persiana alla fine della guerra del Peloponneso.
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Città e luoghi più rinomati dall’invasione Persiana alla fine della guerra del Peloponneso.
§ 43. L’occasione della guerra tra Persiani e Greci fu la rivolta dell’Jonia, e l’ambizione di Dario il grande.
L’itinerario dell’esercito invasore, condotto da Mardonio, genero del re di Persia, fu il seguente: passato l’Ellesponto, traversò la Tracia e la Macedonia, coll’intento di passare ad Atene e di soggiogare la Grecia intera. Ma l’impresa andò fallita; chè il suo esercito affievolito dalle continue pugne con quei montanari, dovette tornarsene in Asia; e la flotta, dopo aver sottomessi i Tasii, ed essere giunta fino al porto di Acanto, sorpresa da una tempesta, fu rotta dai venti e dalle onde sulle scogliere del monte Atos.
§ 44. Il mal successo di Mardonio non fece che irritare Dario; il quale mandò, sotto Dati ed Artaferne, una seconda spedizione più formidabile della prima. Invece di drizzar le prore, come la precedente volta, verso l’Ellesponto e la Tracia, si diressero i Persi da Samo attraverso il mare Icario, sull’isola di Naxo, di cui abbruciarono l’indifesa città. Rispettarono Delo, in onore d’Apollo, cui era sacra: presero e saccheggiarono Eretria, e sbarcarono a Maratona, volgendo sopra Atene. La battaglia che in quel luogo pugnossi rimarrà in sempiterno nella memoria degli uomini.
§ 45. Serse, il successore di Dario, preparò un’immensa oste a vendicare le sconfitte de’ suoi. Ponendosi egli stesso alla testa degli innumerevoli suoi combattenti, mosse dalla Cappadocia, ove li aveva raccolti, verso l’Ellesponto, sul quale aveva gittato un ponte di barche, cui il mare sommerse. Giunto sulle rive dello Scamandro, giurò di fare delle greche città la strage stessa che gli Achei avevano fatto di Troia. Da Sardi, in Lidia, mandò araldi in Grecia a chiedere l’omaggio della terra e dell’acqua; presso Abido, contemplò da un’alta rupe l’immensità del suo esercito e della sua flotta. Sopra due novelli ponti l’oste persiana valicò dall’Asia all’Europa.
Entrato nella Tracia, Serse arrivò nella vasta pianura di Dorisco, che l’Ebro irriga; indi passò nella Macedonia; in quell’atto che la flotta venne a gettar l’àncora alle foci dell’Axius, davanti a Terme.
§ 46. A difendere il passo delle Termopile, tra la Tessalia e la Locride, mandarono i Greci, sotto Leonida re di Sparta, quel pugno d’eroi che primi mostrarono ai Persiani come un popolo libero sappia per la patria morire.
La flotta asiatica frattanto fu colta da violenta procella sulle coste di Magnesia, tra il capo Sepia e la città di Castanea, e gettata sulle estreme rupi del monte Pelio e sulle prossime rive.
Ma, nonostante questo disastro, restavano ancora a Serse sufficienti vascelli per attaccare l’armata navale dei Greci, ancorata nell’Artemisio, dove la vittoria rimase indecisa.
Ritiratisi i Greci, la flotta persiana prese Istiea, si impadronì di tutto il lido dell’Elliopia; in quella che l’esercito entrava nella Focide, i cui abitanti si rifugiarono o sul monte Parnaso o presso i Locresi di Amfissa. L’oste persiana si divise allora in due parti: l’una, con a capo il re stesso, entrò nella Beozia, attraverso al territorio degli Orcomenii, distruggendo Platea e Tespia; l’altra, lasciando il Parnaso a destra, si diresse sopra Delfo, guastando ogni cosa sul suo passaggio.
§ 47. Serse entrò in Atene abbandonata, e l’incendiò; ma la vittoria di Salamina compensò largamente gli Ateniesi. Il superbo monarca dovette ritirarsi, lasciando Mardonio a continuare la guerra terrestre.
Le battaglie di Platea e di Micale posero fine alla seconda guerra Medica. – L’egemonia di Atene rimase per tal modo assicurata.
§ 48. Aristide, Milziade, Temistocle, Pausania avevano avuto la gloria di liberare la Grecia. Cimone ebbe quella di compiere la grand’opera, rendendo impossibile per sempre il ritorno degli invasori. I luoghi illustrati da questo valente capitano sono:
La fortezza Eion, nella Tracia, sul fiume Strimone, ove debellò i Persiani ritirativisi;
Amfipoli e Sciro, da lui prese, e nelle quali trovò le ossa di Teseo;
Tutte le città della Licia, della Caria, dell’Jonia e della Pamfilia, ch’egli occupò;
La Chersoneso Tracica, pur da lui soggiogata, ecc.
§ 49. Con Pericle, Atene giunse al colmo della gloria sotto tutte le più brillanti sue forme, nelle lettere, nelle arti, nelle scienze, nelle armi, nella colonizzazione e nel commercio.
Ma, cessata la minaccia dello straniero, le gelosie, le invidie e le altre male passioni, che il comune pericolo avea solo potuto sopire, non spegnere, scoppiarono; la rivalità di Atene e di Sparta mutossi in aperta lotta; e lunga e terribile funestò la Grecia la guerra del Peloponneso.
Le dissensioni di Epidamno, colonia di Corcira, figlia a sua volta di Corinto, con la metropoli, furono la prima occasione delle ostilità. Questa fazione dei Corciresi e dei Corintii segna il primo atto della guerra peloponnesiaca: il promontorio Chimerio nella Tesprotide, e l’isola di Sybota, testimonii d’una grande battaglia navale, sono i luoghi più meritevoli di menzione in questo periodo della gran lotta.
§ 50. Potidea, colonia di Corinto nella Calcidica, sull’Egeo, disputata fra gli Ateniesi e Perdicca, re di Macedonia; Atene, desolata dalla pestilenza; Lesbo, ribellatasi a Atene, sua metropoli, e crudelmente punita; Platea, assediata dai Peloponnesii; Naupatto, teatro di parecchie battaglie navali; Sfacteria, Anattorio, Megara, testimoni tutte di sanguinosi combattimenti; Delio, che vide una sconfitta degli Ateniesi; Mantinea, gloriosa per i Tebani; la Sicilia, per le imprese d’Alcibiade; Cizica, ove questo generale riportò splendida vittoria; la battaglia delle Arginuse, e quella di OEgos Potamos, con la quale Lisandro pose fine alla guerra; tali sono i fatti ed i luoghi più meritevoli di ricordo in questo agitato periodo della greca istoria.