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CAPO NONO. Luoghi più celebri dal termine della guerra peloponnesiaca al regno di Alessandro il Macedone.
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Luoghi più celebri dal termine della guerra peloponnesiaca al regno di Alessandro il Macedone.
§ 51. La rivolta del giovine Ciro contro Artaserse II fornì ai Greci occasione di far bella prova di sè come ausiliari di quel principe; il quale, costeggiata la Lidia e la Frigia, giunse co’ suoi alleati alle famose Porte-Cilicie, stretta gola di venti stadi di lunghezza; traversata la quale, pervenne sotto le mura di Tarso, la precipua città della Cilicia, di cui s’impadronì per trattato. Liberatosi così a tergo da ogni pericolo, ei potè giungere, senza ostacoli, a poca distanza di Babilonia, nella pianura di Cunaxa, dove si diede quella grande battaglia, in cui Ciro perdette la vita, ed i Greci, condotti da Clearco, fecero prodigi di valore.
§ 52. Quivi cominciò la Ritirata dei Diecimila, che uno dei più illustri duci e scrittori della Grecia, Senofonte, ha col suo racconto immortalata. Si diressero essi verso la Paflagonia, molestati sempre da Tisaferne il condottiere dei Persiani, fino alle montagne Carduche: ove, accortosi dell’inutilità de’ suoi sforzi per disperdere i Greci, questo capitano rinunziò ad inseguirli e si rivolse verso l’Jonia.
Sette giorni impiegarono i Greci a traversare gli accennati monti, danneggiati gravemente dai selvaggi abitatori; varcarono quindi il fiume Centrite, per entrare in Armenia, nelle cui aspre giogaie, avvolti nelle nevi turbinose, corsero nuovi pericoli. Passato il Fasi, furono assaliti dai Taoni e dai Fasiani, popoli bellicosi. Ma, respintili, penetrarono nel paese dei Caldei, limitrofi dei Calibi, guadarono il fiume Arpado, e in una vasta pianura abitata dagli Scutini, trovarono una vasta città chiamata Gimnasia. Dal monte Theches videro con somma gioia il mare. Visitarono quindi i paesi dei Macroni e dei Colchici; e toccarono finalmente Trapezonte, città greca e colonia di Sinope. Di quivi spedirono messi a Bisanzio, ove soggiornava una flotta Spartana, chiedendo navi pel ritorno; ma di soverchio indugiando la risposta, ed i loro viveri cominciando a scarseggiare, presero di bel nuovo le mosse verso Cerasonte, altra città greca e colonia anch’essa di Sinope. Ripigliato, dopo breve riposo, il viaggio, furono assaliti dai barbari Mosinechi, cui disfecero in battaglia, e si apersero con la forza delle armi un passaggio nella Tibarene. Gli Eracleoti ed i Sinopesi mandarono infine bastimenti di trasporto, sui quali s’imbarcarono, toccando Sinope, la più importante città della Paflagonia, poi Eraclea, colonia dei Megaresi; e dopo aver dovuto sostenere nuove pugne nella Bitinia, pervennero, ridotti a tre mila ottocento, a Crisopoli di Calcedonia, d’onde sulla flotta lacedemone passarono a Bisanzio. Ma, invece di recarsi a sospendere le loro armi agli altari d’Ercole o di Giove Salvatore, come l’atleta emerito che, contento delle sue corone, rinunzia oramai ai combattimenti, andarono a nuove guerre in Tracia ed in Persia.
§ 53. Questa ritirata di un pugno d’eroi, in mezzo alle orde innumerevoli dei barbari, dimostrò ai Greci la debolezza dell’impero persiano; ed il pensiero costante e tradizionale dei duci ellenici fu da allora in poi l’invasione dell’Asia, per vendicare la loro patria della irruzione di Dario e di Serse.
Agesilao, strumento di questo concetto nazionale, passò in Asia, devastò la Caria e la Frigia, e sulle rive del Pattolo sbaragliò il satrapo Tisaferne.
§ 54. Ma Sparta, minacciata da una confederazione delle città rivali, richiama Agesilao in Europa. – Egli traversa, combattendo e vincendo, la Tracia, la Macedonia, la Tessalia, giunge in Beozia ed a Coronea incontra e sconfigge i confederati.
Ma l’ateniese Conone disperde, nei paraggi di Gnido, una flotta spartana, e stacca dall’alleanza lacedemone quei di Chio, di Mitilene, d’Efeso, delle Cicladi, di Citera, e ridona per cotal guisa ad Atene il perduto dominio del mare.
§ 55. Se non che col trattato d’Antalcida Sparta compra dalla Persia la pace, ed appunta tutte le sue forze contro le città greche, sulle quali vuole stendere la sua barbara e rozza dominazione: Mantinea smantellata, Filionte e Corinto umiliate; la Tracia assalita, Olinto costretta a patteggiare, ecco le non pure nè invidiabili glorie di quel periodo degli annali spartani.
§ 56. Tebe esce allora dalla condizione secondaria di cui erasi fino allora appagata: due eroi, Pelopida ed Epaminonda, le danno un breve ma splendido primato in Grecia.
La civiltà e la preponderanza, viaggiando sempre al nord, passano finalmente le montagne che la Grecia dividono dalla Macedonia, paese alpestre che, di dirupo in dirupo, si abbassa fino al mare, ove tra il golfo Termaico ed il Saronico proietta una penisola terminata da tre promontori, di cui l’Atos è il principale.
Le città più notevoli di questo paese sono Scopia, Pella e Tessalonica. Olinto, poc’anzi accennata, giace nella penisola Calcidica.
Quivi un reame, ricco di agrari e minerali prodotti, abitato da una razza forte ed energica, era rimasto per lunghi secoli oscuro e senza diretta influenza sul mondo incivilito.
Filippo ed Alessandro lo innalzarono all’apice della potenza e della gloria.
§ 57. Sotto il regno di Filippo, i luoghi in Grecia e nei circonvicini paesi più degni di nota per grandi fatti militari e politici sono:
Egea, ove quel re fu incoronato in luogo di suo nipote Aminta;
I territorii dei Peonii e degli Illirici da lui soggiogati in una serie di vittorie che estesero la sua dizione fino al mare Adriatico;
Amfipoli, colonia ateniese, da lui rapita;
Crenide, le miniere del monte Pangeo ed altre importanti conquiste da lui fatte nella Tracia;
Fere, e la Tessalia, ov’egli intervenne con le sue armi per proteggere il popolo contro i tiranni, e per assicurarsi nei porti del golfo Termaico i mezzi di allestire un’armata navale;
I territorii di Crissa e di Cirra, sacri ad Apollo e dai Focesi non rispettati, origine della guerra sacra;
Filippopoli e Cabila, città nuove fondate da Filippo per assicurare contro i barbari la sua frontiera;
Cheronea, ove una grande vittoria trasse tutta la Grecia ai piedi del re di Macedonia.
Alessandro ereditò la potenza e l’ambizione di suo padre, e potè compiere il gran pensiero de’ Greci, la invasione dell’Asia.