Antonio Gramsci
L'albero del riccio

Lettera LV   Come in guerra

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Lettera LV

 

Come in guerra

 

 

Carissima Teresina,

il peggiore guaio della mia attuale vita è la noia. Almeno, i primi tre mesi dopo l’arresto furono molto movimentati: sballottato da un estremo all’altro della penisola, sia pure con molte sofferenze fisiche, non avevo tempo di annoiarmi. Sempre nuovi spettacoli da osservare, nuovi tipi di eccezione da catalogare: davvero mi pareva di vivere in una novella fantastica.

Ma ormai da piú di un anno sono fermo a Milano, in ozio forzato.

Mi preoccupa molto lo stato d’animo della mamma, d’altronde non so come fare per rassicurarla e consolarla. Vorrei infonderle la convinzione che io sono tranquillissimo, come realmente sono, ma vedo che non mi riesce.

Per lei il mio incarceramento è una terribile disgrazia alquanto misteriosa nelle sue concatenazioni di cause ed effetti; per me è un episodio della lotta politica che si combatteva e si continuerà a combattere non solo in Italia, ma in tutto il mondo, per chi sa quanto tempo ancora. Io sono rimasto preso, cosí come durante la guerra si poteva cadere prigionieri, sapendo che questo poteva avvenire e che poteva avvenire anche di peggio. Ma temo che anche tu la pensi come la mamma.

Saluti affettuosi a tutti. Vi abbraccio.

ANTONIO

 

 

 

 


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