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Lettera VIII La volpe e il puledro
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Lettera VIII
ho saputo che sei stato al mare e che hai visto delle cose bellissime. Vorrei che tu mi scrivessi per descrivermi queste bellezze. E poi, hai conosciuto qualche nuovo essere vivente? Vicino al mare c’è tutto un brulichio di esseri: granchiolini, meduse, stelle marine ecc. Molto tempo fa ti avevo promesso di scriverti alcune storie sugli animali che ho conosciuto io da bambino, ma poi non ho potuto. Adesso proverò a raccontartene qualcuna: per esempio, la storia della volpe e del polledrino.
Pare che la volpe sappia quando deve nascere un polledrino, e sta in agguato. E la cavallina sa che la volpe è in agguato. Perciò, appena il polledrino nasce, la madre si mette a correre in circolo intorno al piccolo che non può muoversi e scappare se qualche animale selvatico lo assale. Eppure si vedono qualche volta, per le strade della Sardegna, dei cavalli senza la coda e senza orecchie. Perché? Perché appena nati, la volpe, in un modo o nell’altro, è riuscita ad avvicinarsi e ha mangiato loro la coda o le orecchie ancora molli molli. Quando io ero bambino uno di questi cavalli serviva a un vecchio venditore di olio, di candele e di petrolio, che andava di villaggio in villaggio a vendere la sua merce (non c’era allora cooperativa né altro modo di distribuire la merce); ma di domenica, perché i monelli non gli dessero la baia, il venditore metteva al suo cavallo coda finta e orecchie finte.
Ora ti racconterò come ho visto la volpe la prima volta. Coi miei fratellini andai un giorno in un campo di una zia dove erano due grandissime querce e qualche albero da frutteto; dovevamo fare la raccolta delle ghiande per dare da mangiare a un maialino.
Il campo non era lontano dal paese, ma tuttavia tutto era deserto e si doveva scendere in una valle.
Appena entrati nel campo, ecco che sotto un albero era tranquillamente seduta una grossa volpe, con la bella coda eretta come una bandiera. Non si spaventò per nulla; ci mostrò i denti, ma sembrava che ridesse, non che minacciasse. Noi bambini eravamo in collera che la volpe non avesse paura di noi; proprio non aveva paura. Le tirammo dei sassi, ma essa si scostava appena e poi ricominciava a guardarci beffarda e sorniona. Ci mettevamo dei bastoni alla spalla e facevamo tutti insieme: bum! come fosse una fucilata, ma la volpe ci mostrava i denti senza scomodarsi troppo. D’un tratto si sentí una fucilata sul serio, sparata da qualcuno nei dintorni. Solo allora la volpe dette un balzo e scappò rapidamente. Mi pare di vederla ancora, tutta gialla, correre come un lampo su un muretto, sempre con la coda eretta, e sparire in un macchione.
Carissimo Delio, raccontami ora dei tuoi viaggi e delle novità che hai visto.
Ti bacio.