Luciano Zuccoli
L'amore di Loredana

PRIMA PARTE.

XIII.

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XIII.

 

Quella era la camera che aveva visto e tutelato gli amori di Loredana con Filippo; tra quelle pareti s'era svolto il dramma eterno della fanciulla che si tramuta in donna; e forse ogni oggetto, ogni mobile, ogni ninnolo conservava un ricordo, aveva un significato pei due amanti.

Emma De Carolis gettò uno sguardo a sua figlia, e disse bruscamente con voce secca:

- Sono venuta a prenderti.

Loredana, la quale era in piedi, ancora col cappello in testa, non potè frenare un sussulto, e ripetè:

- A prendermi?

- A prenderti, - annunziò Emma di nuovo. - A prenderti e a condurti a casa. Credi che sia venuta qui per assistere a questo scandalo, a questa vergogna? Su; levati codesto abito, metti il tuo vestitino nero; fa presto, perchè non abbiamo tempo da buttar via.

Loredana, udendo quella rampogna espressa con voce fredda, decisa, che non avrebbe attesa mai da sua madre, diventò pallidissima e si appoggiò allo schienale d'una sedia. Non comprendeva ancora bene, ma intuiva oscuramente che il suo amore era finito, spezzato, cancellato per sempre.

- Véstiti, - ripetè Emma. - Fa presto.

La fanciulla le si avvicinò, ma non osò stendere le braccia, per attirarla a .

- Mamma, - disse, - che cosa avviene?

Si passò una mano sul viso, come per fugare una nube che le avesse ottenebrato la vista; e seguitò:

- Mamma, non comprendo....

- Lo so; lo so, che non comprendi, - rispose Emma. - Obbediscimi; va a vestirti; ti spiegherò tutto, dopo.

- Ma dove andiamo, mamma? - esclamò Loredana, stendendo le mani quasi ad implorare.

- Dove andiamo? A casa; torniamo a casa nostra, a Venezia.

La fanciulla fece ancora un gesto, smarrita, guardandosi intorno.

- E Filippo? - domandò. - Lo sa, Filippo, che sei venuta, a prendermi?

Emma si sentì avvampare la faccia ed ebbe un lampo nello sguardo.

- Filippo? - ripetè. - Io, tua madre, ho da chiedere il permesso al conte Vagli per riprendere la mia figliuola? E tu obbedisci a lui, piuttosto che a me?... Lori, non farmi parlare, non tormentarmi....

Le due donne eran di fronte e si guardavano, ambedue timorose di far male e tuttavia nell'impossibilità di capirsi. Loredana tremava da capo a piedi, come già Filippo aveva tremato innanzi ad Emma; ma la fanciulla, invece di piangere e di smarrirsi, sentiva tumultuare nell'animo una ribellione sorda, imperiosa, veemente, che a pena era frenata dalla presenza della madre.

- Filippo, - essa mormorò, - Filippo non sa nulla, e io non posso partire così, senz'avvertirlo. Mi ha scritto che tornerà fra qualche giorno; ebbene, mamma, aspetta; glielo dirai tu, che io devo tornare a casa....

Emma non potè trattenersi, avanzò qualche passo, afferrò un braccio della figliuola, e la scosse con forza.

- Ma che cosa dici? - esclamò. - Chi è Filippo? Che diritti ha su di te, perchè tu non possa muoverti senza il suo beneplacito? Io non so chi sia, colui.... È un libertino che ti ha sedotta; e io devo aspettarlo qui, per chiedergli il permesso di riprendere mia figlia? Che cosa dici, pazza?

Per la durezza di quelle parole, per la stretta nella quale sentiva preso il braccio, per le offese lanciate a lei e al suo amante, Loredana proruppe. Si liberò dalle mani di sua madre, fece un passo indietro, e con gli occhi scintillanti, colla persona eretta come se tutti i nervi si fossero tesi rudemente nel suo corpo fragile, ella rispose:

- Ma è inutile, sai? È inutile che tu insista! Io non parto: io non mi muovo.

- Lori, - mormorò Emma, - pensa a quel che fai....

- Non parto, non mi muovo, se prima non è tornato Filippo, - rincalzò Loredana con voce che le usciva tronca dalle labbra. - Filippo ha dei diritti, su di me; tu puoi ignorarli; io non posso, se non sono una ragazza spregevole. I suoi diritti non li ha inventati lui; glieli ho dati io, perchè l'amo, e ho abbandonato ogni cosa per seguirlo. Egli non mi ha sedotta; gli volevo bene, gli voglio bene oggi più che mai; vivo qui sola, in questo paese, per lui. Che colpa ha Filippo in tutto questo? Se anche avessi sposato Adolfo, oggi vorrei bene a Filippo, perchè non ho mai amato che lui; e perciò Filippo è un libertino? Se anche fosse? Io lo amo, gli ho dato tutti i diritti su di me, e tanto peggio per me, dunque! Del resto, mamma, non è questione di diritti. Io dovrei partire senza avvertirlo? Egli torna, felice di stare con me, e non mi trova più? Che cosa mi ha fatto, per trattarlo a questo modo? Non parto, non mi muovo, fin che io non lo abbia rivisto....

Emma ascoltò in silenzio; il suo sdegno, a mano a mano che la figlia parlava, andava cadendo. Ella raffrontava mentalmente le parole di Filippo con le parole di Loredana, e sentiva di trovarsi alle prese con una passione senz'argini, fatta d'impeto, contro la quale era impossibile agire con la forza.

Sedette in una poltrona, e quando Loredana tacque, ella disse, addolcendo la voce:

- Capisco che lo ami. Lo ami più di me. Io sono una povera mamma, Ero venuta per perdonarti.... Quante mamme avrebbero perdonato?

Udendo quella voce, la solita voce buona di sua madre, Loredana s'avvicinò, si mise in ginocchio presso la poltrona, ricinse con le braccia il busto di Emma; e mentre le scendevan le lagrime silenziose per le gote, susurrò:

- Sì, mamma. Io ti voglio tanto e tanto bene....

Esitò un istante, poi aggiunse con qualche incertezza:

- Ma per Filippo è un'altra cosa; non lo amo di più, lo amo diversamente. E non posso, credimi, abbandonarlo in questo modo.... Tu mi hai perdonato, mamma; e sono così felice! Ma non posso abbandonare Filippo senza dirgli una parola.... Ah tu non sai come voglio bene a te, come voglio bene a lui! Ho tanto sofferto, pensando a te, che eri sola; non ho mai avuto un giorno di requie; non dirmi che io ti ho dimenticata....

Cautamente, mentre Loredana parlava, Emma le tolse il lungo spillo e le liberò la testa dal cappello, posandolo sulla tavola vicina; poi con la mano leggera le accarezzò i bei capelli dai riflessi dorati.

- Lo so, - disse, - che mi vuoi bene. E per ciò ti ho perdonato. Ma il mio perdono, vedi, non servirà a nulla, se non potrò aiutarti....

- Aiutarmi, come? - interrogò Loredana stupita.

- Nessuno sa che tu sei fuggita col conte. A tutti io ho narrato che sei fuori, in campagna, presso una famiglia amica. La cosa è parsa vera, e non si parla più della tua assenza; ma i giorni passano, e se tu non torni, verrà il momento ch'io dovrò confessare la tua fuga.... Hai capito, Lori? Io dovrò confessare la tua fuga, e tu non potrai più tornare a Venezia, se non vorrai che tutti ti segnino a dito, e ridano di me e di te. Hai capito, Lori? Ecco perchè son venuta a prenderti; siamo ancora in tempo; il tuo ritorno sembrerà naturale, e con l'aiuto di Dio, se nulla di peggio avverrà, questa brutta pagina della tua giovinezza sarà un mistero per tutti. Hai capito, Lori?

Loredana tentennò il capo, e si alzò, asciugandosi gli occhi.

- Non me ne importa niente, - disse poi. - Perchè devo occuparmi di ciò che si dirà un giorno?... Tu agisci, mamma, come se io un giorno dovessi sposare Adolfo Gianella o qualche altro. Io appartengo a Filippo, e apparterrò sempre a lui. Non si tratta d'una pagina della mia giovinezza; si tratta della mia vita intera, che ho donata a Filippo.... Gli altri non esistono più per me.

La madre sospirò, mulinando di pronunziar qualche parola decisiva, e temendo di pronunziarla; fece sedere la fanciulla sulle ginocchia, le fece appoggiar la testa alla sua spalla, e osservò cautamente:

- Dici bene, Lori. Hai dato la tua vita intera al conte. Ma se il conte si stancasse di te, e se tu comprendessi un giorno che gli sei di peso?

Loredana balzò in piedi, guardando sua madre con gli occhi spalancati.

- Non dirlo, mamma! Non lo pensare nemmeno! - esclamò. - Sai qualche cosa tu? Ti hanno raccontato qualche cosa di lui?

Emma allungò le braccia, fece sedere di nuovo la figlia in una poltroncina ch'ella aveva avvicinato; e di nuovo con voce dolce e piana, disse:

- Non so nulla, cara, non mi hanno raccontato nulla. Ma gli uomini sono facili a stancarsi e a mutare....

- Filippo è diverso, sentenziò Loredana prontamente.

- Il conte, - osservò Emma, - gode una posizione privilegiata, ha abitudini signorili; può stancarsi non di te, ma della vita che per te sarà costretto a condurre; forse i parenti gli daranno dei dispiaceri, e, non conoscendoti, giudicheranno che tu sia una donna cattiva. Il conte è ricco, e si fa presto a supporre che una ragazza viva con lui non per amore, ma per calcolo.

Loredana ascoltava inorridita, con le mani strette, fremendo come l'avessero obbligato a piegarsi e a guardare in un gorgo minaccioso, dal quale presto ella doveva essere ingoiata.

- Che cose ripugnanti mi dici, mamma! - esclamò, torcendo istintivamente la bocca.

Ma Emma, sorrise con tristezza, e accarezzò le mani della figlia, bianche, dalle lunghe dita.

- Son cose vere, di tutti i giorni, - ella disse poi. - Ed è per questo ch'io son venuta a prenderti. Ah, imagina, Lori, che sarebbe di me, se dovessero accusarti non solo di aver gettato il tuo onore, ma di esserti venduta a un ricco! E non pensi che potrebbero sospettare anche di me, come se io avessi visto, compreso e permesso? Io sola conosco la verità; io sola ho udito le tue parole e le parole del conte....

Si morse le labbra, volle aggiustar la frase, ma già Loredana l'aveva afferrata e già di nuovo, con un balzo, era dritta innanzi a sua madre.

- Di Filippo? - gridò. - Hai udito le parole di Filippo? L'hai visto, dunque? È stato da te? Che cosa ti ha detto?... Anch'egli mi ama, non è vero? Me l'aveva promesso, che ti avrebbe fatto giungere mie notizie; ma egli è venuto a trovarti.... Vedi come è leale? Se volesse abbandonarmi, se pensasse di potere stancarsi di me, non verrebbe a parlarti.... Dimmi quando l'hai veduto; che cosa ti ha detto?

Emma dovette raccontare, e raccontò della visita e del colloquio avuto con Filippo; la fanciulla stava attenta, quasi senza respirare, accompagnando la narrazione di sua madre con brevi cenni del capo; e quando Emma ebbe finito, Loredana tornò a sedersi e restò a lungo muta e cogitabonda.

- Infine, - ella osservò a un tratto, - egli ha acconsentito alla tua idea, e ti ha permesso di venire a prendermi. È molto strano il suo amore....

- Io l'ho persuaso, - disse Emma.

- Oh aveva paura, dunque? - domandò Loredana. - Di che cosa aveva paura? Io non ho avuto paura di nulla, quel giorno....

Tacque nuovamente; a poco a poco l'espressione del suo viso mutava, diventando chiusa e dura, come se uno spasimo contraesse i muscoli del bel volto giovanile; la fronte bianca e fresca fu solcata da una ruga, e le labbra si strinsero, mostrando agli angoli una piega di disgusto.

Ella s'alzò.

- Aspettami, - disse. - Mi svesto, indosso il mio vestitino nero, e poi partiamo!

Emma, che aveva colto con l'occhio intento la mutazione rapidissima di quel viso, che aveva notato la inflessione recisa della voce, che vedeva la figlia impallidire, volle seguirla.

Loredana entrò nella sua camera da letto, si guardò intorno come avesse sentito tremare il pavimento sotto i piedi; s'avvicinò a un baule per aprirlo; poi si fermò ancora, passandosi una mano sul volto e sulla fronte.

- Ora partiamo, - ella ripeteva. - Ora partiamo. Aspettami.

Ma, d'un tratto, mentre s'inchinava per sollevare il coperchio del baule nel quale conservava il suo povero abito nero, mandò un grido e cadde a terra di schianto.

 

 

 


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