Luciano Zuccoli
L'amore di Loredana

SECONDA PARTE.

VI.

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VI.

 

Ogni volta che Loredana doveva traversare la folla, si sentiva stringere il cuore. La folla era mutata da qualche tempo per lei; aveva compreso ch'ella non era più una signorina come tante altre, e la guardava con sorrisi sguaiati e con occhi insolenti. Gli uomini pensavano che poichè la fanciulla si dava a qualcuno, poteva darsi a tutti; era una femmina da prendere e da trattare senza scrupoli.

Questo concetto, che nessuno le aveva spiegato, ma che Loredana aveva sicuramente intuíto in coloro ch'ella conosceva e nei molti che non conosceva se non di vista, o non conosceva affatto, le aveva messo in cuore un grande spavento. Anche l'ammirazione onde si sentiva circondata, diversa da quella che si tributava ad altre donne, trovava espressioni petulanti, esclamazioni ciniche ed oltraggiose, che facevano fremere la giovane.

Quando lo spettacolo fu finito e Berto le ebbe avvolto intorno il lungo mantello di panno bianco, Loredana disse al suo cavaliere:

- Mi stia vicino, la prego; no, non mi dia braccio; mi stia al fianco.

E uscirono seguiti da Clarice.

Nei corridoi la folla procedeva adagio; l'apparizione di Loredana fu salutata da un mormorio, e qualcuno si destreggiò in modo da farlesi accosto e da squadrarla a un palmo di distanza, perchè s'era detto ch'era dipinta in volto. Un gruppo di nomini che le stava innanzi, s'aperse e le diede passo, per osservarla meglio; alcuni abbozzarono un sorriso, ma vedendo che il Candriani l'accompagnava, ripresero il loro contegno serio.

- Bella, non vi pare? - chiese una voce.

- Carne di lusso, - rispose un altro.

Berto si rivolse prontamente, ma non potè comprendere da chi venisse la frase villana. Tutti guardavano a terra, perchè eran giunti alle scale e studiavano dove mettere il piede. Le scale anche rigurgitavano di gente; si camminava assai lentamente, e Loredana s'irritava in silenzio, parendole di non poter mai uscire da quella stretta, liberarsi da quei contatti. Mentre cominciava a scendere, un'altra voce risuonò:

- È la mantenuta, del conte Vagli.

Loredana a stento riuscì a trattenere un grido; la definizione le aveva traversato il cuore come una pugnalata; cercò Berto con gli occhi, ma questi l'aveva lasciata d'un balzo, era risalito, urtando i più vicini, s'era gettato tra gli uomini di cui aveva notato poco prima il contegno insolente. Essi parvero sorpresi della sua furia ed evitarono di guardarlo, facendogli largo con premura cortese; egli capì che sarebbe stato assurdo accusar l'uno o l'altro alla cieca, e chieder ragione di parole delle quali nessuno pareva conoscere la provenienza. Tornò indietro, raggiunse Loredana, le offerse il braccio e, attraversato rapidamente l'atrio, la condusse alla gondola. Era una gondola col felze, due gondolieri.

La giovane vi entrò, si abbandonò sul cuscino di destra, e non appena si sentì libera e sicura in quella penombra, proruppe a piangere.

Berto che le sedeva a fianco, era desolato; le prese una mano e gliel'accarezzò cautamente.

- È la canaglia, - disse. - È la canaglia anonima, che non sa come sfogare la sua invidia. Non pianga, Loredana.

La signora Teobaldi non aveva parola per l'indignazione che le serrava la strozza; ella faceva grandi gesti, tenendo in mano il fazzoletto e il ventaglio, e alzando ora l'uno, ora l'altro in segno di protesta. Finalmente riuscì a esprimere il suo pensiero:

- Ma il sindaco, - dichiarò, - dovrebbe fare una legge, una severissima legge contro quelli che insultano le donne!

- Che c'entra il sindaco! - esclamò Berto, alzando le spalle.

- Il sindaco dovrebbe cacciare dalla città tutti i mascalzoni! - insistette la signora Teobaldi.

- Così Venezia resterebbe vuota! - disse il Candriani, che in quel momento non aveva voglia di distinguere.

- Povera piccina, povero tesoro bello, non pianga! - riprese Clarice, volgendosi a Loredana, la quale rimaneva nell'ombra, e liberata la mano dalle mani di Berto, andava singhiozzando col fazzoletto sulla bocca.

Fa un triste viaggio fino a casa. La gondola scivolava rapida nel silenzio, che la voce del gondoliere di poppa rompeva di tanto in tanto col grido d'avvertimento; s'udiva il tuffo dei remi e lo sgocciolìo dell'acqua.

Nessuno parlava più; il Candriani pensava che non v'era modo di consolare la giovane, perchè sarebbe sfato ridicolo aprire una discussione sulle mantenute e metterle a confronto con lei; bisognava attendere ch'ella stessa, giudicando l'inanità dell'accusa, potesse disprezzarla; ma Berto doveva confessarsi che a tanto dolore non era sola causa l'ingiuria triviale e ch'egli forse, con la sua leggerezza, col suo racconto indiscreto, con le rivelazioni intorno alla Fioresi, aveva fatto il possibile per avvelenare a Loredana quell'ora di svago; e molestato da questo pensiero, si sentiva goffo e nervoso. La Teobaldi andava dicendosi che le cose da qualche tempo si guastavano e che Loredana, la sua Loredana, era troppo spesso malinconica; avrebbe dato il sangue per quel «tesoro di Dio», per renderle il bel sorriso e la pazza allegria dei giorni, pur così vicini e già così lontani, in cui erano andate ad abitare alle Zattere. Bisognava accomodare, bisognava trovar qualche cosa per renderla ancora felice, ma non sapeva che cosa, e si struggeva guardando quell'ombra nell'ombra, udendo quel singhiozzo sommesso; a poco a poco, anch'essa, Clarice, si sentì inumidir gli occhi e lasciò scorrere le lagrime, con un gran desiderio di stringere la fanciulla tra le braccia e di accarezzarne la bella faccia dolorosa.

L'episodio della contessina, le imprudenze del Candriani erano ormai dimenticati dalla giovane; ella si ripeteva mentalmente la parola «mantenuta» fin quasi a smarrirne il significato; non aveva fatto altro dacchè era salita in gondola, non ad altro aveva potuto pensare. Comprendeva d'un tratto il perchè dei sorrisi e degli sguardi procaci che la perseguitavano, del mormorio che l'accompagnava se compariva in pubblico: era giudicata, classificata, bollata; non poteva difendersi; non poteva gridar per le vie il suo amore, le sue illusioni, la sua fede; credevano che avesse patteggiato e si fosse venduta; era povera un giorno ed oggi aveva gondola, casa, dama di compagnia, tre persone di servizio, abiti eleganti, denaro, gioielli. Non aveva chiesto nulla, ma non importava; era l'amante d'un signore; carne di lusso, avevan detto, e poi mantenuta; non viveva nel lusso? non s'era accorta del mutamento? a che valevano le scuse?

In verità non s'era accorta di nulla, perchè il suo piacere era tutto nell'amar Filippo e nell'esserne amata, e l'avrebbe amato nel lusso o nella miseria, e agli agi della vita non aveva dato alcun peso. Ma questo non contava per gli altri. Gli altri? Chi erano gli altri? Erano uomini che la volevano e le serbavano rancore perchè non si dava; eran donne che la odiavano pel gusto di odiare, come odiano le donne. Essi avevano ragione perchè le apparenze eran contro di lei; s'era abbandonata totalmente a Filippo, il quale avrebbe potuto metterla su un trono o relegarla in un abbaino, senza ch'ella chiedesse perchè; la presenza di lui era il perchè d'ogni cosa, ed egli faceva ciò che doveva, e ciò ch'egli faceva era ben fatto. Ma a queste dedizioni intere e profonde, nessuno presta credito; e il mondo diceva «carne di lusso», «mantenuta»!

Con gli occhi sbarrati nella penombra, dimentica di quelli che le stavano vicino, la fanciulla si lasciava cullar dalla gondola, rivolgendo questi pensieri in mente, e torturandosi senza posa; allorchè la gondola si fermò, ella diede un sobbalzo e s'afferrò al braccio di Berto, come fosse repentinamente caduta da un'altura.

- Siamo a casa? - domandò.

- Siamo a casa, - ripetè Clarice; e col fazzoletto le asciugò gli occhi perchè i servi non vedessero, e poi le diede un bacio sulla fronte. - Tesoro caro!...

Mentre Clarice s'avviava, chinandosi per uscir dal felze, seguíta da Loredana e da Berto, sulla fondamenta, risuonò la voce allegra di Filippo.

- A quest'ora? - egli disse ridendo. - Siete state a teatro? E c'è anche Berto? Ma è un complotto, allora, una grossa bricconata!

Loredana uscì in fretta, si fece presso a Filippo, con un movimento rapido e timoroso, quasi cercasse protezione. Era felice di vederlo e di udirne la voce. Ella disse:

- Siamo state al Goldoni, abbiam trovato il conte, che ci ha ricondotte.

- Potenza dell'amore! - pensò Clarice. - È già consolata! ha la sua voce solita.

Berto si grattò la nuca ricciuta. L'incontro con Filippo imbrogliava le cose: bisognava raccontargli ciò ch'era avvenuto a teatro, o tacere?

- Io non racconto nulla! - egli decise tra di . - Ci penseranno le signore se vorranno!

- Sono stato al «Grand Hôtel», - disse Filippo, mentre tutti si fermavano presso la porta di casa. - C'era anche lo zio Roberto.... E ti sei divertita, Lori? Che cosa davano al Goldoni?

- Sì, mi sono divertita molto! - esclamò Loredana, presto. - Davano il «Boccaccio».

- Non racconta nulla! - pensò il Candriani. - Le confidenze gliele farà quando saranno a letto....

Egli si scoperse il capo per prendere congedo, ma Filippo lo fermò:

- Non andartene; vieni su. Ti offro una coppa di sciampagna.

- Se paghi da bere.... - disse Berto ridendo ed entrando in casa egli pure.

- Sì, pago da bere! - rispose Filippo allegramente. - Dobbiamo bere. Come si dice? nunc est bibendum? Me n'è capitata una graziosissima.

- Ahi! - pensò Berto. - Una graziosissima, anche a lui!

Erano nell'anticamera; senza badare se Berto vedesse o no, senza curarsi di Piero, che stava in un angolo ad aspettare ordini, Loredana si gettò improvvisamente tra le braccia di Filippo e lo baciò sulla bocca.

- Gran Dio, quale passione! - esclamò Filippo stupito. - Scusami, Berto!

Il giovane aveva voltato la faccia contro uno specchio e faceva dei gesti comici, che potevano essere di protesta o d'assoluzione. La signora Clarice diede in una risata. Loredana, sorpresa ella stessa e tornata calma, arrossì fino ai capelli.

VII.

Quando furono nel salottino, mentre le signore s'erano ritirate un istante per togliersi i mantelli, Filippo disse a Berto Candriani:

- Mi son giuocato più di due milioni.

Berto fece un balzo sulla poltrona, nella quale aveva preso posto.

- Sei matto! - esclamò. - Da quando in qua ti sei messo a giuocare?

- Eh no! - disse Filippo ridondo e accendendo una sigaretta. - Non li ho giuocati a macao o a faraone; li ho giuocati a parole, con lo zio. Egli mi ha fatto comprendere, anzi mi ha detto chiaro e tondo che se non lascio Loredana e se non sposo Giselda, non vedrò un centesimo del suo patrimonio. Io gli ho risposto che se lo tenga, che faccia della beneficenza, che vada al diavolo. E così, l'affare è liquidato! Che te ne pare? Non è il caso di bere un goccio di sciampagna alla salute dei parenti?

Berto Candriani non rispose subito; pareva guardasse le vecchie stampe lascivette appese alla parete, raffiguranti il bagno di Diana cacciatrice, l'incontro con Atteone, Diana e le Ninfe.

- È un grosso pasticcio, - egli sentenziò infine. - Ma tu credi che le decisioni di tuo zio siano inappellabili?

- Senza dubbio, anche perchè mia madre soffia sul fuoco. Mia madre ha preso partito per la Fioresi, e tu sai quanto sia risoluta e tenace. Se Roberto volesse scendere a più miti consigli, dovrebbe lottare con mia madre, dalla quale gli è venuto certo il suggerimento di queste minacce. E figurati se lo zio vuol perdere tempo e fiato a discutere!...

In quell'istante comparve il domestico, il quale recava lo sciampagna, le coppe, il servizio col : dispose tutto sopra un tavolino e si ritirò silenziosamente.

- E vuoi raccontar questo alla signorina? - domandò Berto.

- Non ho ragioni per nasconderlo, - disse Filippo.

Berto gli fe' cenno di tacere: s'udiva nella camera prossima il fruscìo d'una gonna. Egli susurrò prestamente:

- Non dirle nulla! È troppo agitata stasera.

E si alzò per andare incontro a Loredana, che entrava sorridendo.

- Come siamo eleganti, eh? - disse il Candriani, guardandola così svelta e bianca.

Filippo fissò la giovane e le si avvicinò.

- È strano! - esclamò. - Ora che ti vedo bene, mi sembri molto pallida; si direbbe che tu abbia pianto....

Loredana s'appressò al tavolino e si dispose a preparare il , cercando di darsi un contegno e di sfuggire alle indagini di Filippo; ella era inquieta, come se l'amante avesse scoperto qualche gravo fallo.

- No, sai? - ella balbettò. - Non ho pianto....

- Che cosa è avvenuto? - domandò Filippo al Candriani. - Perchè non volete dirmelo?

Il Candriani era tornato a sedersi, ma presso il tavolino; aveva preso da un canestro alcuni biscotti che andava mangiando con pacata attenzione, e guardava le belle mani della giovane affaccendata intorno alla teiera e al bricco dell'acqua bollente.

- Glielo diciamo? - egli chiese ridendo a Loredana. - Bisogna dirglielo, altrimenti crederà che sono stato io a farla piangere.... Ecco, Flopi, ascolta....

Filippo sedette egli pure vicino a Berto, e sedette anche Loredana, dopo avere offerto ai due uomini la tazza di .

- È stato così: - disse il Candriani. - Mentre uscivamo dal teatro, un farabutto ha ingiuriato la signorina; non ho potuto scoprire chi fosse; tutti guardavano a terra e parevano sonnambuli. La signorina, quando fu in gondola, visto che il tragitto era lungo e noioso, occupò il tempo a piangere, e io che voleva farle la corte sono rimasto con un palmo di naso....

Loredana si mise a ridere.

- È tutto qui? - domandò Filippo incredulo.

- È tutto qui, - rispose Berto. - Vedi che ora ride; non potrebbe dimostrati meglio che si trattava d'una inezia.

Filippo scosse la testa; sapeva bene che vicina a lui, la giovane dimenticava ogni dolore, e la sua piccola risata squillante non gli provava nulla.

- Ma che cosa hanno detto? - egli incalzò.

La fanciulla gettò una rapida occhiata a Berto, il quale non si aspettava una domanda categorica.

- Chi se ne ricorda? - egli fece, impacciato. - Lei se ne ricorda, signorina?

Loredana tornò a ridere; ormai non le importava delle ingiurie, ed era tutta felice di sentirsi protetta dall'amante, nella sua casa elegante e quieta.

- Sì, me ne ricordo, - ella dichiarò, ancora sorridendo. - Mi hanno detto: carne di lusso....

- Oh, i mascalzoni! - esclamò Filippo, oscurandosi in volto.

- E poi, - soggiunse Loredana col suo placido sorriso, - e poi, mantenuta!

Filippo sussultò; nella stessa ora, la folla anonima e lo zio Roberto gettavano in faccia alla ragazza la stessa accusa, coprivano di fango il suo amore. Egli dissimulò il suo turbamento, e disse:

- Hai ragione, cara, di ridere; non si può che ridere di certe volgarità.... Ora ci verserai una coppi di sciampagna e berremo...., berremo a dispetto degli invidiosi.

- E ai due milioni! - sì lasciò sfuggire Berto.

- E alla carne di lusso! - concluse Filippo ridendo.

Loredana s'era alzata a versare il vino dorato nelle coppe. Un po' inclinata verso i due uomini, con la bella testa adorna di pettini scintillanti, il bel corpo chiuso nell'abito bianco, ella era l'imagine della giovinezza forte e procace. Le tre coppe si urtarono lievemente, qualche goccia cadde sul tavolino.

- Perchè beviamo ai due milioni? - chiese Loredana d'un tratto, come ricordandosi. - Che cosa vuol dire?

- Nulla, nulla, vuol dire, - interruppe l'amante.

- Sì, vuol dire qualche cosa, - insistette Loredana. - Vedi: io ti ho raccontato tutto, e tu non mi racconti.... Quando ci siamo incontrati stasera, ci hai detto che avevi avuto un'avventura graziosissima. Non è forse vero, conte?

Il Candriani assentì con un moto del capo.

- Ti racconterò dopo, - promise Filippo. - Non si tratta di un'avventura. E del resto, non potrei avere un segreto?

- Certo, - osservò Loredana pensierosa. - Ma allora non si annuncia....

I due amici diedero in una risata.

Berto Candriani bevve ancora una coppa di sciampagna, parlò dei prossimi spettacoli della Fenice, e dopo pochi istanti si congedò.

Non appena egli ebbe varcata la soglia, Loredana gettò le braccia al collo di Filippo.

- Caro! - ella disse baciandolo. - Che cosa ti è avvenuto? Perchè vuoi tacere con la tua viperetta?

L'amante sorrise e le passò un braccio attorno alla vita.

- Non voglio tacere nulla, - egli dichiarò. - Berto m'aveva detto che tu eri agitata questa sera, e perciò non ti raccontavo l'incidente, che non ha alcuna importanza, del resto; poi egli stesso ha voluto fare il brindisi ai due milioni, quella testa matta!

- Sai perchè? Mi ha visto ridere e allora ha compreso che non ero agitata.

Dolcemente, stringendola al fianco, a piccoli passi, Filippo l'accompagnava nella camera di lei, e la baciava sui capelli. Così spesse volte egli si largiva il piacere di assistere mentre la fanciulla si spogliava e talora le prestava mano; in tal modo tra gli scherzi e i baci, la scena si prolungava e finiva sempre a una maniera.

Quando fu nella camera da letto, Filippo prese posto in una poltrona, e la giovane s'accinse a togliersi gli abiti.

- Ebbene, Flopi? - ella chiese.

- Ah ecco! - disse Filippo. - Sono stato al «Grand Hôtel» e ne sono uscito con lo zio Roberto, il quale ha colto l'occasione per farmi una delle solite prediche. Ci siamo accalorati; egli mi ha minacciato di diseredarmi, e io gli ho detto che me ne infischio; a quel che pare, i due milioni dello zio sono così sfumati, ma io preferisco loro la mia libertà piena e assoluta. Ecco tutto, Lori; vedi che non valeva nemmeno la pena di parlarne.

Loredana, rapidamente liberatasi della gonna, rimase attonita.

- Due milioni! - ripetè a un tratto.

- Poco più, poco meno, - disse Filippo. - Ma io non ho mai avuto bisogno del suo denaro, e tu lo sai.

La fanciulla gettò gli abiti sopra una sedia, e restò ritta innanzi all'armadio a specchio....

- Per colpa mia! - ella esclamò.

- Lori, te ne prego, - disse Filippo, - Mi dispiace quando tu parli così: non è per tua colpa, ma per colpa dei miei parenti. Non è una novità, questa: ti ricordi che io te l'avevo detto? I miei parenti non capiscono, e le discussioni non valgono a niente....

- Vogliono che tu mi lasci? - incalzò Loredana.

- S'intende! - rispose Filippo. - Lo zio Roberto, poveretto, non è che lo strumento di mia madre, la quale lo fa agire e parlare, ed egli agisce e parla, tanto per avere pace.

- Vogliono che tu mi lasci? - ripetè Loredana. - E non vogliono altro?

- Per bacco! - esclamò Filippo ridendo. - Mi pare che basti....

- No, potrebbero volere di più, - disse la fanciulla, dopo un attimo d'esitazione, - Potrebbero volere che tu ti sposi.... Perchè, Flopi, io non capisco.... Se tu mi lasciassi, che faresti? Vivresti senza amanti e senza moglie? Pretendono questo i tuoi parenti?... Non vogliono che tu ti sposi? Non hanno qualche signorina che piace loro e che ti offrono?

Filippo tacque, stupito, e si chiese come mai la piccola Lori, ch'egli reputava ancora poco più d'una bambina, col solo aiuto della logica, fosse giunta alla verità. Per nascondere il suo impaccio, egli si alzò e disse:

- No, no: che ti viene in mente?... Lascia che io ti guardi....

Loredana fece un gesto per allontanarlo, e insistette:

- Veramente, Flopi, non ti hanno mai parlato di matrimonio, non vogliono che ti sposi?

- Ma no; sono tue fantasie queste! - ripetè Filippo.

- Sei pronto a giurarmelo?

- Te lo giuro....

- Sei pronto a darmi la tua parola d'onore?

Filippo ebbe un attimo di titubanza ormai non poteva più retrocedere.

- Ti do la mia parola d'onore! - disse.

La fanciulla si coprì il volto con le mani e ruppe in pianto.

- Come! - esclamò Filippo, sorpreso. - Ora piangi? Non sei contenta? Forse non credi?

Ella gli stava innanzi con le braccia e il petto scoperti; aveva, le mutande di batista che le arrivavano al ginocchio, le calze di seta grigia, le scarpette basse e bianche: pareva un piccolo gentile Pierrot.

- Così carina, - disse Filippo, - e così cattiva! Ma non sei contenta, ti ripeto?

Loredana riuscì a rispondere tra i singhiozzi:

- Sì, - dichiarò, mentendo alla sua volta, - piango perchè sono contenta!

Filippo si mise a ridere, e la strinse al petto, sollevandola da terra.

- Vieni, - disse. - Vieni, mascheretta bella, viperetta cara. Tu sei tanto bella, io ti amo tanto....

La giovane gli si avvinghiò al collo, si lasciò adagiare sul letto, e tra le lagrime cercò la bocca di lui, che mentiva e baciava così bene....

 

 

 


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