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VIII.
L'inverno fu singolarmente crudo e lungo quell'anno, a Venezia; nevicò più volte e nei giorni sereni una gelida bora soffiò con violenza. Molte famiglie abbandonarono la campagna innanzi tempo e iniziarono la stagione dei ricevimenti e delle feste prima dell'usato; a metà novembre, la vita elegante, in causa dei rigori invernali, fioriva già in tutto il suo rigoglio.
Filippo ne fu ripreso a poco a poco, quasi senz'accorgersene; ritrovò gli amici, e rifece la solita ruota di visite e di consuetudini, tra quei soliti gruppi di persone, alla quale era abituato.
Ma per Loredana ebbe le cure più sollecite. Il mormorìo del mondo e l'astiosità dei parenti gli avevan reso la fanciulla anche più cara, e spesso rinunziava a qualche trattenimento mondano per dedicarle il suo tempo. L'aveva circondata di lusso, provvedendole abbigliamenti a Milano, facendole regali di gioielli, coprendola di sete e di merletti e di pelliccie, perchè la sua bellezza avesse una degna cornice.
Era mutata; un dolore sordo e profondo andava rodendola dal giorno in cui aveva scoperto che il suo Flopi mentiva; e mentiva perchè l'amicizia con Giselda Fioresi doveva avere un significato ch'egli non poteva confessarle. Dapprincipio, quando s'accorse che Filippo riprendeva le sue abitudini mondane, la giovane lo seguì col pensiero affannosamente; si fece raccontar volta per volta ciò che egli aveva visto e ciò che aveva detto; notò che mai non pronunziava il nome della contessina Fioresi, anche quando dai giornali si poteva rilevare che la contessina frequentava le feste e i ritrovi ai quali Filippo prendeva parte. Mille volte, Loredana era stata in procinto di chiedere spiegazioni, e mille volte s'era trattenuta, pensando ch'egli avrebbe mentito ancora.
Poi a poco a poco, riuscì a dominarsi; non volle più sapere, non interrogò più. Ella era la sua amante, che lo attendeva con desiderio inesprimibile e gli si dava tutta con infinita voluttà; faceva tacere la gelosia terribile che le attossicava il cuore, divorava in silenzio le lagrime e si mostrava sempre lieta e sorridente. Era un eroismo d'ogni giorno, d'ogni ora, che Filippo non sapeva, non avrebbe mai saputo.
Anche quel lusso che la circondava le pareva soverchio; indossava la pelliccia, infilava nelle dita gli anelli preziosi con un certo piccolo brivido, pensando che il nome di mantenuta le conveniva allora meglio che mai. Non gliene importava; il mondo le era così sconosciuto e così lontano, che non voleva occuparsene; ma sua madre, la buona signora Emma, s'era inquietata per lei.
Loredana andava sempre a trovare la mamma nella casetta bianca sul campiello solitario. Ogni volta era certa d'incontrare per la via Adolfo Gianella, il suo antico fidanzato, il quale le faceva la posta. Egli le era rimasto stranamente fedele, attraverso l'uragano di scandalo e di maldicenza che aveva travolto il nome della giovane. La seguiva a distanza per lunghi tratti, la guardava con intenso piacere, e ne era forse più innamorato che nei giorni in cui ella era vergine e innocente. Adolfo aveva appreso tutto dalla bocca dei curiosi e degli sfaccendati, la vita e l'amore di Loredana, e poi aveva scoperto il nido degli amanti e s'era posto a gironzare in quei dintorni, a guardar quelle finestre, a spiar quella gioia. Umile e timido, non confidava ad alcuno i suoi crucci, non parlava in famiglia di Loredana, perchè la famiglia di lui la odiava. Egli si contentava di seguir la fanciulla e di vederla bella, prosperosa, felice.
La cosa era tanto abituale ormai, che Loredana contava sulla presenza di Adolfo, e s'egli passeggiava nel campiello, essa si tratteneva più a lungo presso sua madre.
- Bada che è tardi, - le diceva questa qualche volta.
- Oh non importa! - rispondeva Loredana, dopo essersi affacciata alla finestra. - C'è Adolfo, che mi riaccompagna.
E la fanciulla sorrideva, non sapendo ella medesima se la devozione di lui fosse ammirabile o ridicola.
Una sera egli s'infuriò, con uno di quegli scatti ciechi e improvvisi che sono proprii dei caratteri timidi. Loredana s'era trattenuta assai tardi e ritornava sola, a piedi, verso le Zattere, percorrendo calli deserte. Ella indossava la pelliccia, aveva una borsetta a maglie d'oro appesa al braccio, e le buccole di brillanti negli orecchi.
Adolfo le si avvicinò d'un tratto e le disse bruscamente:
- Perchè torni a quest'ora? Non pensi che ti può capitar qualche cattivo incontro?...
Loredana si fermò sbalordita a guardarlo; poi rise involontariamente:
- Sapevo che c'era lei, - rispose, - e che lei mi accompagna.
Egli si calmò subito; le si mise al fianco, e le disse con espressione lamentabonda:
- Come sei bella!... Non vuoi, non vuoi proprio sposarmi?
La giovane parve non aver capito; egli continuò:
- Io ti perdono tutto; tu sei l'amante del conte, e non te ne faccio colpa. Forse io non sapeva trattarti, ma ora ho imparato, perchè ho tanto sofferto.... Non vuoi sposarmi? Non ti piacerebbe di vivere con me?
Loredana scosse il capo, accennando di no. Adolfo soggiunse, umilmente:
- Hai ragione. Sei abituata al lusso e all'eleganza.... Il tuo valore è troppo grande per me....
La fanciulla lo squadrò e rispose:
- Sì, ora valgo più di due milioni....
Adolfo tacque senza comprendere. Che cosa voleva dire? Era impazzita? La guardò di nuovo, e vedendo che essa sorrideva, non osò chiedere spiegazioni; le camminò al fianco in silenzio, a capo basso.
- Lei mi ha perdonato? - riprese Loredana d'un tratto. - Ma è inutile; io non le ho chiesto il suo perdono, e non le ho fatto nulla di male, perchè ho disposto di me liberamente. Crede lei che per vivere la mia vita non occorra del coraggio?...
Si morse le labbra, temendo di dir troppo; e con voce secca aggiunse:
- Mi sorvegli, ma non mi stia al fianco; potrei incontrare persone che conosco, e non vorrei far credere che io passeggi coi giovanotti la sera, per le calli perdute....
Adolfo rallentò il passo, in modo da starle alle spalle e da proteggerla senza accompagnarla. La fanciulla si sentì presa da tenerezza, per il querulo amante, volse il capo, e disse con un sorriso:
Egli la seguì fino alle Zattere e poi scomparve.
Per più giorni andò ruminando la frase della giovane: «Ora valgo più di due milioni». Che cosa aveva voluto dire? Forse la pelliccia, i brillanti, gli abiti che portava indosso valevano più di due milioni? Era impossibile.... Allora qualcuno le aveva offerto due milioni per abbandonare il conte?... Questo era più verosimile; egli, Adolfo, due milioni gli avrebbe dati per la gioia di far sua Loredana, e un ricco signore poteva pagarsi caro quel capriccio.... Andava galoppando nel mondo dello fantasie e degli assurdi, senza venire a capo di nulla, divorato dal bisogno di sapere, annaspando nelle tenebre.
La frase sfuggitale aveva scosso Loredana medesima. Ella pure vi ripensò nei giorni seguenti, come le parole fossero state una rivelazione, come il fatto avesse trovato in quelle una consacrazione impreveduta e strana.
Valeva ella veramente più di due milioni? Filippo non pensava mai al patrimonio che le aveva sacrificato con tanta prontezza?
Loredana si mise a studiarlo attentamente, a scrutarne il pensiero, a sorprenderne le intenzioni. Egli era imperturbabile; non più parola usciva dalla sua bocca a proposito di quella eredità, non un accenno ai parenti, allo zio, alle noie che dovevan dargli. La sua educazione e le sue abitudini di gran signore non gli permettevano di gettare uno sguardo di rammarico a quel tesoro perduto; gli sarebbe parso di commettere la più ignobile delle bassezze. Parlava all'amante di ogni cosa, fuor che di quell'incidente, al quale aveva dato minore importanza di quel ch'egli medesimo si aspettasse, forse perchè sui due milioni dello zio non aveva mai fatto grande assegnamento.
Egli possedeva circa trentamila lire di rendita e non giuocava; tutto il suo lusso e tutto il suo piacere erano in Loredana, la quale gli costava poco oltre la metà del reddito; viveva così in perfetto equilibrio economico, e finiva per giudicare che le recise dichiarazioni dello zio gli avevan tolto una preoccupazione fastidiosa e gli avevan dato la libertà assoluta di vivere a proprio talento.
Loredana non riusciva a penetrare il pensiero dell'amante. Lo vedeva padrone di sè, sereno, quasi spensierato, e credeva a una finzione....
Un giorno in cui egli andava ammirandola e accarezzandola, la giovane non riuscì a dominarsi. Gli chiese:
- Ti piaccio?
- Molto, - rispose Filippo ridando. - Ne dubiti forse?
- Ti pare che....
Sì trattenne, si sentì confusa, diventò rossa in volto.
- Che cosa? - domandò Filippo. - Che cosa deve parermi?
- Ti pare che...? Ti pare che io valga più di due milioni? - disse finalmente la ragazza.
Filippo la strinse fra le braccia ridendo.
- Più di due milioni? - esclamò. - Ma più che tutti i milioni della terra! Quali domande tu mi fai! Si direbbe che tu mi creda pentito di non avere accettato un patto vergognoso, e che io ripensi a quei denari con rincrescimento....
Corrugò la fronte e seguitò con espressione più grave:
- Questo è offensivo per me, Lori. Tu non dovresti giudicarmi così male. Io ho avuto fortunatamente un'educazione, la quale mi ha abituato a non contare mai sul denaro. Se non fossi ricco, lavorerei, e saprei guadagnarmi da vivere; in ogni modo, certo, non venderei una donna che mi ama per un patrimonio anche enorme.
Loredana si passò le mani sul volto e si mise a ridere infantilmente.
- Questo mi fa bene, - disse respirando. - Mi fa bene a udir queste parole. Io pensava sempre ai due milioni, e mi dicevo che non valgo quella somma....
Filippo le mise una mano sulla bocca.
- Tu mi hai scambiato per un mercante di donne, - interruppe, sorridendo; e aggiunse con certo orgoglio che Loredana non aveva mai rilevato prima: - Noi non ci pieghiamo per denaro....
Scivolatagli dalle braccia, ella gli stava davanti in ginocchio, ammirandolo con espressione ingenua; lo guardò, coi grandi occhi dolci e ridenti velati da ciglia lunghe, e rimase immobile, così che Filippo dovette scuoterla. L'ammirazione di lei, che aveva qualche cosa di alto e di religioso, lo commuoveva sempre; egli se ne sentiva avviluppato e preso in ogni ora, e ne era quasi sgomento, perchè sapeva ormai che la fanciulla viveva della sua vita, respirava il suo respiro.
In quell'istante nel quale, caduta involontariamente a ginocchi, Loredana pareva adorarlo estatica, l'uomo pensò che se il vecchio Roberto l'avesse vista, avrebbe compreso l'affetto e la protezione ch'egli Filippo le consacrava, e si sarebbe pentito d'averla chiamata mantenuta con tanta leggerezza: Filippo si volse a guardare se lo zio non fosse in un canto, e poi sorrise della propria allucinazione.