Luciano Zuccoli
L'amore di Loredana

SECONDA PARTE.

XV.

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XV.

 

In quel crocchio di gentiluomini vecchi e giovani che s'eran recati da Berto Candriani a chiacchierare, a bere, a giuocare, abitudine presa durante i primi giorni dopo il duello e seguitata poi per tacito consenso di tutti, il conte Nino d'Este parlava di donne.

Egli stava quasi sdraiato in una larga poltrona di cuoio scuro e morbido, le lunghe gambe distese sotto la tavola, su cui disseminati piccoli bicchieri, svelte fiale di liquore, scatole di sigari e di sigarette, portaceneri di bronzo e d'argento. Nel mezzo era un tripode alto, che avrebbe dovuto vaporare essenze e che Berto invece aveva coronato con una larga ciotola di Murano dal bel colore turchino, dalla quale traboccavan fiori pallidamente rosei.

Nuvole e nuvolette di fumo ondulavan nell'aria, dandole una lieve trasparenza azzurrognola entro la quale come velati apparivano i volti degli amici.

- Ho visto ieri il capitano De Sirti con una brutta signora, - disse Nino d'Este. - Ma brutta assai....

- «Faute de grives», - osservò Paolino Berlendi. - Mancanza, di tordi; e quando non ci sono i tordi, si pigliano i passeri....

Egli era tornato recentemente da Parigi e non aveva ancora smessa l'abitudine d'intercalar frasi galliche al suo discorso. Asciutto di forme, col mento breve, i mustacchi biondi, i capelli scuri, il colorito acceso, Paolino Berlendi dava impressione d'un giovane energico e attivo; possedeva infatti un'anima risoluta, ma stava sfogando l'esuberanza giovanile in occupazioni tutte intime, alla caccia di donne; più tardi, secondo ciò che andava raccontando, si sarebbe dato all'agricoltura.

- È un'americana, - egli aggiunse.

- La conosci? - domandò Nino d'Este.

- No; ma l'ho veduta, e ho capito che è americana.

Nino d'Este non potè frenare una risata.

- Non c'è da ridere, - osservò Paolino Berlendi. - L'occhio d'un conoscitore non s'inganna; a occhio, si possono giudicar benissimo la razza e la nazionalità d'una donna, e fra tutte, le americane son più facili a riconoscersi.

- Ma fammi il favore! - esclamò Nino. - Ci son delle americane piccole, rotondette, coi capelli neri e gli occhi brucianti, che tu diresti nate ai piedi del Vesuvio.... Ve ne sono altre, secche, rigide, biondastre, che possono essere inglesi, russe, norvegesi, tedesche.... A occhio, giudicherai dell'eleganza e della bellezza d'una donna, e non della sua nazionalità.

- Storie, storie! - dichiarò Paolino Berlendi. - Piccolette e rotondette, o rigide e secche, le americane si vedono a un chilometro di distanza; hanno qualche cosa di speciale nella toilette, nel passo, nell'atteggiamento, nei modi, nei gesti, che non ti inganna mai. Dico bene? «Ça te botte»?

- No, nient'affatto, non mi calza niente affatto! - esclamò Nino d'Este.

- L'americana è una donna come le altre, - intervenne Carlo Martellieri. - Tutt'al più potrai capire a occhio che non è italiana; ma questo suggello di esoticità è comune alle straniere, ossia la donna italiana si stacca dalle altre così bene che non è possibile scambiarla per una straniera.

- «Tu parles»! - disse Paolino. - Ma, caro Martellieri, con le tue parole vieni a darmi ragione; per te, è l'italiana che si può distinguere con un'occhiata; per me è l'americana. Vedi che sul principio siamo d'accordo.

- Sfido io! L'italiana è roba di casa, roba nostra, - interruppe il Martellieri. - Come non riconoscerla tra mille? L'affare è ben diverso allorchè si tratta d'un'americana; e innanzi tutto, di quale americana tu mi parli? Dell'americana del nord o dell'americana del sud?

Paolino Berlendi, che non s'aspettava una distinzione etnografica, si sentì impacciato a rispondere; e il Martellieri, giovane e pedante, con la voce acuta che gli fischiava tra le labbra, approfittò di quell'attimo di silenzio per incalzar più da vicino l'avversario:

- Dirò meglio: intendi parlare dell'americana del nord, del centro, o del sud? Quale americana tu riconosci a occhio? Quella nata in Patagonia, nel Cile, nell'isola di Haiti, nel Guatemala, nell'Argentina, a Filadelfia, a Baltimora, ad Avana, a Buenos-Aires, a Lima, a Quito, a Cuba? Quella che vive al Capo Horn, o quella che è nata ai piedi delle Cordigliere o presso il mare dei Caraibi?

Paolino Berlendi stava, ad ascoltare a bocca aperta, sbalordito; intorno a lui altri giovani si erano radunati e ascoltavan pure, sorridendo con la sigaretta tra le labbra.

- Come si vede che ha viaggiato! - mormorò qualcuno ironicamente.

- Quella, - continuò il Martellieri quasi recitasse una lezione, - quella che la Terra del Fuoco ha visto nascere, o quella che passeggia lungo le rive dell'Orenoco, o quella che va a caccia sulle Montagne Rocciose? Quale americana, insomma? L'America si stende per circa quindici mila chilometri tra l'Oceano Atlantico ed il Pacifico....

Paolino Berlendi si alzò di scatto, e calò un pugno sulla tavola....

- Quella, quella, quella! - interruppe. - «Tu ne me fais pas crême, va»! Mi par di essere a scuola! Per americana, io intendo quella che si vede in Piazza San Marco, nelle sere di concerto!

Una risata clamorosa accolse la dichiarazione di Paolino Berlendi, il quale, senza badarvi, continuò:

- Certo, non nego che ci passano essere delle donne in Patagonia, ma non vengono a Venezia! E che c'entra l'Orenoco e che c'entra il mare dei Caraibi?...

Alcuni giovanotti alle spalle di Paolino approvarono ridendo.

- La colpa è della tua inesattezza! - rispose il Martelieri. - Tu hai detto che puoi riconoscere a occhio un'americana; e io ti ho detto che anche le donne della Patagonia sono americane. Le riconosceresti a occhio?

Il Berlendi si strinse nelle spalle.

- Allora, - egli disse. - anche tu sei stato inesatto. Tu hai detto che un'italiana si riconosce tra mille: io ti dirò che a Parigi, proprio il mese scorso, ho incontrato una ragazza che parlava il gergo come tu parli il dialetto veneziano. Ho avuto per lei «un béguin assez sérieux»; anzi, ho imparato da lei molte frasi energiche....

- Ce ne siamo accorti! - interruppe Nino d'Este.

- Ebbene, quando io la lasciai, ella mi confessò che era nata a Napoli, era sempre vissuta, a Napoli e solo da un anno si trovava a Parigi!... L'avresti riconosciuta per italiana, tu?

- Alla prima occhiata! - dichiarò il Martellieri.

- «Non, mais, faudrait pas me mener en bateau, tu sais»? - disse il Berlendi, mentre gli altri ridevano alla bizzarra espressione.

- Questa è una frase energica della parigina di Napoli, - osservò Nino d'Este, versandosi due dita di cognac. - E rimane dunque dimostrato che l'americana non si riconosce a occhio....

- Non rimane dimostrato niente, caro mio! - protestò Paolino Berlendi. - È venuto il Martellieri a imbrogliarmi con l'Orenoco e il Mississipì; ma io ripeto che l'americana elegante, non quella della Patagonia, si riconosce a un chilometro di distanza. «Si vous rigolez» è un conto, ma se parliamo da senno è un altro....

Freddo, scuro in faccia, laconico nelle parole, Berto Candriani all'angolo opposto della sala giuocava alle carte con altri amici; dal loro gruppo non venivano risate schiamazzi; ciascuno badava alle mosse dell'avversario, e le poste raggiungevano ormai una cifra di rilievo.

Berto Candriani aveva il viso traversato dalla cicatrice lucida e ardente come da un formidabile colpo di scudiscio; il segno indelebile fiammeggiava dall'orecchia al labbro nel pallore stanco del viso, un pallore che sembrava più manifesto perchè dietro il Candriani si stendeva la stoffa granata che ricopriva le pareti della sala: e poco più su, era appeso un gran quadro rappresentante il ratto delle Sabine; e quei nudi vivaci, le carni ambrate delle donne, i torsi poderosi e sanguigni dei guerrieri, creavano un rude contrasto con la figura agile e la pallidezza diffusa del Candriani.

Dal giorno del duello, qualche mutazione era seguita nel suo animo; egli s'era fatto cupo e inquieto, il suo sguardo pungente era diventato più acuto, la chiassosa allegria, la sventatezza e l'impertinenza che l'avevan fatto celebre, erano scomparse. Si sarebbe detto che un pensiero molesto e pertinace andasse rodendolo; e infatti non tanto gli importava della cicatrice che gli deturpava la faccia quanto di aver perduta Loredana per la sua incredibile fatuità.

S'era svegliato come da un sogno, dopo il duello, avvertendo quasi con paura che per la giovane gli si era annidato in cuore un sentimento assai più alto e più temibile che la concupiscenza; non avrebbe voluto confessarlo nemmeno a se stesso, ma l'ingenuità mista ad orgoglio, l'appassionatezza e insieme il riserbo, l'intelligenza e l'audacia che formavano l'indole originale di Loredana l'avevano interessato e vinto.

Non ignorava quel che si andava cantando dappertutto, ch'egli era stato l'amante della giovane e che perciò Filippo l'aveva provocato; e anche questo gli cuoceva insoffribilmente, non potendo parlarne troppo, perchè le sue negazioni non avevano alcun valore, e non potendo tacere, perchè il silenzio sarebbe stato una conferma. In tal modo, dentro un cerchio di tortura si dibatteva incapace a prendere una risoluzione; ora pensando a un viaggio, che lo allontanasse da uomini e da cose venutigli in uggia, ora meditando di rimanere, di riavvicinare Loredana, d'impossessarsene davvero a qualunque costo.

- Giuoca, giuoca! - gli disse il marchese di Spinea, guardando in faccia.

Berto giuocò: era distratto e andava con la sinistra arricciandosi i baffi; di tanto in tanto gli tornava il ricordo di Loredana, che gli faceva subito smarrire il filo del giuoco; anche questa volta la partita finì con la sua sconfitta.

- Ah, ah! - disse il marchese di Spinea, mescolando le carte. - Chi è fortunato in amore....

Ma si morse le labbra; la vecchia frase, sfuggitagli per abitudine, s'attagliava così bene al caso di Berto e alle dicerie di quei giorni, che lo Spinea tossì più volte, quasi volesse far dimenticare le sue parole. Il volto di Berto s'era rabbuiato. Egli riprese a giuocare scuotendo la testa fastidiosamente, ma ancora non potè raccogliere intorno al giuoco tutta l'attenzione che gli era necessaria.

Dal crocchio nel quale si trovavano Nino d'Este, il Martellieri, Paolino Berlendi e altri giovanotti, gli veniva di tratto in tratto all'orecchio qualche frase che lo distraeva. Gli amici parlavano a voce bassa, ma non così che Berto, avvertito dal ripetersi di alcuni nomi, non potesse afferrare il senso di ciò che si diceva intorno a lui.

La conversazione era mutata; Paolino aveva rinunziato a dimostrare che le americane si possono distinguere a occhio, il Martellieri aveva finito la sua disquisizione etnografica; si parlava di pettegolezzi, dal solito pettegolezzo che occupava tuttavia la città.

- Filippo, secondo me, - diceva Paolino Berlendi, - ha avuto il torto dei vecchi, il torto di mescolare molto sentimento alla sua avventura. Questa famosa Loredana lo ha stregato; dicono che sia molto giovane, ma dev'essere esperta negli intrighi amorosi.

- Che, che! - esclamò Nino d'Este, il quale non andava mai d'accordo con Paolino, pure essendogli amico. - Ha trovato un cucco, mi dispiace dirlo; e al posto di lei, qualunque altra, giovane o vecchia, avrebbe insaccato il povero Flopi.... Le donne sono ciò che l'uomo le fa. Ti piace, Paolino, questa massima?

Paolino scosse la testa.

- Non mi piace, - rispose. - Io vorrei vedere questa famosa Loredana, per poter giudicare.

- Io l'ho vista, - annunziò il Martellieri. - L'ho vista più volte a teatro, con una certa megera tinta e ritinta, che mi pareva quella che si brucia a mezza quaresima. Ebbene, la ragazza non vale più meno di tante altre; è giovanissima e graziosa, ma a Venezia ne abbiamo una a ogni svolta di strada.

- Che ne dici, Paolino? - esclamò Nino d'Este trionfalmente.

- Dico che il Martellieri di donne non se ne intende, - dichiarò il Berlendi. - Egli non si intende che delle donne della Patagonia.... Vorrei vederla io.... E tu poi, Nino, sei in queste cose troppo secco....

- Troppo secco! - ripetè Nino d'Este. - Che cosa vuoi dire?

Paolino Berlendi esitò un istante, guardandosi intorno; ma vedendo tutte facce amiche e familiari, seguitò:

- «Ben voilà! Y a pas de ma faute»!... Certe cose si possono dire perchè son vecchie.... Per impadronirti d'una ragazza, non hai tu comprato il fondo sul quale la ragazza viveva? E poi per liberartene, non hai venduto il fondo con la ragazza dentro?

Gli amici in giro scoppiarono in una risata fragorosa, che fece alzar la testa a Berto Candriani. Egli aveva commesso parecchi spropositi e aveva nuovamente perduto; gettò le carte sul tavoliere, dicendo ai compagni:

- Vi chiedo scusa; oggi non va. Troveremo qualcuno che possa sostituirmi.

- No, no, - interruppe il marchese di Spinea. - Anche noi siamo stanchi, non è vero?

Gli altri due confermarono con un cenno del capo, e i giuocatori s'alzarono.

- Questo è un po' secco, - dichiarava intanto Paolino Berlendi. - «C'est du citron à la rigolade». Io sono del tuo parere: non troppo sentimentalismo con la donna; ma dal sentimentalismo di Flopi alla tua maniera spiccia, v'è un abisso. Dico bene? «Ça te botte»?

Nino d'Este non rispose; si allungò meglio nella poltrona soffice, epicureamente, e rinunziò a difendersi; ma Berto Candriani, che era sopraggiunto, rispose per lui.

- Tu hai torto, Paolino, - egli disse. - Questa maniera secca di Nino d'Este, questo, come tu dici, «citron à la rigolade», è ciò che occorre per le donne.

Da quando eran corse le voci dei suoi amori con Loredana, Berto ostentava uno scetticismo che doveva, nel suo concetto, far comprendere com'egli non si dilettasse che di avventure fugaci e volgari, e allontanare il dubbio d'una passione per la giovane compagna di Filippo. Gli amici, i quali non avevano mai udito dalla sua bocca dichiarazioni e aforismi di tal natura, lo ascoltavano sempre un po' incerti e sorpresi, temendo ch'egli si beffasse di loro.

Ma Berto proseguì imperterrito, la sigaretta tra l'indice e il medio della destra, la sinistra affondata nella tasca della giacca:

- Non solo il sentimentalismo è ridicolo, ma è ridicolo anche il sentimento per queste specie d'animale incomprensibile....

- ....«cette espèce de cruche», - abbellì Paolino.

- ....che è la donna, - concluse Berto Candriani. - Per conto mio, senza essere un conquistatore come te, Paolino, un dominatore come Nino d'Este, ho sempre cercato donne che si potessero mettere alla porta entro le ventiquattr'ore, e non ho avuto il minimo sentimento per alcuna, mai, in tutta la mia vita....

La dichiarazione era troppo netta ed esplicita, perchè gli amici intorno non ne afferrassero il significato; ma Paolino strizzò l'occhio, e disse ridendo:

- Come parla bene!... Io, intanto, ho trovato il Martellieri che mi ha dato torto sulla questione delle americane; trovo Berto che mi torto sulla questione del sentimento. Se continua così, rinunzio alla parola!...

- Ma no; tu non hai torto, - interruppe Berto. - Se ti ho dato torto, mi sono spiegato male. Io voleva dire....

Alzando gli occhi in quel punto, vide che un servo era sopraggiunto e dal suo contegno capì che aspettava di potergli parlare.

- Io voleva dire che dei due modi, il modo secco e il modo sentimentale, - proseguì rapidamente, - preferisco il primo, lo trovo più logico, più giusto, o almeno più adatto alla nostra indole. A te, Paolino, non mancano argomentazioni per difendere il tuo pensiero; specialmente se parli francese!

E mentre gli altri ridevano e la discussione si faceva più vivace, egli si avvicinò al servo e gli chiese:

- Che cosa c'è?

- Una signora desidera parlarle, - rispose il servo a bassa voce.

- Non ricevo! - disse Berto recisamente.

Ma quando il servo era già per allontanarsi, egli lo richiamò, senza ben comprendere a quale dubbio rispondesse.

- La signora è qui? - riprese.

- Sì, Eccellenza....

- Non sarà una delle solite mendicanti?

- Non mi pare.

- Che tipo è?

- E giovanissima, molto elegante, e....

- E...? - incalzò Berto.

Il servo esitò.

- E mi pare molto spaventata, - disse infine.

- Che stupidaggini ti passano pel capo? - esclamò Berto. - La farai accomodare nel salotto grigio, e le dirai che abbia la bontà di attendere un istante.

- Sì, Eccellenza.

Berto ritornò verso i suoi amici.

- Vi chiedo scusa se vi lascio, - egli disse. - Mi è stata annunziata una visita d'affari; rimanete qui, ve ne prego.

Nino d'Este s'alzò finalmente dalla poltrona.

- No, no, caro, - egli rispose. - In casa tua si sta troppo bene, e noi abbiamo fatto tardi. Ce ne andiamo.

Berto Candriani strinse la mano agli amici, e mentre questi, ancora discutendo e ridendo, uscivano in tumulto, egli si avviò verso il salotto grigio.

 

 

 


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