Luciano Zuccoli
La freccia nel fianco

PRIMA PARTE.   ....fiori animati esperti de la gioia e de l'affanno.

III.

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III.

 

Qualche cosa che non fosse troppo comune...

Ella credette sognare, vedendo sbucar d'un tratto da una siepe del giardino e correre verso di lei uno svelto bambino tra i sette e gli otto anni.

Era vestito di bianco; i calzoncini chiusi al ginocchio lasciavan nudi i polpacci: un berretto di panno sui capelli neri era un poco inclinato verso l'occhio destro.

Teneva in mano una canna alta e flessibile, da cui gocciolava l'acqua. E fermatosi sul limitare, squadrò un istante Nicoletta per comprendere con chi avesse a fare; poi disse, ben sicuro:

- Signorina....

Nicoletta s'era alzata, arrossendo.

- Vieni ad aiutarmi, - seguitò il fanciullo, appoggiandosi alla canna e guardando attentamente Nicoletta.

- Che vuoi, caro? - disse questa. - Che ti è avvenuto?

Il fanciullo la fissava con un poco di meraviglia, ascoltandone la voce calda e carezzevole. Poi, invece di rispondere, interrogò:

- Perchè sei diventata rossa?

- Io? - esclamò confusa Nicoletta. - Son diventata rossa?

Ma egli si distrasse, e seguitò, accennando giù, in fondo al giardino, verso il lago:

- La mia goletta è andata troppo lontano. Ho cercato di riprenderla e non ci riesco. Ci vuole una canna più lunga, e son venuto a domandartela.

Ella sorrise.

La parola di lui era chiara e precisa, come era dritto e fermo il suo sguardo.

- Davvero? - esclamò Nicoletta. - Andiamo a vedere!

E prontamente uscita in giardino, prese la destra del fanciullo nella sua sinistra.

- Vieni ad aiutarmi? - egli disse contento. - Vieni! Vedrai; è un bel bastimento; l'ha comperato il babbo a Parigi.

Parigi! Il nome della città richiamò alla mente di Nicoletta gli ordini e i consigli di suo padre. Non v'era più dubbio; ella teneva per mano il figlio del conte Traldi; già l'aveva indovinato al primo vederlo, e aveva arrossito d'impaccio, sapendo che non poteva accoglierlo in casa.

- Come ti chiami? - ella chiese avviandosi con lui verso il cancello.

- Bruno, - egli rispose.

- Bruno Traldi di San Pietro, - ella seguitò. - Non è vero?

- Come sai? - egli interrogò ridendo.

- Me lo hanno detto.

- Mi avevi già visto?

- No. Mai. E tu?

- Io ti ho vista ieri, in carrozza. Son belli i tuoi cavalli.

La guardò levando il capo; poi soggiunse:

- Mi piaci.

- -Che strano, che strano fanciullo! - pensò Nicoletta.

Ma Bruno aveva già ripreso:

- Come ti chiami, tu?

- Nicoletta Dossena.

- Nicla, - corresse prontamente Bruno.

- Nicla; come vuoi, - assentì Nicoletta sorpresa. - Lo hai inventato tu....

E ripensò:

- Che strano, che strano fanciullo!

Erano usciti, avevano attraversato la strada,

tenendosi per mano; ambedue vestiti di bianco, lieti sotto il sole, camminando presto, già amici fidati

Giunti sulla riva, Bruno indicò il bastimento; una goletta a due alberi e a due rande, armata di cannoncini di bronzo, carica di soldatini di piombo, alcuni dei quali davan del naso nella schiena dei compagni.

- Se ne va! - disse Bruno ridendo. - Ora come facciamo?

E tolta la mano dalla mano dell'amica, chiese di nuovo:

- Quanti anni hai?

- Diciotto, - rispose Nicla. - E tu?

- Quando sono savio, il babbo dice che ne ho sette, - rispose Bruno. - Quando sono cattivo, dice che ne ho otto, perchè a otto anni bisogna essere uomo.

- Tra i sette e gli otto, dunque, - rilevò Nicla sorridendo. - E perchè sei cattivo?

- -Ah! - rispose Bruno sbuffando. - Come si fa?...

E c'era in quel sospiro tanta noia, tanta impazienza, che la fanciulla non rise....

- Non stanno mai tranquilli, - soggiunse Bruno. - Ho visto tutto il mondo....

Nicoletta non aggiunse parola. Aveva visto tutto il mondo!

- Andiamo, signorina, - riprese Bruno. - Bisogna fare qualche cosa pel bastimento.

- Io ti propongo questo, - disse Nicla seriamente. - Vedi la barca laggiù? È mia. Quando il bastimento sarà più lontano ancora, noi entreremo nella barca, io remerò, e la raggiungeremo.

- Sì: tu remerai e io con la canna lo farò tornare, - assentì Brunello gioiosamente. - Lasciamolo andar lontano, più lontano ancora, fino ai monti....

E guardava verso ponente le montagne che si disegnavano nere sull'azzurro, e pareva con gli occhi valicare le vette e fissare altri paesaggi sconfinati, altri monti, e fiumi e praterie e valli e città.

La goletta vacillava sull'onda e le vele sbattevano al vento insieme al piccolo tricolore di poppa.

Nicla e Bruno tacevano, ma si scambiavano un'occhiata di tratto in tratto sorridendo a vedere il bastimento che si dilungava a poco a poco.

- Allora, non conosci neanche il mio papà? - disse Bruno improvvisamente. - Egli sta in quella villa cinericcia, che è presso la tua.

- Villa Florida, - indicò Nicla.

- Sì, villa Florida. E la tua come si chiama?

- Villa Carlotta. È il nome della mia mamma.

- La mia mamma si chiama Clara Dolores.

- È un bel nome, - osservò Nicla. - E la tua mamma è bella?

- Credo, - rispose Bruno. - Anche tu sei bella.

Nicla avvampò in viso.

Non aveva mai udito da anima viva simili parole, e quantunque venissero da un fanciullo innocente, ne sentiva la molestia.

- Ora andiamo, - disse Brunello. - Conducimi a riprendere il bastimento....

Sciolsero la barca lunga e sottile, raccolsero a prua la catena, spinsero nell'acqua.

Bruno, salito per primo, si volse ad aiutare Nicla, porgendole la mano; e partirono, la fanciulla remando prima a sciaroga e poi adagio verso la goletta, e Bruno, seduto a' suoi piedi, guardando piuttosto la nuova amica che il bastimento, raggiunto con pochi colpi di remo.

- Eccolo! - disse Nicla, inchinandosi sul bordo e stendendo il braccio.

- Lascialo, - ordinò Bruno. - Rema ancora. Andiamo più avanti!

Nicla obbedì, accelerò la cadenza dei remi.

Quando allargava le braccia e quando le ritraeva a coi remi per puntar contro la pedagna, il busto eretto e la linea del corpo si staccavano nitidi sul fondo azzurro: e dal basso in alto, Bruno la vedeva candida nel cielo turchino.

Egli non parlava più; sembrava, coi grandi occhi neri velati, sognare.

Aveva sentito che Nicla non era come le altre; era invece come una fata, che sempre lo avesse conosciuto ed atteso; e provava, il ribelle a tutti i baci e a tutte le carezze, un timido desiderio di toglierle i remi dal pugno e di ricoverarsi tra le sue braccia, per chiudere gli occhi e reclinare la testa sul petto di lei.

Anche Nicla sognava, abbandonata alla cadenza uguale, ascoltando il tonfo e lo sgocciolìo dei remi e il cigolare d'una forcola.

Rapiva il fanciullo sbucato dal giardino, e lo teneva perchè non corresse più il mondo.

Tornato da paesi remoti con gli occhi foschi entro i quali mille vicende oscure s'eran riflettute e le cuspidi dei campanili e il volo dei colombi, era venuto a cercarla, balzandole innanzi d'un tratto, sorridente e fiducioso.

Un'ora prima, l'uno non sapeva dell'altra; ambedue credevano la vita più mesta che non fosse.

Nicla abbassò gli occhi a guardarlo.

Egli dondolava un poco sul fondo della barca ad ogni brivido dell'onda, e Nicla sorrise, abbandonati i remi.

Bruno si levò in piedi, si puntellò alle ginocchia della fanciulla e le posò due baci sulle guance; ella lo baciò in fronte e lo tenne stretto fra le braccia.

- Vedi come siam lontani, - disse, accennando la riva e la goletta che s'era fatta piccina sull'acqua.

Bruno, immobile tra le braccia dell'amica, con la testa appoggiata alla guancia di lei, volse gli occhi a guardare in silenzio.

- Su! - fece Nicla, reggendolo dolcemente. - A cuccia ancora! Torniamo a casa!

Egli s'acquattò di nuovo ai suoi piedi.

Incontrarono la goletta a metà via e la raccolsero a bordo.

- Ci vedremo ancora, signorina? - chiese Brunello a un tratto.

- Quando vorrai, - rispose Nicla.

- Io voglio sempre.

- E allora tu mi aspetterai sulla riva, io ti vedrò, e uscirò a prenderti.

- Anche tu mi vuoi sempre?

- Quando sei savio.

- Quando ho sette anni, - riflettè Bruno.

Tacque un poco, indi riprese:

- Tu, che vuoi fare?

- Come? - domandò Nicla, che non aveva compreso.

- Io voglio guidare i cavalli e scrivere le memorie di viaggio. E tu?

- Io? - ripetè Nicla.

Stette un poco a pensare, poi rispose umilmente:

- Non so.

Bruno la guardò sorpreso.

- Non ti piace nulla?

- Molte cose mi piacciono, ma non so come averle. Mi piace essere sola e libera. Comprendi?

- Anche senza di me? - chiese Bruno scorato.

- Tu hai la tua mamma e il tuo papà, - osservò Nicla.

- Ah! - disse Bruno, senza gioia. - E per questo non mi vuoi?

- Ti voglio. Ma sarà per poco. Il tuo babbo ti condurrà ancora lontano.

- Chi sa? - mormorò Bruno con un accento in cui era tutto il dubbio inconsapevole del destino. - E allora non mi dici che farai?

- Volevo essere un'artista, e me lo hanno proibito, - disse Nicla con esitazione, quasi stesse confidandosi a un giudice.

La barca strisciò sulla sabbia e la fanciulla ritirò ì remi perchè la prua toccasse la riva. Scesero, legarono, tiraron la prua più in alto.

- Un'artista! - ripetè Bruno, mentre lavorava a passar la catena nell'anello ch'era sulla spiaggia. - Di quelle che cantano? Io le ho viste a Parigi, quelle che cantano, e venivano anche a casa mia. Ma tu non hai le unghie dipinte e l'acqua d'odore nei capelli....

- Oh, no, no, Bruno, che dici? - esclamò Nicla stupita. - Io volevo essere una grande attrice.

- Ah, è più bello; un'attrice, che fa la commedia e la tragedia, e ti fa ridere e ti fa piangere: so com'è; ho visto; è molto difficile, ma a me piace.

- Sì, la commedia e la tragedia, ridere e piangere! - assentì Nicla. - L'arte, insomma, non le unghie dipinte.

- E allora, quando cominci?

- Mai, - rispose la fanciulla. - Il mio papà e la mia mamma non vogliono.

- E perchè? Il mio papà mi lascerà guidare i cavalli e scrivere le memorie.

- Tu sei un piccolo uomo, che può tutto, - rispose Nicla. - Io sono una donna che non può nulla. Mi hanno detto le ragioni per le quali una signorina non deve essere attrice; e sono giuste.

Bruno, che s'era messo a sedere a prua e stava ascoltando con le mani in mano, parve incredulo.

- Una signorina non deve far la commedia e la tragedia e far ridere e piangere? - interrogò. - Allora le attrici non sono mai signorine?

- Non puoi capire! - rispose Nicla sorridendo. - Si tratta forse di pregiudizi!: ma è così.

- Che cosa sono i pregiudizii? E allora non farai nulla?

- Nulla. Farò la signora, come le altre. - disse Nicla. - Sarò forse contessa.

- Come la mamma?

Nicla osservò attentamente Bruno, aspettando con ingenuità il suo giudizio.

- Ma questo, - egli seguitò, - non fa ridere piangere. Non diverte nessuno!...

- Oh, hai ragione! - esclamò Nicla con un breve sorriso. - Non diverte nessuno.

- Addio, - disse Bruno staccandosi dalla barca. - Più tardi, io tornerò sulla riva, e se mi vorrai, uscirai a prendermi.

- Sì, verso le cinque; prima fa troppo caldo. Addio, Bruno!

- Addio, signorina!

- Chiamami Nicla!

- Addio, Nicla!

Stese le braccia, attirò a il viso della fanciulla e la baciò sugli occhi, sull'uno e sull'altro sapientemente. Poi si mise a correre, si volse a salutar con la mano, e scomparve oltre il cancello della villa Florida.

 

 

 


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