Luciano Zuccoli
La freccia nel fianco

PRIMA PARTE.   ....fiori animati esperti de la gioia e de l'affanno.

XI.

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XI.

 

Il notaio Clemente Alemanni era uomo freddo e risoluto; ma nel fondo dei suoi occhi cilestri si leggeva un'espressione di dolcezza.

Non alto di statura, quadrato di spalle, indossava abitualmente la redingote, grigia d'estate, nera d'inverno; e una bella barba in parte candida come neve, in parte rossa come il fuoco, gli scendeva fino a mezzo il petto.

- Fatemi il favore, - disse a un cameriere che passava nel corridoio, - di presentare questo biglietto di visita al signor conte Traldi di San Pietro.

Il cameriere prese la carta, entrò nella camera segnata col numero dieci, e indi a poco tornò dicendo che il signor conte aspettava il signor notaio.

L'uomo trasse un sospiro, e drizzandosi sul busto come un lottatore che sta per comparir nell'arena, seguì il cameriere.

Avrebbe preferito in verità di trovarsi altrove; ma fedele alla antica famiglia, per un'alta idea del proprio dovere, si riprometteva di comportarsi degnamente e di condurre a termine la sua missione fermamente e tuttavia col più scrupoloso rispetto e con serafica pazienza.

Il conte Fabiano stava seduto, nella camera da letto, in una larga poltrona, innanzi alla tavola su cui si vedevano ancora il vassoio con le chicchere, il piattino del burro e il vaso del miele. Si accarezzava nervosamente la barba brizzolata e fumava una sigaretta.

- Oh, caro Alemanni! - esclamò sarcasticamente alla vista del notaio. - Siamo alle solite. Io chiedo di parlare con mia madre e coi miei fratelli, e mia madre e i miei fratelli mi spediscono un impiegato con pieni poteri. Sono le corbellerie, per non dire le sconvenienze, della mia amabile famiglia.

Il dottor Alemanni s'inchinò profondamente, mentre Fabiano seduto lo squadrava con occhio freddo.

- Sua Signoria la contessa e le Loro Signorie i conti Francesco, Guido e Giovanni....

- Lasciamo stare l'araldica, - interruppe Fabiano.

- .... mi mandano da Vostra Signoria per sentire i suoi desiderii, - continuò l'Alemanni imperturbabile.

- A sentire i miei desiderii? - ripetè Fabiano. - Soltanto per questo l'hanno mandata qui? Caro Alemanni, lasciamo da banda gli scherzi. Io ho bisogno di danaro, subito, oggi stesso, o sono perduto.

- Sua Signoria la contessa mi ha incaricato di presentare al signor conte l'espressione di un vivo rammarico, - disse il notaio.

- Oh ! - esclamò Fabiano ridendo. - Dacchè ho l'età della ragione, mia madre non ha mai altro espresso che vivo rammarico... Sentiamo anche questo....

- Sua Signoria....

- Lasci andare, per carità! - interruppe Fabiano. - Ciò prolunga la conversazione, che vorrei fosse breve. Dica «il conte», «la contessa», e tiriamo via!

- La signora contessa si lagna di non aver notizie del signor conte che quando il signor conte ha bisogno di denaro. In tutti gli altri giorni dell'anno, il signor conte non segno di vita ad alcuno della famiglia.

- Questa è un'insolenza! - esclamò Fabiano, lanciando un'occhiata penetrante all'uomo che a pochi passi dalla soglia stava ancor dritto in piedi. - E quando la incaricano di dirmi un'insolenza, lei dovrebbe rispondere che la sua posizione d'impiegato non glielo permette, perchè io non posso raccoglierla.

Il dottore Alemanni battè presto le palpebre, ma toccò il colpo bravamente in pieno petto, senza dare altro segno di commozione.

Seguì una pausa.

Fabiano guardò il soffitto, verso il quale lanciò il fumo della sigaretta; ma vide per la prima volta che il soffitto era dipinto a colori, verde con giallo, che si aggrovigliavano in arabeschi atroci mal sicuri e mal finiti, e ritorse lo sguardo sdegnato.

- Alle corte, - riprese d'un tratto. - Mia madre è disposta ad aiutarmi?...

- Io sono incaricato.... - cominciò l'Alemanni.

- Non parlo di lei, parlo di mia madre e dei miei fratelli, - interruppe Fabiano. - Dunque: sì o no?

- Forse! - rispose il notaio.

Il conte lo interrogò con lo sguardo.

- È già qualche cosa! - disse. - Non vogliono dunque ridurmi alla fame, alla disperazione, al suicidio?... E quali sono i motivi di questa benevolenza improvvisa?

- Se il signor conte mi lascerà parlare, io potrò spiegare tutto, - rispose l'Alemanni sorridendo, - ma se mi arresta ad ogni parola, non c'intenderemo.

- Si è che lei fa un abuso deplorevole di circonlocuzioni, - osservò Fabiano, - e le circonlocuzioni sono utili in diplomazia, cioè sono utili a niente; quando si trattano affari, bisogna parlar chiaro, secco e preciso....

Guardò ancora una volta il notaio, poi soggiunse:

- Sieda!

Il dottor Alemanni prese posto in una poltrona di fronte a Fabiano, e cominciò:

- Ecco: quanto alla cambiale di cui ella ha scritto nella sua lettera, la famiglia di lei è disposta a pagare ancora per questa volta, purchè la cambiale sia presentata a Sua Signoria il conte Francesco.

- Non si fidano di me?

- Il signor conte Francesco pensa ch'ella potrebbe venire a una transazione col creditore, pagare una metà e giuocar l'altra, lasciando una nuova cambiale di seimila lire.

Fabiano diede in una risata.

- Come si vede, - esclamò, - che il signor conte Francesco Traldi di San Pietro mio illustrissimo fratello, è un idiota!... Venire a una transazione!... Ma quel mio creditore è il più feroce, il più avido strozzino di Milano; e son dovuto scappare (scappare, capisce?) dalla mia villeggiatura sul lago, perchè non mi mettesse a soqquadro il paese e non mi facesse qualche scenata per la strada!

Tacque un istante, poi soggiunse:

- Telegraferò oggi stesso a quella canaglia perchè presenti l'effetto al conte Francesco. Andiamo avanti. Che c'è ancora?

- Il signor conte Francesco la prega di rammentare che questa è l'ultima, assolutamente l'ultima volta che la famiglia interviene in suo favore; da ora in poi sarà sorda a ogni considerazione, e lascerà che i creditori facciano tutti i passi consentiti dalla legge.

- Sta bene. Ma pagate le dodicimila lire, io rimango senza un centesimo. A questo la mia famiglia non ha pensato?

- Ella sa, signor conte, - disse l'Alemanni con un sorriso, - che la sua sostanza è stata interamente liquidata. Esiste ancora il fondo della Tralda, che frutta dalle sei alle ottomila lire l'anno, ma appartiene al piccolo conte Bruno, il quale potrà disporne il giorno della sua maggiore età. Le rendite sono ora versate a lei, signor conte, per il mantenimento e l'educazione del bambino. Non c'è dunque più nulla.... Tuttavia....

- Tuttavia? - interrogò Fabiano ansiosamente.

- Tuttavia la sua famiglia è disposta ad aiutarla, assegnandole una rendita pari a quella che riscuote ora per il mantenimento del piccolo conte Bruno.

- Ottomila? Quanto basta per non morir di fame.... - osservò Fabiano.

- Diciamo ottomila, - ripetè il dottor Alemanni. - Ma ad una condizione....

- La condizione sarà impossibile, - disse Fabiano. - Conosco la mia famiglia!... Sentiamo.

- A condizione che il piccolo conte Bruno sia consegnato al signor conte Francesco, il quale ne curerà l'educazione e lo terrà seco fino all'età di ventun anno. In questo caso, il conte Francesco che non ha figli, aggiungerà al fondo della Tralda, unico patrimonio del conte Bruno, una larga parte della sua sostanza.

Fabiano si alzò in piedi e lentamente andò alla finestra.

- Vede, - disse al dottor Alemanni, che lo aveva seguito, - vede questa finestra? Io sono pronto a scaraventarlo di qui il mio Brunello, piuttosto che consegnarlo a quel pazzo imbecille!... La prima educazione che gli si darebbe, sarebbe quella d'odiare e disprezzare suo padre; poi si farebbe di lui un gesuita. Lei non ignora che la famiglia Traldi di San Pietro è molto benevisa in Vaticano e ha protezioni potentissime. Il mio Bruno abbraccerebbe la carriera ecclesiastica, diventerebbe Cardinale e morirebbe Papa.... È un avvenire stupendo, ma a me non piace.... Intendo che mio figlio sia uomo.... E del resto, son follie che possono passar pel capo di quell'asino di Francesco.

Rise ironicamente, e proseguì:

- Perinde ac cadaver, il motto dei gesuiti, s'attaglierebbe giusto al mio Brunello!... Egli ha tutta la fierezza, la tenacità, il coraggio, l'orgoglio della sua razza e nemmeno la Compagnia di Gesù riuscirebbe a piegarlo.... Non sono punto impensierito per lui.... Sarà un lottatore di gran tempra e spezzerà gli ostacoli che non potrà girare....

Il notaio s'inchinò.

- L'ho visto or ora sulle scale. Andava alla ricerca del cane, - disse, - per uscire a passeggio. È un fanciullo incantevole.

- Non è vero? - esclamò Fabiano, tocco nel vivo del suo amor proprio. - Sono certo che non m'inganno.

- Vostra Signoria non s'inganna, - confermò il dottore. - Basta osservare il portamento del capo, lo sguardo che vi cerca lo sguardo, la piega sdegnosa all'angolo delle labbra... L'ho guardato bene.

- E non si lamenta mai, parla poco, non vuole essere baciato, è pronto a tutto. Vive già come un piccolo uomo e ha un'intelligenza che avanza di gran lunga la sua età, - soggiunse Fabiano.

Andò a sedersi di nuovo nella poltrona.

- Dunque, - seguitò rivolto al notaio, che gli stava di fronte, in piedi, - non ne facciamo nulla.

- Io scongiuro il signor conte a prender tempo a rispondere. Vorrei recare una parola di speranza....

Ma dopo quel breve intermezzo di sentimento paterno, durante il quale s'era trovato d'accordo miracolosamente con le idee del notaio, Fabiano s'era come ripreso e allontanato, e il suo sguardo era tornato freddo.

- Bella figura ci farebbe, Lei, col ramoscello d'olivo nel becco, - esclamò, guardando il naso un po' ricurvo del dottor Alemanni. - -Dica pure che non ne facciamo niente.... Me l'imaginavo che doveva trattarsi d'un agguato o d'un trucco. Il mio buon fratello non è capace d'altro.

- Ma, mi perdoni signor conte, - insistette il notaio. - Lei potrebbe vedere suo figlio ogni qual volta desiderasse. E potrebbe inoltre stabilire certe condizioni; condizioni scritte: per esempio, il divieto assoluto d'avviarlo alla carriera ecclesiastica....

Fabiano squadrò il notaio sarcasticamente.

- Non mi faccia l'allocco! - disse ridendo.

- Il divieto assoluto.... Ma Brunello non ha che otto anni; e un bel giorno mi si dirà che a poco a poco gli si è sviluppato un poderoso bernoccolo per il Seminario o per il chiostro o per le missioni.... Vada lei a dimostrar che non è vero....

- Io la supplico, signor conte.... - incalzò il dottore.

Ma si arrestò a un'occhiata scintillante d'ira.

- Facciamola finita! - annunziò Fabiano. - Io mi tengo mio figlio.... Lei ha eseguito con fedeltà gli ordini avuti, e non deve aggiungere parola.... Dica a Francesco che Brunello non lo vendo per ottomila lire l'anno, per un milione. E impari, egli che è ricco, ad essere anche onesto!... Può andare!...

Il dottor Alemanni s'inchinò, e raggiunta la soglia, uscì....

Non era stupito del cattivo esito della sua ambasciata; conosceva il conte da molti anni e sempre lo aveva trovato superbo e caparbio, e sempre ne aveva ammirato quasi con timore l'arte del sofisma, l'abilità del colorire i torti come ragioni, e di dare al capriccio la parvenza del diritto.

La famiglia stessa aveva preveduto che le sue proposte sarebbero state respinte, e non s'aspettava affatto che il dottor Alemanni potesse compiere un miracolo e condurre Brunello a casa.

Il notaio scese le scale, dicendosi che bisognava pur giungere alla lotta aperta, o il bambino sarebbe stato la prima vittima di quelle esitazioni.

Brunello era in cortile, dritto vicino a una piccola carrozza con due cavalli pomellati; in un angolo aveva disposto la scuderia con altri cavalli, il cocchiere e il mozzo. Ma non giuocava.

Il dottor Alemanni lo sorprese mentre guardava fisso innanzi a , assorto in qualche suo sogno lontano.

Pochi passi più in un cane danese, il cane dell'albergo, disteso magnificamente a guisa di un giovane tigre, sonnecchiava lanciando di tanto in tanto uno sguardo al fanciullo. Doveva essergli compagno, come gli era stato compagno il povero Tiè, che il conte aveva affidato, partendo da Parigi, alla portineria della casa che abitava in via Glück.

- Ebbene? - disse Bruno, scoprendo il dottor Alemanni alle sue spalle. - Hai parlato col papà?

- Ne torno ora, - rispose il notaio.

- Gli hai portato i denari?

- Come sai tu che si tratta di danari? - domandò il notaio.

- Io so, - rispose Bruno. - Siamo partiti per questo di notte, col tempo cattivo. Glieli hai portati?

- Glieli porterò.

- Fa presto, - soggiunse Bruno, - perchè io devo tornare in campagna. Non mi piace star qui: qui è tutto brutto, non ho niente da fare.

Guardò il notaio, chiedendosi se potesse parlargli di Nicla, ma pensò ch'egli non la conosceva.

- Non è vero che tu non la conosci, Nicla? - disse.

- Nicla? Chi è Nicla? - chiese il dottore Alemanni.

- Vedi, che non la conosci! - continuò Bruno con un senso di commiserazione.

Il dottor Alemanni si piegò sulle ginocchia come per veder meglio il piccolo equipaggio che stava presso il fanciullo; e chiese:

- Bruno, se io ti prendessi per condurti da tuo zio Francesco, tu verresti?

- A far che? - domandò Bruno.

- A viver con lui, con gli altri zii, con la nonna....

- Non ne ho bisogno! - disse il fanciullo.

- Sì, che ne hai bisogno, - insistette il notaio, - per formar la tua educazione e diventare un uomo.

- Oh, - rispose Bruno, con un'ombra di beffardaggine, - diventerò uomo lo stesso, anche senza la nonna e gli zii. Io li ho visti, quando ero piccolo e il papà non aveva fatto lite. Sono brutti e noiosi.

- Ma io so che ti vogliono molto bene, - insinuò il dottor Alemanni.

- Tutti mi vogliono molto bene! - ribattè il fanciullo. - Anche Nicla.

- Io so.... - riprese il notaio.

- Tu non sai niente! Porta i denari, presto, che io non voglio star qui.

Il dottor Alemanni si raddrizzò.

- Ma i denari, appunto, li danno gli zii e la nonna, - rimbeccò subito. - E se tu non sarai savio, non ne daranno più.

- Non dire bugie! - consigliò Bruno. - Sono i denari di casa, e anche se faccio il cattivo, tu devi portarceli.

Il notaio sorrise un poco amaro, e si chinò per baciare il fanciullo, ma questi gli sgusciò di tra le mani e volse il capo bruscamente.

- Va, va! - disse. - Non perdere tempo!

- Razza di prepotenti! - borbottò il dottor Alemanni, allontanandosi.

 

 

 


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