Luciano Zuccoli
La freccia nel fianco

SECONDA PARTE.   Io coglierņ per te balsami arcani....

XIV.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SECONDA PARTE.

 

Io coglierò per te balsami arcani....

 

 

 

XIV.

 

La notizia che Nicoletta Dossena sposava Luigi Barbano, proprietario d'un vasto e fruttifero stabilimento per la fabbrica di saponi e per la distilleria di profumi, era attesa da tempo.

Si sapeva che il fidanzamento col conte Duccio Massenti era stato rotto, e la madre di Nicoletta era andata parlandone e rammaricandosene per lunghi mesi, prima in campagna, poi tra più numerosi amici in città.

Si diceva che la causa del matrimonio fallito era da ricercarsi nella diversità di carattere: seria e chiusa Nicoletta, leggero e vano il conte.

Altri dicevano che il conte aveva troppo manifestamente fatto comprendere che le centomila lire di rendita della fidanzata gli eran più care della fidanzata medesima, tanto che alla vigilia di chiederne la mano, il giovane conte era ancora stretto di strettissimo legame con una signora maritata, ed anzi viveva con lei in Isvizzera.

Donde la notizia fosse venuta, sarebbe stato difficile dire; forse da qualche imprudenza dello stesso Duccio; ma si sapeva; e si dava ragione a Nicoletta, la cui dignità ombrosa aveva saputo resistere tenacemente per interi mesi a suo padre, il quale voleva trattar l'indelicatezza di Duccio come una scappata giovanile.

Nicoletta aveva rifiutato bravamente il titolo di contessa, che avrebbe pagato troppo; e si attendeva ch'ella trovasse anche meglio di quel titolo, ricca, giovane, bellissima quale era.

Onde non fu senza qualche delusione che si apprese infine come Luigi Barbano si fosse fidanzato con lei.

Luigi Barbano aveva già trent'anni e Nicoletta diciannove.

Era ricco, se si poteva dar nome di ricchezza a una sostanza proficuamente impiegata nelle industrie; e senza madre e senza padre, viveva con una zia di cinquantacinque anni, Amelia.

Ma lo chiamavano il saponaio, e le fanciulle da marito non parevano considerarlo degno di attenzione.

Mancava di qualità romantiche.

Era un bel giovane dal colorito rosso bruno, dagli occhi castani, dai mustacchi lunghi e fini; di statura più alta della media; dedicava il tempo che gli affari gli lasciavano agli esercizii fisici, il che aveva dato alla sua figura una prestanza agile e sicura.

Ma parlava poco, non si perdeva negli amoretti di famiglia che le fanciulle chiamano flirt, odiava i sospiri e le inconcludenti, trattava tutti con familiarità piacevole senza cercare mai l'intimità, pareva l'uomo più bonario del mondo e in verità non si confidava con nessuno, non aveva avuto drammi passionali nella vita, non duelli, non amori celebri con celebri donne maritate, e divertendosi come conveniva alla sua età, era tuttavia ordinatissimo e saggio.

Nicoletta che lo conosceva da anni, non gli aveva mai badato, e non s'era nemmeno accorta ch'egli, discretamente e quando poteva senza farsi notar troppo, cercava la sua compagnia.

Presso di lui si sentiva più riposata, perchè non aveva bisogno d'affaticarsi con le guerricciuole, i ripicchi, le spiritosaggini che divertivano le altre signorine e gli altri giovanotti; parlava amichevolmente, e se ne fidava tanto che se le convenienze e gli usi avessero permesso, sarebbe andata a trovarlo a casa sua, com'egli veniva a casa di lei.

Ma d'un tratto, quando ella stessa meno se lo aspettava, aveva dovuto guardarlo con simpatia.

Era stato il solo che l'avesse compresa nel suo dolore per la scomparsa di Brunello.

Pochi giorni dopo che il fanciullo le era stato tolto, di notte, tra la grandine e i fulmini, era andata coi suoi a colazione nella villa che Luigi abitava insieme alla zia Amelia.

E passeggiando pel giardino, egli le aveva rivolto poche parole gentili.

- So che ha avuto un grande dolore in questi giorni, signorina. Il suo piccolo amico è partito, non è vero? Non ho mai visto due anime più strette da un sentimento così puro e nuovo. Lei gli faceva da mamma e non lo lasciava mai; egli viveva della sua vita e camminava guardandola negli occhi. È un fanciullo avido d'amore, perchè credo che il padre e la madre lo amino alquanto bizzarramente.

Nicla fu commossa dalle parole buone, offerte con semplicità, quasi con timore.

Non rispose, ma porse la mano a Luigi, per gratitudine.

Erano in fondo al giardino, innanzi a una statua di Diana cacciatrice, che risaltava bianca sul suo zoccolo nel verde sfondo dei platani.

E Luigi seguitò a parlar di Brunello, con tanta sicurezza di particolari, che Nicla ne fu sorpresa: sapeva tutto, le gite con la lancia, i piccoli viaggi alla Croda, le corse nei boschi, il motivo della partenza subitanea.

Si sarebbe creduto ch'egli non si fosse mai occupato, da lontano, che del fanciullo; o della fanciulla.

Luigi fece anche qualche osservazione discreta sulla fragilità di quella amicizia. Avrebbe mai potuto continuare? Il bambino sarebbe stato sempre un bambino?

- Oh sì, per me, sì! - esclamò Nicla. - Lo rivedessi fra vent'anni, sarebbe sempre Brunello!

- Lo credo! - affermò Luigi sinceramente. E s'avviarono verso la villa, soffermandosi a guardar le aiuole colorate di croco e di vermiglio, acutamente profumate.

Quando furono sulla soglia. Luigi domandò a mezza voce:

- Il conte Duccio ritornerà presto?

La fanciulla s'arrestò.

Non voleva dire; ma per il bene che Luigi le aveva fatto comprendendo il suo dolore e giustificandolo, rispose con franchezza:

- Non tornerà più!

Il volto di Luigi s'illuminò d'un lampo.

- Allora, - disse, quasi pregando, - potrò venire a trovarla nella sua villa?

- Ma lei poteva sempre, - rispose Nicla attonita.

- Non volevo.... - balbettò Luigi. - Perchè si diceva....

- So quello che si diceva, - rispose la fanciulla. - Chiacchiere di paese. E non si dirà più.

Luigi andò spesso da quel giorno a trovare la famiglia Dossena, qualche volta solo, qualche volta con la zia Amelia, sempre cauto, un po' timido, studiando di non tradirsi mai, per poter leggere nell'anima di Nicla e saper che cosa ella pensasse di lui.

Tuttavia lo sguardo della signora Carlotta lo indovinò presto; e una sera ella annunziò al cavalier Maurizio:

- Gigi Barbano è innamorato di Nicoletta!

- Corpo di mille bombe! - esclamò il cavaliere. - Anche questa? Sei ben certa? Il saponaio? E Nicoletta?

- Eh! - disse la signora. - Così, così! Lo vede meglio che il conte.

- Cose inaudite! - fece Maurizio. - Rifiutare una corona di contessa per diventare la signora Barbano! Ma quel Barbano, poi, non ha un soldo....

La signora Carlotta osservò che l'affermazione era esagerata.

Gigi Barbano, oltre lo stabilimento che gli assicurava un cospicuo reddito, possedeva la villa in campagna, e la bella casa a Milano che teneva tutto l'angolo tra la via Santa Margherita e la piazza Filodrammatici, situazione delle più animate ed eleganti della città.

- È sua la casa? - -domandò Maurizio.

- Me lo ha detto la zia.

- E anche la villa?

- Me lo ha detto la zia.

- Quella zia dice tutto! - osservò Maurizio.

- Avrà il suo perchè, - rispose la signora Carlotta sorridendo.

- E tu? - chiese Maurizio dopo un istante di riflessione.

- Io, che cosa?

- Come la pensi, come la vedi, insomma, che cosa ti sembra?

- Eh! - ripetè la signora. - Così, così....

- Davvero? Ti piglieresti per genero il saponaio?

- Abbiam combinato molto con le contee! - rimbeccò la signora. - Quell'asino non si è fatto più vivo! Gigi Barbano, bisogna dirlo, è un bravo giovane, savio, quieto, onesto, buono, incapace di far torto a un cane.

- La zia ti ha già montato la testa! - notò Maurizio. - State pettegolando l'intero giorno.

- Pettegolando! - esclamò la signora offesa. - Si discorre, del più e del meno.

- Il più sarebbe il matrimonio di Gigi con Nicoletta....

- Non se n'è detto parola! - osservò la signora. - Ma ti sembra? Nessuno sa ancora se Nicoletta ci pensi; è capace di non aver nemmeno capito.

- Dunque, tu non ti opporresti? - chiese Maurizio per concludere.

- Io ti dico che di battagliare non ho più voglia. Prima c'era l'arte, il palcoscenico, la recitazione, e che so io; poi il conte, col suo famoso segreto, che io tu siamo stati capaci di scoprire, e che ha mandato tutto all'aria; poi l'avventura del bambino, i pianti e le malinconie per la sua fuga. Adesso ci sarebbe quest'altro, e io ho perduto la pazienza, e non ho più voglia di guerreggiare anche per quello del sapone!

- Ma bada che Gigi ha vent'anni più di Nicoletta! - osservò il cavaliere.

- Ha ventinove anni e sette mesi, giusti giusti; Nicoletta ne ha diciotto e undici mesi; dunque, poco su poco giù, undici anni di differenza.

- Anche l'età giusta giusta, ti ha detto la zia? - domandò Maurizio ostile.

- E del resto, quando ci siamo sposati, - seguitò, passando oltre all'osservazione, la signora Carlotta, - io aveva dodici anni meno di te. E non possiamo lagnarci! Siamo stati felici!

Il cavalier Maurizio, non sapendo che cosa rispondere, soggiunse:

- Altri tempi!

Ma la signora Carlotta s'era ingannata a proposito di sua figlia.

Nicla aveva capito benissimo che Gigi Barbano la amava; e il cuore di lui era così schietto e leale, che, senza amarlo, Nicla aveva finito per tenersi caro quel giovane in cui le altre fanciulle non vedevano l'uomo romantico.

Accoglieva molto volontieri le sue visite; spronava la mamma a non trascurare zia Amelia. E con Gigi parlava spesso di Bruno e gli faceva leggere le lettere di lui che giungevano con frequenza dalla Francia prima, poi dalla Germania, poi dal Belgio, e infine ancora dalla Francia.

- Ma veda come scrive benino! - diceva. - Segue tutti i miei consigli: si capisce che studia. Suo padre gli ha trovato finalmente maestri italiani; pare che suo padre si sia un po' calmato. Bruno vuole scrivere un romanzo: la storia delle colombe dell'imperatore. L'ha sempre avuta la manìa letteraria!

- Gli mandi i miei saluti, al romanziere! - disse Gigi una volta.

- Ma non la conosce! - osservò Nicla.

- Mi conoscerà! - rispose Gigi sicuro.

- Crede? Crede che ritorni?... Devo dirgli che gli vuol bene?

- Glielo dica: è vero. Non è come un suo fratello?

- E gli vorrebbe bene, se tornasse?

- Come a un suo fratello! - ripetè Gigi.

Nicla s'accorse che si sfiorava un argomento pericoloso.

Gigi dichiarava di voler bene a quel fratello della ventura, non potendo, non osando dichiarare che voleva bene a Nicla. Ma quanto doveva voler bene a lei, se voleva bene sinceramente a un fanciullo ch'ella aveva protetto?

E Nicla si scuoteva qualche volta, avvedendosi ch'ella e Gigi Barbano si perdevano a far disegni sul ritorno di Bruno, come s'egli avesse appartenuto a tutti e due, come non avessero dovuto mai più separarsi, come i loro cuori avessero dovuto battere all'unisono.

Era tra loro il ricordo or malinconico ora ridente del fanciullo lontano; e sembrava che quel grande amico di Nicla li avvicinasse con le piccole mani e stesse tra l'uno e l'altro come un fratello veramente; talchè Nicla si diceva che di Gigi Barbano egli forse non sarebbe stato geloso e i suoi occhi non si sarebbero fatti per lui inquieti e torbidi.

A poco a poco entrarono in tale intimità di spirito, che Nicla non si stupì affatto allorchè Gigi Barbano le comparve innanzi una mattina, un poco pallido, con un lieve tremito sofferente per mille martirii di speranze e di dubbii.

Quella mattina era stata attesa da Nicla, era stata inconsciamente preveduta.

E allorchè, incespicando dapprima nelle prime frasi, poi con veemenza, egli le confessò il suo amore, l'orgoglio di darle il suo nome, Nicla rispose:

- Lo sapevo. Crede che saremo felici?

- Ah signorina! - esclamò Gigi. - Non mi respinge, dunque?

- No, - disse Nicla semplicemente. - Sento che lei mi ama davvero!

- Allora, parlo con la mamma e col papà?...

- Parli! Lo sanno, del resto!

- E lei?

Nicla non rispose, ma un po' arrossendo, un po' timida, gli porse la mano.

Ed egli gliela coperse di baci, e volle anche la sinistra, per coprir di baci anche quella.

Poi, sulla soglia del giardino, gettò il cappello all'aria due volte, come un ragazzo, e due volte corse a riprenderselo.

- Vado ad abbracciare zia Amelia! - annunziò. - È stata lei a farmi coraggio, a spingermi, a dirmi che lei è tanto buona quanto bella! Io non avrei mai osato....

Nicla sorrise: ma arrossì fino alla radice dei capelli, quando, in un'ebbrezza di gioia, egli soggiunse:

- Pensi che stasera, dopo che avrò parlato con la mamma e il papà, potremo darci del tu!

S'interruppe, guardando la fanciulla:

- Non vuole? - disse esitando. - Forse ho sbagliato?

- No, no! - rispose Nicla come trasognata. - È vero: potremo darci del tu!

Era l'uomo, che entrava con pieni diritti, bruscamente, nella sua vita. Ella non aveva dato del tu che a quel piccolo uomo di BrunelloSignorina, vieni ad aiutarmi?» «Come ti chiami?»), ed ora un giovane si rallegrava di poterla avvincere per sempre con quel tono d'intimità che preludeva oggi ad ogni altro possesso e lo avrebbe consacrato domani.

E per vincere la propria riluttanza, parlò ella medesima con suo padre, poco prima che Gigi Barbano tornasse; e gli annunziò che s'era fidanzata e che sperava di non trovare opposizioni.

Maurizio, il quale non s'era deciso a considerar perduta ogni speranza d'un matrimonio che coronasse il danaro con un blasone, strepitò. Nicla rimase imperterrita, aspettando che la raffica si calmasse.

- Potevi essere contessa! Contessa, dico, e di quelle che hanno un titolo serio, non contessa per ridere! E mi scegli l'uomo del sapone!

- L'uomo del sapone, l'uomo del sapone! - ribattè Nicla. - Sarebbe ora di finirla con questi atteggiamenti principeschi. E tu, che sei? E noi, che siamo? Il bisnonno vendeva sughero; il nonno vendeva olio; tu vendi olio e sughero. Non mancherò di dirlo, se si continuerà con la romanza del sapone!... Lo dirò, che il bisnonno faceva i turaccioli!

Maurizio si rabbonì, accolse bene Gigi, non sollevò obiezioni, il fidanzamento fu annunziato; e sei mesi dopo a Milano, con una ricca cerimonia, in un giorno di pioggia, Nicla Dossena diventava la signora Nicoletta Barbano, e Gigi credeva di sognare, di travedere, di vivere in un mondo irreale, tanto era spaventosamente felice.

 

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License