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XIX.
Nicla voleva annunziare quella sera medesima a suo marito l'incontro con Brunello; ma esitava.
Gigi Barbano era rientrato stanco; dopo avere sbrigato una copiosa e intricata corrispondenza, aveva dovuto sul tardi ricevere il viaggiatore che tornava da un lungo giro all'estero, ne aveva ascoltato il resoconto, ne aveva verificato gli acquisti, aveva dovuto posticipar l'ora del pranzo, ciò che gli dispiaceva sempre.
Ma Nicla, pur vedendo che il marito non era allegro come di solito, comprese che bisognava parlargli, o il suo silenzio sarebbe parso troppo singolare.
Dopo pranzo, mentre nel salotto di Nicla egli centellava il caffè, la giovane gli disse;
- Gigi....
- Che è, cara?
Gigi Barbano aveva di ben poco mutato; il suo colorito rosso bruno gli dava sempre una espressione giovanile, e a mala pena si sarebbero scoperti nei lunghi mustacchi e nei capelli alcuni fili d'argento. Il lavoro costante, gli esercizii fisici, e ancor più l'ordine e la semplicità della vita, lo avevano fatto forte; e a quarantadue anni era svelto ed alacre come a trenta.
- Tu non indovini, - disse Nicla. - Non indovini chi ho incontrato io oggi e condotto a casa....
- Ahimè, - rispose Gigi. - Ho così poca voglia d'indovinare!... Una persona che conosco?
- Certo: come potresti indovinare, se non la conoscessi?
E Nicla sedette sul largo bracciuolo della poltrona in cui stava Gigi.
- Con la quale parlo spesso? - continuò questi.
- Con la quale non hai mai parlato, ma ho parlato io, molto!...
Gigi sorrideva; la vicinanza di Nicoletta, che egli amava come ai primi tempi, gli aveva ridato il buonumore e la voglia di scherzare: passò un braccio intorno al busto della giovane, e per punzecchiarla, rispose:
- Con la quale hai parlato molto?... Duccio Massenti...!
Duccio Massenti era diventato una specie di fantoccio, che l'uno e l'altra agitavano in aria di tanto in tanto....
Gigi diceva qualche volta: «Tu non mi ami; tu ami il conte Duccio!». E Nicla diceva qualche volta: «Allora andrò a trovare Duccio!».
Ma quella sera, Nicla alzò le spalle.
- Duccio! Duccio!... Che meschina fantasia tu hai? Non sai trovare di meglio?
- Meglio di Duccio mi pare impossibile! - osservò Gigi ridendo.
- Non indovini: non ti riuscirà d'indovinare; allora ti dico io?
- Dimmi tu!
Nicla prese tempo: quindi annunziò:
- Brunello!...
- Che? - esclamò Gigi con uno scatto. - Brunello? Hai ritrovato Brunello?
- Ma sì, ma sì, ma sì! - -disse Nicla gioiosa.
E in brevi parole raccontò al marito il ghiribizzo di prendere il tè, sola, e l'incontro e la visita del giovane.
- È cascato dalle nuvole! - osservò Gigi. - Chi pensava a Brunello?... E come è?
- Sempre il medesimo, - disse Nicla ingenuamente.
- Ah no, protesto! Gli anni saranno passati anche per lui! - ribattè Gigi scherzando. - Non lo avrai trovato col bastimentino sotto il braccio e le gambette nude'
- A me pare di sì! Mi pare d'averlo trovato ancora come quel giorno! - disse. - E l'ho chiamato bambino.
- Si sarà offeso?
- No, niente. Non si offende mai, Brunello, quando gli parlo io. Ed egli mi chiama ancora Nicla....
- E ti dà ancora del tu? - disse Gigi.
Il viso di Nicla si fece di bragia; ella abbassò gli occhi, quasi colta in fallo, e disse:
- Sì.
Gigi Barbano stette silenzioso un poco; quindi domandò:
- Quanti anni ha?
- Come passa il tempo! come vola! - osservò Gigi. - Mi pare ieri che ti ho dato del tu la prima volta.
Soggiunse4 quasi parlando con sè stesso:
- Credevo che sarei stato il solo.... Nicla si morse le labbra: la stoccata arrivava dritta.
- L'ho pregato, - disse poi, - di cambiar tono. So che mi considera una sorella, ma non si può.
- E verrà spesso a trovarti? - domandò Gigi.
- Se tu lo permetti.... - mormorò Nicla.
Il marito non rispose: Nicla si sentì stringere il cuore, e scrutò il volto dell'uomo che guardava innanzi a sè, riflettendo.
Gigi volse il capo; prese l'una mano e l'altra della giovane, le tenne strette nelle sue; poi, fissandola negli occhi, quasi avesse voluto giungere fino all'imo della sua anima, rispose:
- Mi fido!...
Il seno di Nicla si sollevò con un respiro profondo.
Ella sapeva che cosa volevan dire quelle parole; suo marito le aveva pronunziate un'altra volta, quando un nugolo di giovani e vecchi corteggiatori, di abili damerini e bellimbusti le si era stretto intorno, assediandola tenacemente. Gigi non l'aveva sorvegliata; non aveva dubitato un istante di lei; l'aveva lasciata alla sua coscienza e alla sua rettitudine. Era libera; non doveva render conto alcuno di ciò che faceva. Suo marito aveva una troppo alta idea di lei per chiederle ragione della sua condotta. La guardava negli occhi, e gli occhi rispondevano sereni e calmi.
Nicla ebbe quel sorriso di gratitudine contenta, che Gigi comprendeva.
- Ha chiesto d'esserti presentato, e verrà domani sera, - soggiunse la giovane.
- Oh, bene! - esclamò Gigi. - Domani sera conosceremo il bambino di vent'anni.... Sia detto tra di noi: io penso che quel tuo bambino ne abbia già fatte di tutti i colori....
- È molto infelice! - ribattè Nicla.
- Lo credo; ma se è figlio di suo padre....
Il volto di Nicla si contrasse.
- Suo padre è chiuso in uno stabilimento di pazzi! - disse con voce sorda.
- Veramente? - esclamò Gigi Barbano addolorato. - Mi dispiace d'essere stato leggero e ti prego di dimenticar le mie parole. Una simile sventura merita il più grande rispetto!
- Ti ringrazio! - disse Nicla semplicemente.
- Certo, certo, - riprese Gigi Barbano, quasi parlando con sè stesso, - quel ragazzo non può essere stato felice. Noi gli apriremo la nostra casa ed egli si riscalderà al tepore d'una vita semplice. Deve parergli strana una vita semplice, a lui, che è stato sempre in giro pel mondo e ha visto tante cose! Finirà con l'annoiarsi, vedrai! E io sarò un poco impacciato, confessandogli che non ho mai avuto tempo d'andare a Vienna e a Berlino e di conoscere bene Parigi. L'uomo di quarantadue anni ne saprà meno del fanciullo di venti.... Verrà domani sera, hai detto?... Lo riceveremo soli? Non gli farai trovare qualche poco di società intorno?
Nicla scosse il capo, sorridendo.
- No, no, - disse. - Lo riceveremo noi soli. Credo che di gente e di chiacchiere sia stufo....
- E con chi vive ora, a Milano? - seguitò Gigi.
- Con sua madre....
- E sua madre?...
Nicla non rispose: Gigi interpretò quel silenzio e capì; anche la madre doveva esser leggera come una piuma.
Nicla riflettè un istante, poi si mise a ridere.
- Come vuoi tu ch'io sappia? - rispose. - Non lo so davvero. È un fanciullo: per me è Brunello, col bastimentino sotto il braccio. Tocca alle altre donne giudicare. Chiamarlo bel giovane, mi sembra un'ironia.
Gigi trasse la donna a sè e la baciò sui capelli.
- Cara, - disse con tenerezza. - Anche tu sei una fanciulla!...
Ma l'indomani sera, quando Gigi Barbano vide Brunello Traldi varcar la soglia del salotto, ne fu tutto scosso.
Non era soltanto un bel giovane; aveva quell'indefinibile sottile eleganza di modi e di portamento, quella misura, quella sicurezza priva di spavalderia, quella nobiltà nel sorriso, nei tratti, nella gentilezza medesima della persona, che vengon dalla razza. Pur vestito di cenci, il passo o un gesto o un modo di guardare l'avrebbero svelato per un grande signore.
E Gigi Barbano, che sapeva la forza poichè era egli medesimo un forte, rilevò subito negli occhi del fanciullo una luce e nella bocca una linea che ne dicevano l'energia straordinaria, la volontà cocciuta, formidabile. Un guerriero antico, gettatosi a nuoto nel mare, voleva scalar la nave del nemico; e s'era abbrancato al bordo con la mano destra; gli tagliarono la mano destra; egli l'afferrò con la mano sinistra; e gli tagliarono la mano sinistra; egli vi si aggavignò coi denti; e gli spaccarono la testa; e rimase, cadavere, coi denti infitti nel legno, in una presa tremenda che nessuno riusciva a disserrare.
Brunello Traldi doveva aver la stessa forza di volontà cieca e dura.
Gigi Barbano gli si fece innanzi, mentre Nicla guardava, un poco timorosa, quel primo incontro.
- So che tu sei un fratello per Nicoletta, - disse Gigi. - E ti accolgo come un fratello....
Gli strinse la mano, poi lo attirò a sè, e lo abbracciò.
Bruno sorrise; andò verso Nicla e le baciò la destra.
Un istante dopo, nel salotto a righe argentee sul fondo bigio, si sentiva che una fraternità dolce e sincera aleggiava intorno alle tre persone.
Gigi interrogava avidamente Brunello chiedendo della vita di Parigi, di Vienna, di Berlino.
- Ma hai osservato tutto! - egli notò stupito.
- Non avevo altro da fare! - rispose Bruno.
Gigi si fece raccontare anche il duello col piccolo conte della Jonchère; e Bruno raccontò, e rise.
Poi si fermò: aveva udito sè stesso ridere.
- È strano! - disse. - Non ridevo più da dieci o dodici anni.
Un'espressione di tenerezza sollecita si diffuse sul volto di Nicla; le pareva che una cosa sola stonasse in quella calma ora di fiducia; egli era obbligato a darle del voi, e il voi le strideva all'orecchio come un suono falso.
Quando sul tardi, Bruno si congedò, Nicla non potè trattenersi, e gli disse:
- Addio, bambino! Fa nanna! Gigi e Bruno sorrisero.