Luciano Zuccoli
La freccia nel fianco

SECONDA PARTE.   Io coglierņ per te balsami arcani....

XXVII.

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XXVII.

 

Durante la notte, il vento aveva soffiato senza posa, adunando grosse nubi pesanti.

Con un'occhiata al cielo, Nicla comprese che tra poco si sarebbe scatenato all'improvviso uno di quegli uragani brevi e furibondi, che danno al lago l'aspetto e la veemenza irresistibile d'un mare in tempesta.

Discese per accompagnar Brunello alla stazione.

Divorato come da una sottil febbre, trasfigurato e vacillante ancora di gioia, egli le andò incontro.

Lo staffiere aspettava a pochi passi con la valigia.

- Il mio treno s'incrocerà con quello che riconduce vostro marito, - fece Bruno ad alta voce. - Gli direte, ve ne prego, che io torno domani?

- Gli dirò, - rispose Nicla.

E quando furono in carrozza, si avvinghiarono per le mani con una stretta tenace.

- Ti ricorderai di me, sempre? - interrogò Nicla.

Egli la guardò attonito.

- Perchè questa domanda? Non sarò di ritorno tra poche ore?

- Rispondi! - ordinò Nicla.

- Potessi vivere secoli, - rispose Brunello, - mai nulla e mai nessuno riuscirebbe a farti dimenticare.

Ella sorrise contenta

Era vestita d'un abito bianco leggero; quando aveva conosciuto Brunello, era tutta bianca; quando l'aveva ritrovato, era tutta bianca, chiusa nell'ermellino; e lasciandolo quel giorno, era tutta bianca. I suoi occhi sfavillavano.

- Ricordati, - ella disse ancora, - ciò che mi hai giurato ieri sul tramonto.

- Potrei dimenticare un giuramento, il primo giuramento che ti ho fatto? - rispose Brunello.

Allorchè furono alla stazione, ed egli stava per salire sul treno, la donna seguitò a bassa voce:

- Desidero baciarti.

Si guardò intorno; la stazione era popolata di villeggianti in attesa del treno che doveva giungere da Milano.

- È impossibile! - disse.

E con voce in cui era tutto lo schianto d'un'anima, soggiunse:

- Addio, Brunello; addio, bambino caro; addio, passione; piccolo fauno impertinente! Io sono felice!...

- Io sono felice! - rispose Brunello, - a domani!

Posò brucianti le labbra sulla mano di lei; poi dal treno salutò di nuovo più volte. Ella rispose, e stette a guardare le vetture nere che si dilungavano, che sparivano tra nugoli di vapore candido; impietrita, immobile, assorta, già fuori del mondo.

Poi si volse.

Il suo viso pareva rimpicciolito da un'espressione di dura volontà; gli occhi, perduto lo sfavillio di poco innanzi, avevano una luce raccolta e fosca.

Scese dalla carrozza innanzi alla villa e si allontanò verso la darsena.

Con una lucidità fredda, in cui si sentiva il pensiero lungamente preparato, entrò nella darsena, sciolse la Saetta, la piccola lancia nera che sopravanzava d'un solo palmo il pelo dell'acqua; afferrò i remi, e uscì al largo.

Il tempo s'era rincupito; le nuvole parevano salir buie e gravi da dietro i monti come da una vasta fucina, e le acque cominciavano ad agitarsi, sotto il soffio del vento.

Nicla guardò se nessuno fosse sulla spiaggia, che potesse scoprirla. La spiaggia era deserta.

Allora vogò con forza per arrivare presto nel mezzo del lago; e vide che le venivano incontro ondate paurose, verdastre, coronate di spuma a guisa d'una ricca frangia. La Saetta fu bruscamente sollevata in alto, una e due volte; poi imbarcò un'ondata a poppa.

Era finita. Nicla sentì che s'inabissava.

Incrociò le braccia e mormorò a fior di labbra:

- Brunello! Amore mio!...

 

 

 


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