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La contessa Clara Dolores accolse il figliuolo molto gentilmente.
Aveva accettato l'invito d'una famiglia amica, la quale si proponeva di compiere il giro del Cadore in automobile.
- Ho voluto parlarti prima di partire, - ella disse a Brunello con insolita gravità.
Era seduta nel salotto, fra valigie e bagaglie che doveva spedire per ferrovia.
Brunello, scorgendo le sedie e la poltrona ancora sovraccariche di roba, vesti, libri e gingilli, prese posto sul coperchio d'un baule, come quando piccino teneva tra le braccia il Re moro e meditava intorno alle nequizie del mondo.
- So che tu sei ospite di villa Barbano, - seguitò la contessa.
- Sì, mamma, - rispose Brunello. - Sono corso qui a salutarti, e ritornerò domani sul lago.
- Chi c'era in villa? - domandò Clara Dolores.
- Nicla, suo marito, e la zia Amelia.
- Sempre?
- No. Ieri Gigi è tornato a Milano e ci ha lasciati soli. Stamane dev'essere tornato in campagna. Ma perchè mi domandi?
- Vi ha lasciati soli, - ripetè la contessa.
Esitava, quasi avesse qualche cosa di difficile a dire.
- Mi hai presentato tu stesso il signor Barbano, - seguitò. - È un gentiluomo, e si sente che ti ama come un fratello.
Bruno strinse le labbra, volgendo impacciato il capo a guardar fuori della finestra.
- Non è vero? - riprese la contessa.
- È vero! - confermò Bruno. - Come un fratello!
Vi fu un breve silenzio. Clara Dolores esitava ancora. Infine si decise:
- So che tu ami molto Nicoletta e che Nicoletta ti ama molto. Sarà oggi forse più bella di quando l'ho conosciuta. Ebbene, figlio mio, tu che sei onesto, devi allontanarti da lei....
- Che cosa dici, mamma? - esclamò Bruno, quasi con un grido, alzandosi in piedi. - Sarebbe come se tu mi proponessi di strapparmi il cuore.
- Lo so, - rispose Clara Dolores. - Ti propongo una cosa terribile. Ma a lei, a Nicoletta, io non posso parlare, e potessi anche, non dovrei. Non ne ho alcun diritto.
Riflettè un istante, e quindi proseguì:
- So anche dove andate: andate incontro a una passione che vi spezzerà tutti. Figliuolo mio, perdonami se ti dico questo. Nicoletta non saprà mai resistere. È stata sempre tua; non ha amato che te in tutti questi anni, ha posto come scopo della vita non la felicità sua propria, ma la tua. Ti si darà perchè ti appartiene, con la semplicità d'una donna che non può più ragionare. Tu devi salvarla. Non ritornerai sul lago. Non ritornerai più. Partirai oggi stesso con me. Darò io gli ordini.
S'interruppe.
Bruno le si era gettato ai piedi e le si aggrappava alle vesti come un bambino.
- Mamma, - supplicò, - un giorno solo! Concedimi un giorno! Lascia ch'io la riveda, che le dica addio! Partirò con te poi, ti obbedirò; ma dammi l'ultima gioia, l'ultima disperazione di rivederla.
Clara Dolores scosse il capo e aggiunse risolutamente:
- No. Nemmeno un'ora! Sareste perduti! Tu sei già pazzo; lo sento nella tua voce. Ascoltami bene, Brunello. In qualunque altro caso e per qualunque altro uomo, io avrei fatto finta di non vedere e di non capire. La vita è lotta, e ciascuno si difenda come può. Ma Gigi Barbano ti ha gettato le braccia al collo, me lo hai raccontato tu stesso, e ti ha aperto la casa e ti ha dato il nome e i diritti d'un fratello. E io non posso sapere e tacere, indovinare e permettere. Non si tradisce l'ospitalità d'un uomo come il marito di Nicla.
- Mamma, mamma, - interruppe Bruno, sempre inginocchiato innanzi alla contessa. - Tu non comprendi? Come potrei spiegare a Gigi la mia partenza subitanea? Gli ho promesso di tornare!
- Spiegherò io. Scriverò io oggi stesso, - promise Clara Dolores. - Gli dirò che sono malata, che parto per una cura e che desidero averti con me. Scriverai anche tu la stessa cosa. Farò scrivere dal medico, se non basta, perchè tutto sia chiaro. Ma tornare laggiù, mai, neppure per un'ora! Non si tradisce un uomo come il tuo amico.
- Sei implacabile! - disse. - Vuoi che Nicla e io moriamo.
- Non morirete; sarà una spaventevole prova, ma ne uscirete vittoriosi, - rispose calma la contessa. - Lo dovete alla vostra coscienza e al vostro onore.
- No, no, no! - disse Brunello, scuotendo il capo. - La coscienza, l'onore, sono parole: io non posso vivere senza Nicla, e Nicla non può vivere senza di me.
La contessa si levò pianamente e avvicinatasi al giovane gli osservò:
- Tu parli già come in delirio, figliuolo mio. Se tuo padre fosse qui, ti pregherebbe con me.
- Mamma, - balbettò Bruno. - Il papà mi pregherebbe? Tu credi?
- Ne sono certa, - disse Clara Dolores con fermezza. - Egli ha commesse molte leggerezze nella sua vita, e lo sappiamo, e ne è stato troppo punito. Ma io so che non avrebbe mai tradito l'ospitalità d'un amico. Egli sognava che tu fossi forte. E dov'è la tua forza, se non sai vincere una battaglia, una grande battaglia? Ti domando questo sacrificio in nome di tuo padre, che te ne sarebbe grato!
E parlando, scrutava sul volto bianco e disfatto del figlio le fasi della lotta che s'era scatenata furiosa nel suo cuore.
- E che varrà questo sacrificio, - disse Brunello a un tratto, - s'egli non lo saprà mai?
- La pace della tua Nicla non varrà dunque nulla essa pure? - domandò la contessa.
- Mamma, lascia ch'io la riveda, - implorò di nuovo Brunello. - Un giorno solo. Le dirò ciò che tu mi hai detto; la pregherò d'essere forte come sarò forte io.
- Ah, bambino, e cadrete nelle braccia l'una dell'altro! - esclamò Clara Dolores.
Quindi seguitò, inesorabile:
- -No, neppure un'ora, neppure un minuto! Vi rivedrete fra dieci anni!... Non credevo, Brunello, che nemmeno il pensiero di tuo padre riuscisse a piegarti.... È dunque una passione che non conosce più nulla di sacro e non s'arresta davanti a nulla?
Bruno esitò ancora un istante; poi con uno sforzo supremo, dichiarò:
- Ti obbedisco!
E a capo basso uscì, allontanando dolcemente sua madre che aveva aperto le braccia per serrarlo sul petto. Ma quando giunse nello studio, sentì che precipitava in un abisso.
Nicla era stata sua la notte prima. Ed egli fuggiva? E come confessare a sua madre che ormai era troppo tardi, ch'egli non poteva abbandonare una donna, la quale gli aveva dato l'ultima, la più grande, indimenticabile prova del suo amore?
Seduto innanzi al tavolino, con la penna appuntata sulla carta, cercava invano una parola, una frase, che non fossero vili....
Udì battere discretamente all'uscio.
- Avanti! - disse.
- È arrivato un telegramma per lei, conte, - egli annunziò.
- Sarà Gigi, - rispose Brunello, - che insiste perchè non manchi domani. Leggi pure.
E tornò a cercar nella mente una frase, una parola, che non fossero vili; ma non udendo più voce dal Salapolli, girò il capo verso di lui, e lo vide bianco, terreo, muto, col telegramma aperto nelle mani tremanti.
Gli fu sopra d'un balzo, gli strappò il telegramma dal pugno. Cinque parole.
«Nicla annegata. Vieni subito. Gigi».
La sua bocca si aperse a un grido rauco, che somigliava all'urlo d'una belva ferita a morte; e battendo l'aria con le braccia, Brunello Traldi precipitò al suolo, di schianto.