Cap.

 1   1|  inconsapevole che sulla piazza c'erano i baracconi, era colto
 2   6|        scoppia una gomma, e non c'è il pezzo di ricambio, e
 3   6|       dove sia un telefono, non c'è da sgomentarsi; chè, da
 4   6|      cavallo e cavaliere, – non c'è da stupirsi che esca fuori
 5   7|        al telaio: sul cinghione c'è pirografato Rocca di Manselice.
 6   7|      schiarimenti».  prossima c'era una rimescita di vino
 7   7| labirinto di stelle, dicono che c'è Marte, Saturno, Venere,
 8   7|      brutto è parlar quando non c'è bisogno.~L'astrografo asserisce
 9   8|         ardua come un baluardo, c'era acchiocciata la casa
10   8|       dei porci.~Nel «celliere» c'era allogato anche il telare:
11   8|     cipressi, su un verde agro, c'era il cimitero piccolo come
12   9|    quelli del mio rango, in cui c'è ancora il disordine degli
13  12|       sui paglioli e in coperta c'è una stenderia di corbe
14  13|        dopo dal «Francobarbone» c'era un vecchio navigatore
15  13|        color ombra, ai cui lati c'erano due conchini di terracotta
16  13|          a un metro dalla porta c'era una vetriata istoriata
17  13|         con sicurezza:~– Di qui c'è passato il «Francobarbone».~
18  14|        nella tavola soprastante c'era scritto: «Oggi tortelli».~
19  14|  accattarotto – in questo paese c'è di molto fumo, ma arrosto
20  17|       ma in tutti quei nomi non c'è mica tramescolato uno sbeffo?~–
21  17|        Se mi assicurate che non c'è menda di sbeffo, avvicinatevi
22  19|    voltoni spaziosi, dove un  c'era, con lo sfondo di lecci
23  19|    tenore. «Mah.... Eccellenza, c'è una certa parola!». «Che
24  19|     certa parola!». «Che parola c'è?». «C'è l'amore». «Eh,
25  19|   parola!». «Che parola c'è?». «C'è l'amore». «Eh, via! cantatela
26  19| battaglione, prima compagnia!». C'erano quelli soli. «Bene,
27  20|         Sulla sua fronte aperta c'è la serenità della predestinazione;
28  20|     alla bottega dell'ebanista, c'era il mio studio, un androne
29  20|      come quelle di un carcere, c'era soltanto un crocifisso
30  20|          nel centra del buratto c'era un pilastro, al cui vertice
31  21|         due poli della povertà, c'è l'intermedio, quello che
32  21|        San Gerbone, che stasera c'è la zuppa di magro.~Il povero
33  22|      diventasse serena. Di nero c'erano l'inchiostro e l'umore
34  22|      consegnò il bustone.~– Qui c'è il mio testamento; vivete
35  22|         lui che ha detto: – Qui c'è il mio testamento; vivete
36  22|         è la speranza, e finchè c'è fiato c'è speranza!~– Grazie
37  22|    speranza, e finchè c'è fiato c'è speranza!~– Grazie amici,
38  23|        l'idea del titolo:~– Ma, c'è un ma, – dissi.~– Parlate, –
39  24|         sulla battima del mare, c'è stata l'assegnazione dei
40  24|        urlando alla brava: «Qui c'è mio», ha infilzato il tortello,
41  24|       han gridato in coro: «Qui c'è di tutti». Naso a pesetto
42  25|         le scale. Nel salottino c'è un tavolinetto coperto
43  25|          entro una cristalliera c'è un servizio per sei persone,
44  26|         reali.~Dirimpetto a noi c'era la statua di Garibaldi
45  26|     tiraggio di fiato medesimo, c'erano gli sperperatori d'
46  26|      arguisco principe del foro c'è una signora bella, tenera
47  26|    Vicino alla ipotetica «Mimì» c'è un signore severo dalle
48  26|       uno spruzzo pietrificato, c'è la statua di Mercurio,
49  26|     della sala di conversazione c'è un putto di marmo, ma roseo,
50  27|        lupo a bocca spalancata; c'era chi era travagliato dalla
51  27|     nave di seicento tonnellate c'era da fasciarla tutta. I
52  27|   spettatori. Dietro la giostra c'è il vagone zingaresco, verde
53  30|    rossa torre di Donato Benti, c'è gran baldoria per la solennità
54  30|     olio è rifritto, e nel vino c'è stato messo l'acido tartarico,
55  30|         un fiasco.~– Poi?~– Poi c'incastrò dell'acqua...~–
56  32|       siete in troppi e qui non c'entrate, – e l'albergatore
57  33|       questi monti neri d'abeti c'è il santuario di San Pellegrino
58  33|     quel colle a levantec'è uno stabilimento che 
59  33|    cavalluccio a una colonnetta c'è un vecchio mendico il quale,
60  33|    ombrellino color rosa stinto c'è la sua mercanzia, aghi,
61  33|      senso di tranquillità. Poi c'è l'arte d'accattare. L'accattonaggio
62  35| debitamente lavorata dai tarli, c'è l'Apocalisse «discifrata
63  36|  scardinano, nei parchi ombrosi c'è un chiacchierio fitto fitto
64  36|        a questi veri pellegrini c'è anche frammischiato quella
65  37|         lo studente scettico, – c'è da farci poco assegnamento.~–
66  37|      anche nella vita del Monti c'era un filo di logica...
67  39|          Sì, per me! E che male c'è? – ribattè Ezione.~– Che
68  39|      ribattè Ezione.~– Che male c'è? – echeggiò cupo il padrone. –
69  40|     uscio e il muro, nella sala c'era la gente così fitta che
70  40|       ammattonato. Ma sotto non c'era la buca fonda, dal buco
71  41|    tristo ordigno oltramontano; c'eran un cappellano, per il
72  44|      alle loro case, altrimenti c'è da dare in mattia.~Il dimani
73  45|      angolo dell'orto dei frati c'è un fabbricante di casse
74  45|         più in  del fabbretto c'è una donna che fabbrica
75  45|    Calvani – (col C),  presso c'era la via Galvani – che
76  45|        che per la gente curiosa c'era un paradiso apposta,
77  45|       qui sotto. Una via in cui c'è sempre una cananea dalla
78  47|        basculla e pesare, e non c'era verso di frodare perchè
79  47|         sullo specchio celeste, c'erano scritte in biacca queste
80  48|     Nella casa della scrittrice c'era una tal cananea da mettere
81  48|    lettuccio e intorno al letto c'era l'uggiolìo di tutta la
82  48|         pare esposto a cuocere, c'è il corpo strutto e scarnato
83  50|        di sarmento. Della vigna c'è rimasto soltanto il nome;
84  50|     entrato ha dimandato: «Cosa c'è? S'è mosso l'Ottavo Bersaglieri?».
85  50|         non lo sai che a Napoli c'è l'adunata dei vecchi soldati
86  50|         bottega di «Pezzo duro» c'era l'officina di Tonin Giorgetti,
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