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Dopo questi monti neri d'abeti c'è il santuario di San Pellegrino e di San Bianco. Si dice che San Pellegrino mangiasse i lupini e San Bianco si contentasse delle guscie e albergassero in un castagno spolpato dalla saetta. Santi protettori dei poveri.
Ma gli accattoni, stretti parenti dei poveri, amano luoghi di cura in cui vadano i ricchi. Banditi dalle grandi stazioni climatiche, gli accattoni si son dati alla montagna dove ancora si può scorgere qualche cartello così concepito: «Bibite gratuite per i poveri. Bagni gratuiti per i poveri».
Su per una viottola di questa selva nera ho scorto un povero la cui fisionomia mi era nota; ma dove ripescarlo, così piccolo, nel mare magno della memoria?
– Cosa speculi per queste contrade?
– Cosa vuole; sotto gli archi, di queste stagioni ci si cuoce.
– E allora?
– Allora ci siamo buttati alla montagna, non la sente che arietta spira da queste parti? E poi la gente è di cuore come lei.
Eccolo pescato! Egli è l'accattone che sotto gli archi della cattedrale di San Martino in Lucca si duole a invernate: – Povertà non fa vergogna, è il vizio che fa vergogna e paura. Chi dona ai poveri fa capitale! Povertà non è vizio!
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Un colletto di quelli che si suol chiamarli di andata e ritorno, con un cravattone a toppa, e un gileino verde tarantola, e delle scarpe smusate, ma lucide, mi avevano teso l'insidia. L'amico s'era anche sbarbato di fresco e insaponato i baffi e pettinato. Il cappello che teneva in mano aveva nel fondello un francobollo dorato. La carne digrassata, gli occhi schiariti, la voce argentina. Il birbo, senza essere stato sollecitato, ha detto che, sotto quel colle – là a levante – c'è uno stabilimento che dà ricetto ai poveri prima dell'alba, e che se uno vuole può anche rispulizzirsi gratuitamente. – Questi sono spogli che ho tenuto in serbo tutto l'inverno per venire a far la stagione da queste parti.
– Ma perchè non vai a San Pellegrino?
– Fo tanta penitenza durante il verno, giù sotto gli archi, che me ne faccio una rimessa per l'estate. Però, prima che raffreschi, vado anche là. Veramente per certi doloretti che sento qui alle giunture m'avrebbero fatto bene due bagni di mare, ma là son diventati rigorosi: la povertà è una cattiva compagnia. Ci avrebbe un diecino?
A cavalluccio a una colonnetta c'è un vecchio mendico il quale, come il diavolo si finse corriere, si è finto rivenditore ambulante. Dentro un ombrellino color rosa stinto c'è la sua mercanzia, aghi, ferretti, uncini, gomitoli, baruffi di refe.
– È venuto quassù per i dolori? – domanda astuto – perchè ci avrei un rimedio io, ma non ci facciamo vedere. – E, con ogni cautela, trae dalla tasca del gilè un astuccino di latta in cui v'è la statuina di piombo di Sant'Antonio da Padova.
– Passata due volte sulla parte infermata risana all'istante. Ma lei ha una salute che pare un leone. Ci ha punto un diecino?
– Il freddo di questi luoghi – dice il vecchio – mi stringe i panni addosso tanto più che io ero abituato a fare due bagni di mare. Ma ora laggiù non ci vogliono altro che ricchi sfondati. Però prima che il sole perda la sua forza una capatina la faccio anche là; coi primi di settembre il commercio ambulante è riaperto anche laggiù.
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Dietro a dei signori bianchi come la neve va un accattone nero, ma sembra della comitiva, chiede con grande decoro senza lungagnate. Quando fa dietro fronte sembra che si sia stufato della compagnia. Fa una larga riverenza e dice il nome di coloro che ha lasciato e ne vanta l'animo e il cuore: – Tutti così ci vorrebbero i signori. La povertà allora sarebbe piacevole, una cosa allegra, una ricchezza! Ecco l'ha voluto sapere. Non mica quelli spilorcioni laggiù del mare che se non fosse salato se lo beverebbero anche. Vede per esempio, io ero abituato a far, tutti gli anni, due bagni di mare; o ci vada lei! Ma guardi, perda tutti e due gli occhi, prima che scappi l'estate ci vado anche dovessi finire in galera: mi dia un diecino, facciamola finita.
Sul costone di San Pellegrino da cui si spazia da monte Corno all'Elba ci sono abbiacchiti degli accattoni e tutti asseriscono di aver bisogno dei bagni di mare.
– Ma mirate là! – urla uno di loro – vedere tutta quella grazia di Dio e dover passare l'estate su per i monti come briganti!
– Chi disprezza il povero, disprezza Dio.
– E per me sarebbero manna le renature calde – dice uno che ha una gamba di legno.
– Se un povero fosse un chicco d'orzo, lo macinerebbero per farne rena.
– Lo darebbero per becchime ai polli.
Tutti insieme concludono: – Prima che scappi l'estate una capatina al mare ce la vogliam fare!
Dacchè sono state abolite le barriere daziarie è agevole agli accattoni introdursi nelle città sulle cui porte è scritto: «Proibito l'accattonaggio». L'accattarotto – genere d'accattoni schiumato – non è periferico; egli fa di volata i sobborghi e punta risolutamente al centro movimentato. Le guardie preposte al traffico, impalate sui quadrivi, non gl'incutono alcun timore. Le monture vistose di quelle che perlustrano gli danno un certo senso di tranquillità. Poi c'è l'arte d'accattare. L'accattonaggio è uno di quei reati che, come l'adulterio, se ne paga il fio se siamo colti in flagrante.
Vi è mai accaduto d'incontrare un uomo il quale conta delle monete spicciole sul palmo della mano dicendo: – Gua' mi manca un diecino per andare a far colazione? – Novantanove su cento voi avete detto: – Eccolo, andate con Dio.
L'elemosina, dice il proverbio, non è di solo pane. Un accattone sfrontato vi ferma tagliandovi la strada: – Un diecino per l'amor di Dio.
La guardia che da tempo lo bracca sospettosa l'acciuffa gridandogli: – Negalo, sfacciatone!
– Signore, – dice contegnosa la guardia, – cosa le ha domandato?
– Le ore.
– Ma ti porto dentro ugualmente!
– Ne risponderai davanti al tribunal di Dio.
La prigione di Viareggio, antico forte della Repubblica lucchese, è alta trenta metri e l'aria la danno all'ultimo piano. Se non fosse luogo di vergogna e di paura si potrebbe chiamare il Belvedere. L'isola del Tino, la Capraia, la Gorgona, Monte Cristo, sembrano enormi celesti uccelli, – visti di lassù, – posati sul mare. Tutto il corso della Burlamacca sbisciante fino alla bocca del molo pare la spada di un arcangelo. I monticelli diminuiti, la città, enormi pavimenti di tegole rosse, e gli uomini degli insetti. Le monture e le mode si annientano. L'accattone che per disgrazia finisce la sua villeggiatura lassù, se è di cuore avventuroso può illudersi di essere albergato nelle soffitte dell'Hôtel Regina.
Quegli accattarotti che hanno la fortuna di svantaggiare per qualche giorno le guardie fanno le renature dalla parte del Balipedio, magnifica spiaggia deserta protetta dal tiro dei cannoni. Non ombrelloni zebrati si alzano sulla spiaggia di levante, qualche parapioggia nero sbrindellato è confitto sul sabbione e sotto v'è una cenciaia d'indumenti. L'uomo è là, al largo, con l'acqua fino alla gola, e se la gode, e ride come un tritone.
Se gli accattarotti si combinano in mare nel frattempo che sono in guazzo intavolano delle discussioni.
– È la medesima che cercare un cencio in mare, – dice uno.
– Cercare una persona per mare e per terra.
– In mare vietato volentieri si sguazza.
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L'ultimo piano della Torre è visibile da ogni dove, la campana batte le ore.
– Uno, due, tre, – gli accattarotti contano i tocchi.
– È l'ora di andarci ad ingegnare.
– Il mare mette appetito; mangerei uno nel mezzo.
I poveri, parenti stretti degli accattoni, s'accampano più vicino al fosso-canale.
Quegli accattarotti che hanno la sventura di essere colti in flagrante dopo la villeggiatura alla Torre hanno la noia della traduzione. Come gli affanni non sono in fronte scritti, così i reati non sono scritti sulla giubba. Un accattone ammanettato può essere scambiato per un borsaiolo. L'accattone tiene alla sua reputazione. Mentre sul marciapiede della stazione attende il convoglio cellulare qualcuno gli chiede sommesso: – Ma cosa avete fatto?
– Ero venuto per fare due renature calde...
– Silenzio!
Il reato di competenza della pretura lo libera dal bagno penale. Anticamente i malfattori erano condannati a servire nei bagni pubblici: bagno penale.
– Ve la siete cavata col carcere sofferto. Un'altra volta i bagni fateli al vostro paese, o piegatevi a fare il bagnino.
– Chi non sa nuotare non entri nel mare.
– Ma per imparare a nuotare bisogna entrare nel mare, e io nuoto in un mare di guai, e nessuno mi tira la corda.
– Scioglietelo.