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SCENA III.
Dottore. Mangone, hai saputa alcuna novella di Melitea?
Mangone. Sí bene, anzi di cose che voi non sapete.
Dottore. È dunque in poter di Pirino?
Mangone. Dico altro che voi pensate.
Dottore. Che cosa dunque?
Mangone. Melitea è libera e gentildonna.
Dottore. Che non sia qualche nuovo inganno ordito da Forca, per schernir me dello amore e del desiderio di aver figliuoli?
Mangone. L'uomo che qui vedete, dice ch'è napolitana, figlia di uomo nobile e di gran qualitade.
Dottore. Certo che m'è carissimo, ch'essendo di buon legnaggio e avendola per moglie, arò meno reprensori; e se per rispetto del mondo faceva prima resistenza alle mie voglie, or le farò correre a tutto freno. Gentiluomo, vi prego a narrarmi quanto sapete di lei.
Isoco Dico che questa giovane fu rapita dalla sua balia e portata in Raguggia sua patria. La cagion della rapina fu che, nascendo la bambina, morí sua madre nel parto; e restando la balia col padre in casa, o che si fusse innamorato di lei o che fusse intemperante di sua propria natura, la ricercò piú volte dell'onor suo. Ed avendogli ella piú volte detto che nel fatto dell'onor non volea esser molestata in conto veruno, che altrimente si partirebbe, ed egli non restando di noiarla, non s'arrestò di quanto l'avea minacciato: onde, per fuggir gli disonesti assalti del padrone, se ne fuggí di casa sua e se ne venne con la bambina in Raguggia, dove dimorò tre anni. Abitando in un suo podere alla costiera della marina, un vassello de scocchi la rubbò e la vendé qui in Napoli ad uno mercatante di schiave, che si chiama Mangone.
Dottore. Come si chiamava la balia?
Dottore. Galasia? oimè, che dici? e può esser questo? si ricorda la fanciulla del nome di suo padre e di sua madre?
Isoco La fanciulla non se lo poteva ricordare, che non giongeva a duo anni. Ma io l'ho inteso dir mille volte da Galasia che la madre si chiamava Brianna e il padre il dottor Carisio.
Dottore. O Dio, che intendo? son desto o sogno? Ma tu come sai questo? a che effetto sei venuto qui in Napoli?
Isoco Io lo so, che quando Galasia gionse in Raguggia, si maritò meco; e siam vissuti insieme dodici anni, pensandomi sempre che questa fanciulla fusse sua figlia, d'un suo primo marito. I mesi a dietro venne a morte; e chiamatomi, mi pregò caldamente - e ne volse la fede per iscarico della sua conscienza - che fusse venuto in Napoli e cercato se fusse vivo quel dottore, e raccontargli il suo furto, accioché n'andasse scarica e contenta all'altra vita; la qual cosa le ho promesso e osservato.
Dottore. O Dio, non potrei esser oggi il piú felice uomo del mondo! Dimmi, di grazia, che effigie avea quella fanciulla?
Isoco Era di viso un poco lunghetto, di guardo austero ma dolce, di carnagione mescolata di rosso e latte, di capelli com'io, di maniere assai signorili; e mostrava in tutte le cose esser di sangue nobilissimo, di animo generoso e d'ingegno vivace.
Dottore. Questa è dessa, certissimo; ché i segni che mostrava in quelle piccole membra, davan presagio che nella compita etá non dovesse riuscir altrimente che le sue fattezze. Avea ella alcun segnale nella persona?
Isoco Una macchia rossa nella mammella sinistra come di un vovo; e diceva la balia che fu una gola che venne a sua madre di quei frutti, e venne a caso a toccarsi alla mammella.
Dottore. Questa è dessa: non bisogna piú dubitare; e io son quel dottor Carisio che tu dici. Ma dimmi, come è stata allevata la fanciulla?
Isoco Questo posso ben giurarvi che, se ben in povera casa come la nostra, non avria potuto esser meglio allevata nella vostra istessa: appena ave avuto nella mia casa quella libertá che si conveniva all'etá fanciullesca; ed ella si mostrò sempre gelosissima e rigida defenditrice dell'onor suo.
Dottore. La rapina, la povertá, la lontananza da' suoi parenti, la violenza de' corsari liberano la sua volontá d'ogni colpa di disonestá, e massime in lei che per la sua soverchia bellezza chiama a sé la violenza.
Isoco Non dite cosí; ché la generositá dello aspetto, la maestá della bellezza sforza ancor le genti barbare a non cercarle cosa contra il suo volere: e io vi giuro - poiché mi fu referito - che i corsari che me la ruborno, la vendero come la tolsero da mia casa, con speranza di cavarne piú guadagno.
Mangone. Ed io vi assicuro di questo: ch'eglino, volendomela vendere per vergine cinquanta ducati di piú, la feci veder dalle commari, ed essendomi cosí affermato, li sborsai ducento ducati; e in mia casa è stata cosí conservata come uscí dal corpo di sua madre.
Dottore. Che costumi mostrava in quella sua etá?
Isoco Di grande animo ne' pericoli, ardita con modestia, di nobiltá umile e onoratissima nella bellezza: in un picciol corpo un gran spirito. E sappiate che di queste arti niuno le fu maestro; ché dalle fascie si portò seco simili parti da far invidia a qual si voglia principalissima gentildonna.
Dottore. Io del suo acquisto e del non macchiato fior della sua verginitá per molto stupore son fuor di me stesso. O infinita Providenza, con quanti vari accidenti hai sospesi i nostri amori! per non farci accoppiare insieme, e la sua onestá avesse pericolato con il suo padre, hai fatto che Forca e Pirino con una gentil trappola abbian schernito i miei desidèri e involatamela dal seno.
Isoco Di grazia, fatemela vedere, ché da' segni del suo conoscermi conoscerete esser vero quanto vi ho detto.
Dottore. Su, Mangone, diasi ordine di ritrovarla: non si perda piú tempo. Ma ecco Filigenio: viene a tempo per saper nuova di suo figlio.
Isoco Voi cercate di costei e datemi aviso di quel che sará.