Giambattista Della Porta
La Carbonaria

ATTO V.

SCENA V.   Forca, Filigenio, Dottore, Isoco.

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SCENA V.

 

Forca, Filigenio, Dottore, Isoco.

 

Forca. (Or che potrò ben andar a sotterrarmi vivo per non incappar nelle mani di costoro).

Filigenio. Forca, vieni a tempo: ascolta questo gentiluomo che dice.

Dottore. Forca mio, se per l'addietro t'ho odiato piú che la morte, come ostacolo de' miei desidèri; or, come quello che mi hai tolto da illeciti amori o disoneste nozze, te ne arò obligo eterno. Sappi che Alcesia - non piú Melitea - non è schiava di Mangone, ma mia legittima figliuola, che molti anni sono mi fu rapita dalla balia, come potrai piú a lungo intenderlo da costui... .

Isoco Quanto dice questo gentiluomo tutto è vero.

Dottore. ... Onde io sapendo certissimo che tu e Pirino me l'avete rubbata dalla casa di Mangone, e conoscendo voi l'importanza della cosa, e conoscendo parimente che non posso tormi questa macchia dell'onore se non mi sia restituita, vorrei che facesti pensiero di effettuarlo.

Forca. Io, in quanto Forca, son persuaso a bastanza; bisogna persuader Pirino che ve la restituisca.

Dottore. Dove è Pirino, accioché possa ragionargli?

Forca. Con Pirino non potrete ragionar altrimente; ma ragionate con me quello che desiate ragionar con lui, e fate conto ch'io sia sua mente, suo desiderio e ch'io ascolti con le sue orecchie e ch'io vi risponda con la sua lingua.

Dottore. La somma è che mi restituisca la figlia.

Forca. Ed in somma io dico ch'egli è innamorato di Melitea non di amore ordinario o sopportabile, ma di un desiderio irrefrenabile; e si privarebbe con assai piú agevolezza della vita che di lei. In somma pensate ad ogni altra cosa che a riaverla; e potete pur ferneticare e consumar il cervello a vostra posta.

Dottore. Io con la giustizia gli levarò Melitea con la vita.

Forca. L'uno e l'altra si strangolerá, e preverrá con una morte volontaria la violenta.

Dottore. Ti do podestá che s'elegga un marito, come saprá desiderarlo.

Forca. Non bisogna piú elezione, ché se l'ha eletto giá; anzi una cosa vi fo saper certissima: che né voi vedrete piú lei, né Filigenio il suo Pirino.

Dottore. Come?

Forca. Amboduo poco anzi, provisti delle cose necessarie, si sono imbarcati per fuggirsene in ove di loro non si sappia mai piú novella.

Filigenio. Che cosa è quello che mi dici, Forca?

Dottore. Dunque a tempo che ho ritrovato la figlia, la perdo: e avendola non l'avrò piú mai, ed era salva quando l'avea perduta!

Forca. Egli non ha animo di comparirvi piú innanzi per vergogna, ed ella per dubbio di non tornar di nuovo nelle mani di Mangone. Da lor stessi s'han preso un volontario essiglio e vita pellegrina e vaga, e sopportar ogni incommoditá e ogni miseria, purché vivano insieme e si soddisfaccino l'un l'altro, e mostrino al mondo che i loro amori non erano fondati in vani desidèri giovanili, ma su salde leggi di santissimo matrimonio.

Dottore. Filigenio, io conosco che i matrimoni prima si dispongono in Cielo e poi s'esseguiscono in terra, e che invano tenta umana forza impedir quello che è ordinato su. A me par che sieno cosí ben accoppiati fra loro, che né io né lui né tutto il mondo l'aría potuto imaginare; e mi par ch'egli sia degno di lei, ella di lui. Io non ho altro figlio, e la mia robba è di valor di quarantamila scudi; sono nell'ultimo della mia etá e inabile alla sperata successione. Fate voi la dote al vostro figlio. Né voi potrete restarvi di apparentar meco; perché non so come meglio si possa rimediare all'acerbitá dell'ingiuria che m'ha fatto vostro figlio.

Filigenio. A cosí buon partito che mi proponete, ogni cosa ch'io rispondessi in contrario, mostrerei che fussi scemo di cervello; ed è ben ragione che avendo io comprato la moglie al mio figlio, che voi con buona dote ricompriate il mio figlio per vostra figlia: e come per l'acquisto di lei è intricato con augurio di scherno, cosí vo' che, mentre sia vivo, l'abbia ad esser non sposo ma schiavo di vostra figlia.

Dottore. E mia figlia, perché sotto auspicio di schiava fu introdotta in vostra casa, non che nuora, ma sia perpetua vostra schiava e di vostro figliuolo: e dove si ha pensato uccellar me, ará posto l'uccello in la sua gabbia.

Filigenio. Orsú, trovinsi costoro, e questa sera medesima facciamo le nozze con reciproca sodisfazione. Forca, perché son chiari che l'uno è dell'altro e non han piú dubio che sieno separati fra loro, falli tornar da viaggio e menali a casa nostra.

Forca. Vi do la mia parola giongerli nel viaggio e far ch'or ora li veggiate qui presenti.

Dottore. Per l'amor di Dio, presto: ché non so se potrò viver tanto che li veggia.

Filigenio. Io me ne vo a casa, a porla in ordine per questa sera.

 

 

 


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