Giambattista Della Porta
La Carbonaria

ATTO IV.

SCENA II.   Dottore, Panfago.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SCENA II.

 

Dottore, Panfago.

 

Dottore. Panfago, dove vai?

Panfago. Se non vi rovino tutti, ...

Dottore. Che cosa hai?

Panfago. ...cadano i cieli, se abissi la terra...

Dottore. Di chi ti rammarichi?

Panfago. ...e si sconquassi il mondo!

Dottore. Panfago, tu smanii; certo tu devi arrabbiar della fame.

Panfago. Oh sète qui, dottore! la rabbia m'avea offuscata la vista d'un torto che vi è stato fatto: e se l'avessi potuto vendicar io senza la vostra saputa, l'arrei fatto assai volentieri; ma non potendo, vengo sforzato a dirvelo: è cosa che proprio non la posso digerire.

Dottore. Io dubito che tu abbi digesto d'avanzo, e che essendoti stato promesso da desinare e venutoti meno, tu ti muoia della fame.

Panfago. Ma vorrei che stimassi che le parole mie nascano da vero amore e da zelo del vostro onore, non da qualche mio interesse.

Dottore. Che cosa dunque?

Panfago. Sapete che Melitea vi è stata tolta e or sta in poter di Pirino?

Dottore. Non può essere.

Panfago. Quante cose paiono che non ponno esser, e pur sono? Ma accioché non pensiate che io parli in aria, m'offerisco a farvi veder ogni cosa con gli occhi propri.

Dottore. Mangone si guarda da Pirino e da Forca, come il diavolo dalla croce; e Melitea sta inferma e carcerata, e son tre giorni che non ha cibo.

Panfago. Pirino s'è tinto da schiavo e s'ha fatto vendere a Mangone da un gran furfante, come io, vestito da raguseo; e intrato in casa sua, ha vestito Melitea de' suoi panni e fattala comprar dal padre: e la burla è stata accetta e ricevuta, ...

Dottore. Per farmi credere una bugia, ce ne aggiungi un'altra peggiore. Come voleva entrare e uscir dalla casa di Mangone, se vi sta un perpetuo guardiano?

Panfago. ... ed il Forca è stato presente a tutto...

Dottore. O che testimonio m'adduci!

Panfago. ... ed io a tutto son testimonio d'occhi. Né si ha vergognato di far una simile beffa ad un par vostro, ricco, dotto e di qualitá tanto stimate nella terra nostra. Chi è Pirino altro che un pidocchioso? chi è Forca se non un che meritarebbe essere stato afforcato prima che nascesse?...

Dottore. Orsú, , basta.

Panfago. ... Or stanno abbracciati cosí stretti che l'aria non vi può star in mezo...

Dottore: Taci, non piú: ché me l'hai espressi cosí vivi che essermi gli contemplo presenti, e non veggendogli par di vedergli.

Panfago. ... L'han fatto piú per svillaneggiarvi che per altro: or si ridono di voi, dicendo che abbracciar voi è abbracciar un morto, e che li movete vomito con la vista, sète pelle senza nervo, una vescica sgonfiata, che puzzate di cimitero e che piatite con la sepoltura, e che la notte la terreste sempre svegliata con l'orologio delle correggie, se dormisse con voi. ...

Dottore. Ogni tua parola m'è un serpe velenoso che mi morde, una tigre che mi straccia.

Panfago. ...Né gli bastava avervi beffeggiato, se alle beffe non s'aggiongevano l'ingiurie.

Dottore. Io mi sento l'anima in uno istesso tempo assalita da contrari affetti, combattuta da una turba de nemici, da sdegno, da malinconia, da vergogna e da gelosia. La malinconia mi rode, la vergogna mi confonde, l'ira m'arde nel core, la gelosia mi boglie nell'anima. Ho melancolia che ho perduta l'innamorata, ho gelosia che altri la goda, ho sdegno che non m'ami, ho vergogna d'esser beffato; e se son vecchio ho il cervello giovane, e se ho la debolezza del corpo ho la prontezza dello spirito.

Panfago. Se volete vendicarvi, bisogna prestezza e piú fare che dire, anzi il dire e il fare sia in un medesimo tempo: io vi aiuterò col consiglio e con l'esser a parte d'ogni fatica.

Dottore. Assaltiamgli all'improvviso; ché essendo Pirino temerario ed audace ne' piaceri, sará timido nelle avversitá, ché sempre sogliono essere temeritá e paura in un medesimo soggetto. Andiamo a Mangone prima, veggiamo se Melitea sia in casa e poi rimediaremo al tutto.

Panfago. Andiamo.

Dottore. E se troverò che sia vero quanto hai detto, prenderò tal vendetta di loro che li farò pentir mille volte d'avermi ingiuriato.

Panfago. Or do a desinare alla mia rabbia e da bere alla mia sete: la vendetta compenserá la noia dell'una e dell'altra.

Dottore. Ecco la casa, io batto.

Panfago. Io mi starò cosí chiuso nella cappa che costui non mi riconosca.

 

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License