IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
SCENA XI.
Alessandro. Vengo desioso a trovar Filigenio mio amicissimo.
Filigenio. Anzi capitalissimo inimico; e vo' piú tosto l'odio di molti, che la tua amicizia, ...
Alessandro. Questo è un principio d'una grande ingiuria.
Filigenio. ... poiché cosí trattate gli amici vostri.
Alessandro. Oimè, che dite?
Filigenio. Il vero. Con iscusa che fate piacere ad un mio figliuolo, fate a lui e a me un grandissimo dispiacere.
Alessandro. Questa è una maniera di notarmi d'infideltá, e queste parole pungenti fanno disconvenevole ogni convenevolezza, e io da ogni persona aspetterei di udir simili parole fuorché da voi, il qual non offesi mai in cosa alcuna, se pur non ho offeso in averlo soverchiamente riverito e onorato.
Filigenio. Cose indegne di buon vicino.
Alessandro. La sinceritá della mia fede credo l'avete veduta agli effetti.
Filigenio. Non merita questo l'amore.
Filigenio. Non voglio.
Alessandro. Io, io ...
Filigenio. Anzi io ...
Alessandro. Tacete, ché non sapete quello che voglia dire.
Filigenio. Né voi sapete quello che voglio rispondere. Non meritava questo l'amor che vi ho portato; e v'ho stimato gentiluomo, né vi diedi cagion mai di dolervi di me, ma servirvi di quanto ho potuto.
Alessandro. Confesso aver ricevuto da voi molti favori, e confesso parimente non averli riservíti non per mancamento d'animo, ma d'occasione.
Filigenio. Voi me l'avete resi con iniquo cambio che non sarebbe stato fatto ad un turco; ma dice bene il proverbio: che molti benefíci fanno un uomo ingrato.
Alessandro. Orsú, perché avete sfogata l'ira con ingiuriarmi, sarebbe di ragione, se non prima, mi dicesti la cagione di che vi dolete di me; perché le vostre parole mi sono ferite mortali che mi trapassano il core. Non mi fate piú penare.
Filigenio. Guarda simulazione.
Alessandro. In che v'ho offeso, accusandomi tanto d'ingratitudine?
Filigenio. Anzi di sfacciataggine e di furfantaria.
Alessandro. Ah, dir cosí sfacciatamente mal degli uomini è ufficio di tirannica lingua! però, di grazia, ponete freno alla lingua nell'ingiuriarmi, accioché non la scioglia allo sdegno per difendermi.
Filigenio. Perché, con iscusa di farmi comprar un schiavo per un vostro amico, me avete fatto comprar l'amica del mio figliuolo e fattalami condurre a casa?
Alessandro. Mi fo la croce; overo ciò dite per schernirmi, o forse vi movete da alcuna falsa informazione.
Forca. Vedrete, padrone, che tutto sará falsitá quanto vi è stato detto.
Filigenio. Ed in cose di niente farmi ruffiano di mio figlio?
Alessandro. Ditemi se di giá avete comprato lo schiavo e dove sia.
Filigenio. L'avea comprato giá e ridotto a casa; poi, venuto il dottore, mi disse ch'era la bagascia di mio figlio, tinta la faccia di carboni, vestita da maschio; l'ho cacciata di casa e lasciatala a lui.
Alessandro. O Dio, che cosa mi dite? O fortuna traditora, a che son condotto! io son il piú disperato uomo del mondo! Sappiate che il dottore è mio capital nemico, e per cagion di costui non l'ho voluto comprar io, ma pregatone voi, accioché mi aveste a ciò favorito.
Alessandro. Vo' scoprirvi l'importanza. Gli mesi a dietro, in una battaglia navale si fe' giornata tra il re di Marocco e il re di Borno: fu sconfitto il re di Borno, e il figlio, il quale è costui, fuggendo in una nave sbattuta dalla furia della tempesta, venne in Italia; non essendo conosciuto, fu venduto per ischiavo. I suoi parenti han perciò inviato trentamila scudi per lo suo riscatto e restituirlo al suo reame. Il dottor ha lettere del re de' mori per inviarlo a lui: avendolo in mano, o lo fará morire in una prigione o li taglierá la testa. Onde il dottore, per guadagnarsi questi danari, m'ha fatto il tradimento.
Filigenio. Egli m'ha dato i cento scudi. Eccoli qui.
Alessandro. Io non vo' ricevere altramente i cento scudi; ma vo' lo schiavo overo oprare in modo me si restituisca.
Filigenio. Come può esser che il fatto non sia fatto? Io non stimava tal cosa: essendo come voi dite, io mi pento di averlo venduto.
Alessandro. A che mi giova ora il vostro pentimento? Convien ad un uomo della qualitá ed esperienza che voi sète, dar cosí subita credenza ad un uomo senza onore e senza anima, che con un velo d'ipocresia cuopre ogni sua sceleraggine, e stima, non dico me, ma vostro figlio che è un de' piú gentili giovani della cittá nostra, per un tristo uomo?
Forca. Non vi dissi ch'era vostro inimico?
Filigenio. Ecco i cento scudi.
Alessandro. Or questa sarebbe bella: per cento scudi pagarne trentamila! Egli se li guadagnará, e mandará quel povero giovane al macello overo ad una perpetua prigionia; ed io volea restituirlo al suo regno.
Filigenio. Ho peccato semplicemente; confesso l'errore, e se vi piace, confermarò con giuramento la mia ignoranza. Poiché siam qui, facciasi quel che si può per rimediarci.
Alessandro. Se avevate comprato lo schiavo in nome mio e con i miei danari, quello era mio, e voi non avevate piú potestá sovra quello; e avendolo venduto, sará in vostro pregiudizio, perché avete venduto quello che non era vostro. L'error vi costerá caro. Andrò a' superiori e mi farò far giustizia: forse sarete condannato agli interessi.
Filigenio. Dio me ne guardi! ecco i vostri danari.
Alessandro. Io non gli torrò per non far pregiudicio alle mie ragioni. Andrò a Sua Eccellenza, raccontarò il fatto: ella dará ordine di quello che ará a farsi. M'incresce nell'anima ch'abbia a venir con voi, che v'ho stimato mio padre e padrone, a termini cosí fatti.
Filigenio. O Iddio, che intrighi son questi ove mi trovo? Va', Forca, e vedi se puoi far nulla.
Forca. Padron, perdonatemi, sète stato frettoloso a credere ed estimar vostro figlio e un amico come Alessandro, un assassino - ché l'uno vi fu sempre ubidientissimo e l'altro venti anni un buon vicino, - e me per un ladro, che v'ho servito venti anni fedelmente.
Filigenio. Eccoti i cento scudi: almeno non arò rimordimento di conscienza di aver fatto cosa con malizia. Togli anco questa catena d'oro che val quattrocento, e vedi si puoi rimediare.
Forca. Non lascierò tentar per ogni via, per amor vostro. Io vo.