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Tempo limpidissimo, ma freddo, così che li autoctoni se ne lagnano. La vecchia Roma è sopra fatta dalli intrichi e dalle piccole e meschine rivalità: quest’uomo moderno guasta tutto, anche le Terme di Caracalla. Come sono languide, pensierose e tristi le colonne del Foro, e come pare tutto spento. Ecco la Città Morta, che è pur viva di inutilità, ecco l’anima latina deturpata, ecco l’anima latina non sentita più, pleonasmo di faccia al Parlamento. Vorrò vedere Albano e il lago di Nemi perché questi sorridano unitamente alla mia intenzione. Tutto il resto passa tra il volo di una cornacchia della campagna romana ed il torneo che una colomba varia a torno della colonna Trajana. E li uomini politici guardano in su, ad odorare il vento, mentre la canaglia si frega le mani, e la plebe piange di fame. Tutto il resto è nulla: nulla né meno le ciociare che si imbastardiscono, nulla né meno le violette che sanno di putrefazione, ma questa antinomia che accoppia l’odore delle ptomaine a quello del corylapsio, non è forse la modernità, meglio la decadenza?
Vorresti mandarmi un bigliettino di presentazione pel Bissolati in mio nome o collettivamente per me e per l’Ugo Ojetti, poi che abbiamo bisogno di lui in alcune cose? Spero che ciò non ti darà noja.
Oggi tramonto dal Pincio: ho visto pure dalle finestre della camera una splendida rifrazione di raggi gialli oltre il domo papale: voglio godermelo intero. Ed i pellegrini, e l’abito d’umiltà (velo nero) delle beghine, e le carrozzelle, e le penne di gallo dei vigili urbani, e le penne di fuoco dei vigili, ed una enorme indifferenza sotto questo cielo eroico. E la mia sciocchezza a voler trovare dei cuori, dove non ci sono che delli interessi.
Saluti; Giuditta che sta bene saluta te e la Fina. Tuo