Gian Pietro Lucini
Prose e canzoni amare

Lettere

5 A Felice Cameroni

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

5

A Felice Cameroni

Roma Hôtel Milan XXI febbrajo ’98

Carissimo,

oggi piove: e pure nella umidità e nei fumi di questa nebbia che vagano sulle colline Roma acquista, nel velario quasi nordico, un nuovo sapore. Avviene che la verdura cupa dei pini italici e brulla dei prati si rinfresca e gareggia collo smeraldo della vegetazione inglese: avviene che i toni caldi ferrigni e cuprei dei monumenti s’illanguidiscono e sembrano meno eroici. Certo è una Roma più umana e più mite alli occhi settentrionali, ma non la Città classica. Essa ha bisogno per essere totalmente vera e tragica del sole sfacciato e delle virulenze insolite di colore e di luce. Dallo studio del pittore Mataloni, questa mattina, in alto sopra una terrazza di Via Sistina, presso Piazza di Spagna, ho visto svolgersi il panorama di tutta la Città: e mentre dentro nell’atelier una modella prendeva le pose artificiali; morbide e molli, di quelle squisite nudità, che l’artista desiderava, io consideravo la robusta fierezza del paesaggio e mentalmente ne facevo rapporti coll’arte nostra moderna che non la sa più rendere. L’anima delle cose (tu sorriderai) non è più ascoltata ed intesa come l’anima della bellezza nuda. O che abbiamo davanti delle academie e delle nature morte, o delle contorsioni spasmodiche ed isteriche e delle tragedie shakesperiane nelle piante e nelli edifici. Con Goethe e col Foscolo, io credo si ha perduto il secreto della enorme bellezza italica, col Vinci e col Michelangelo la psicologia animale della bella grandezza latina. Né meno il brutto, il sentimento dell’osceno e dell’orrendo che è pure tanta parte di natura e d’arte non è più. L’ultimo humorista nostro fu il Cremona, come colui che integrò meglio d’ogni altro scrittore la gentile e pur crudele arguzia lombarda è il Dossi: ma quale scuola hanno proteso e chi ora che non sia studioso li conosce?

La Romanità come ha dato le leggi, monumenti, ha trasmesso la plastica eterna ed inarrivabile. Io sono pazzo di queste Calliopi, di queste Veneri Capitoline, di queste Lede e di queste Sante pagane: spumanti creature, dal marmo dicono più di una cosa viva nella loro immobilità ed hanno il dono di tramutarsi all’occhio di ogni generazione, perché ogni generazione ad onta dei modi diversi ed opposti, alcune volte, del pensiero, le sente complete e suggestive. Ma se il marmo trionfa, non così la pittura: o che il barocchismo infurii, o che i primitivi si illanguidiscano, o che la rinascenza tenti la greca venustà a traverso l’ideale di Platone tradotto dal Ficino, il colore è pur sempre inferiore alla scoltura. Questo popolo aveva bisogno del violento, così supplisce alla tinta col mosaico lucido e specchiante e vuole il fondo d’oro massiccio, o di cobalto o di rosso antico, non tanto per la preziosità della materia quanto per il fulgore di questa.

Ma di luce, d’oro e di porpora basta.

Al Gianicolo, vicino alla mole del monumento a Garibaldi, la villetta Spada difesa dal nostro millantatore e medioevale Manara, ora riposo tranquillo ed ornato di Mommsen. Sai tu comprendere quanto io trovi in queste astrazioni di avvenimenti, quanto mi dicano queste mutazioni di ufficii? Sai tu vedere come a sera si possono ritrovare a discorrere le anime dei Bersaglieri lombardi uccisi qui per il romanticismo repubblicano 1848 e le creazioni critiche del germanico storico? Ed i cimeli qui raccolti, le tavole inscritte, le copie delli antichi documenti come possono accogliere i piumetti di gallo dei militi eroici? La sintesi e l’analisi in una camera sola, la scienza e l’entusiasmo: non è Villa Spada una materiazione del Simbolo Storico, del mio simbolo?

Campagna romana: un deserto per le pecore e per li uomini che le guardano: il Teverone che mormora sotto le pile del ponte Nomentano fugge presto, quasi increscioso di passare per questa landa; spuma di rabbia.

Parlamento: una scuola di bambini vecchi in cui si recitano dei componimenti ad edificazione delle tribune: retorica, retorica; non una idea, non un perché nuovo. Io mi domando a che vengano qui i giovani ed i socialisti e se non sia meglio rimangano a casa a discorrere con la serva. E tutto questo come piccolo e miserabile, e come si arrabattano e si feriscono e si ingiuriano e si dilaniano per questa piccola e miserabile cosa!

Albano: per ora rimane un mito ed il divo Gabriele si nasconde chi sa dove, perché qui non lo si trova.

Fra alcuni giorni partiremo. Finalmente ho potuto strappare dalla mia Giuditta l’affermazione che è contenta d’essere con me ed è una gran cosa. Andremo a Napoli, all’Hôtel Londres, dove spero di trovare una tua lettera. A Pica porterò il manifesto-avviso dell’«Avanti!», col dato che ricerca da parecchio tempo; tutta la tua lettera di presentazione non servì altro che a questo scopo. Però fummo io ed Ojetti già due volte da Bissolati e non lo abbiamo potuto trovare. Sarà per la terza ed ultima.

La Cathédrale è tale pietra da mulino ch’io stesso, pervicace a vincere di proposito le cose letterarie nojose non posso reggere. Così giace a mezzo letta sul tavolino e chi sa quando la riprenderò. Ma meglio i Padri, San Tomaso e Sant’Anselmo della Ontologia divina; o le prediche del padre Orelio od il Curci ed infine Don Albertario quando parla di Teologia! E confronto l’À Rebours con quest’ultima opera e mi prudono le mani da schiaffeggiar l’autore. Pazienza fosse tutto il volume indigesto, ma per meglio far assaporare la noja vi sono qua e delle pagine splendide; è troppo poco.

Così con quasi quattro facciate di roba scritta da cane, more solito, ti farò passare un’oretta o più, e questa (poi che ogni cosa vuoi fatta sollecitamente) è la tua condanna a volermi sentire parlare.

Salutami il Dottore e digli che ho paura di tornare più malato di prima. Saluti a te ed alla Pina dalla mia Giuditta che si ricordò di lei, ed a te i miei cordialmente. Tuo

Orso della Grona

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License