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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Varazze il XVIII di dicembre ’CMVIJ
Ho ricevuto jeri il panettone che ci hai mandato e ti ringraziamo, colli augurii che è bene si scambino tutti ad ogni fine d’anno.
Prendo anche occasione di rispondere alla tua ultima nella quale parli del libro.
Le tue ragioni sono ottime e convengo con te che la mia letteratura incomincia a costarti un poco cara: ma se vuoi anche portarmi via questa soddisfazione è come annullarmi del tutto. Ho già tanto poco, e sono così ridotto di corpo che almeno domando il diritto di mandare attorno il mio pensiero. Ciò che ben pochi sanno fare del resto; mentr’io non so camminare con due gambe, ciò che tutti fanno. Dunque incomincio a darti il conto delle 500 lire dell’anno scorso:
» 250 |
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Le altre tredici lire sono andate in spesa di posta per la spedizione delli opuscoli carducciani.
Mi domandi: quanto costerà l’opera intera? Non lo so io stesso perché il contratto è fatto sul sedicesimo: tanti saranno i fogli di sedici pagine e tante 35 lire. Sino ad oggi si sono stampati 15 fogli, e sono appena il quarto dell’opera.
Non è necessario pagare tutto alla fine, ma si può, anzi sarà meglio, pagare per acconti, un poco per volta: pel principio dell’anno lo stampatore mi ha fatto capire di desiderare qualche cosa d’altro: un 200 o 250 lire: ed io ti pregherei di farmeli avere, e di impegnarti a potermi pagare ratealmente l’opera.
Certo s’io avessi preveduto che il libro dovesse venire così grosso portandomi via tre anni di tempo, di preoccupazioni e di altre mille noje, non mi sarei messo in mente di farlo; né avrei continuato, quando mi fossi accorto che mi sarebbero mancati i soldi, di farlo stampare: ma quest’estate a Breglia Notari, che è un vero giornalista pieno di fandonie, mi aveva fatto vedere sotto mano tali e tante ricchezze, mi aveva fatto sperare mari e monti, che ho continuato.
Credevo di poter pagare questo volume sul ricavo di altri; ma a tempo buono egli si è squagliato e buona sera. Mentre gli altri dicono di diventar ricchi colla loro letteratura da mercato, io non solo mi sono impoverito, ma ricorro anche alla borsa altrui: e ciò mi avvilisce e mi fa più feroce contro l’ignoranza, la superbia piena di vento, e la bestialità del pubblico che compra delle sciocchezze e delli scrittori che gliele danno ad intendere. Ma perché lo sappiano pubblico ed autori bisogna ancora stampare, ed è tutto un circolo vizioso.
Accanto al corrente delle mie noje e dei miei fastidii, ti prego se puoi, come me ne dai speranza, di venirmi a sollevare dalli impicci.
Del resto niente: ho buono e cattivo tempo; le giornate passano ed io non le accorgo pel molto lavoro. Spero che il tempo sia migliore a Milano e si confaccia alla tua salute.
Intanto abbiti cura e ricevi i nostri saluti ed augurii