Gian Pietro Lucini
Prose e canzoni amare

Lettere

16 Treves ed[itore] Milano

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16

Treves ed[itore] Milano

Villa Santa Caterina. Varazze il XVJ di dic. ’CMVIIJ

Illustre Signore;

Non le scrivo per me; sono il porta-parola ed il rappresentante della letteratura di Carlo Dossi.

L’intimo mio oggi si trova incomodato a Milano e non può, come vorrebbe, venire da lei a colloquio; mi ha pregato di sostituirlo, ciò che faccio molto volentieri.

Carlo Dossi desidera riannodare la conversazione che l’amico suo, Primo Levi, ebbe con lei a proposito delle sue opere. Ella aveva dimostrato il desiderio di farle uscire nelle sue edizioni, e di buon grado il Dossi acconsente.

Troverà qui dentro la nota delle opere, ciascuna delle quali esauritissima in libreria. Molti sono i titoli, ma sono libretti densi, sintetici e brevi di mole, sono un tutto estratto e condensato di pensieri e di arguzie originalissimo e squisito. Del resto ella conoscerà Carlo Dossi meglio di me e potrà giudicarlo, oggi, non solo scrittore di eccezione, ma un letterato che può avere sul mercato letterario il suo successo. Egli se l’ha meritato; l’attese vent’anni e la riverenza dei giovani e la curiosità del pubblico si rivolgono a lui.

Indice di questo desiderio in tutti i buon gustai di belle lettere italiane è l’articolo-lettera di Primo Levi che ha testé indirizzato a Luca Beltrami e che il «Corriere della Sera» ha pubblicato in un numero dello scorso novembre. Primo Levi con rapida corsa galoppò per i Nuovi Cento Anni, facendo la cronistoria della Milano scomparsa, dei giorni rovaniani e della influenza del cenacolo del Polpetta e della Ortaglia di via Vivajo. Io stesso nel Verso libero che uscì or saranno pochi giorni, ho voluto sostare a questo episodio d’arte e di letteratura che compendia con Carlo Dossi il Grandi, il Cremona, il Praga (padre) ed il Boito. Carlo Dossi ne’ suoi volumetti esprime quel tempo di gagliardie artistiche generose e quelli artisti che oggi sono classici. Classico anch’egli, desidera essere meglio compreso e che il suo fare personale venga a contatto coi suoi ultimi contemporanei, ciò che le edizioni esaurite non gli concedono attualmente.

Carlo Dossi dunque cederebbe all’editore che si incaricasse della nuova stampa di tutti i suoi lavori, gratuitamente il diritto di un’altra edizione, per un numero di copie da stabilirsi, per un limite d’anni da convenirsi, riserbandosi le traduzioni ed un dono di parecchi esemplari. Si prometterebbe, quando l’avesse condotta a termine, cioè per questa estate, di concedergli pure l’edizione della Rovaniana a cui attende, che contiene vita, gesta, amori, morte e miracoli di Rovani e moltissimi suoi inediti. Desidera che le edizioni siano curate da me, e fedelissime ai testi che gli procurerò, ne varietur, e, se interessa, in preposta alla serie de’ suoi libriccini, una notizia sopra l’autore e il suo tempo, poche parole sapide di sugo e preste e maliziose come il suo stile, ciò ch’io mi assumerei ben volentieri di fare, senza accampare nessuna pretesa.

Sopra tutto Carlo Dossi desidera di definire colla massima sollecitudine la cosa, e si rimette alla di lei cortesia perché a me sia data subito risposta; come a me vorrà scrivere se accetta anche per i dettagli ultimi.

La saluto cordialmente

G. P. Lucini

 

 


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