Gian Pietro Lucini
Prose e canzoni amare

Lettere

19 A F. T. Marinetti

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19

A F. T. Marinetti

Solaro di Varazze il XXV di febbrajoCMVIIII

Caro Marinetti,

Hai fatto bene, e ti ringrazio, di avermi mandato i giornali che parlano del Futurismo. Questi mi rimisero in contatto col caro prossimo, che è il mio nemico e ch’io avevo dimenticato, assorto al mio lavoro ed a vagheggiare ideologicamente e poeticamente la... perfezione.

Ma, se la prendono da questa parte e vi si destreggiano, come usano i piccoli Simplicissimi, colle loro amenissime barzellette, giuocando all’ironia, come un grigio professore tedesco e kantiano, se spiega l’imperativo categorico, sono con te, per dio, completamente con te.

E viva la poesia della boxe e della savate! se amministrerà sui grugni melensi e compresi de’ critici ben informati di pretese la sacrosanta raclée di cui vanno in busca. Eccomi pronto. Per la qualcosa tu vorrai render publica, ti prego, la mia prima risposta e per quelle ragioni di filosofia e di coerenza cui ivi verranno apprezzate; ma la farai seguire da questo codicillo politico che ti affida della mia adesione, quando, per aprir le dense cervici de’ nostri vicini sonnolenti, o pigri e rammolliti, non basta la parola, non è sufficente l’invettiva, ma si deve ricorrere al pugno, allo schiaffo, ed alla pedata, perché, uomini usi alla spiccia dieta delle bestie da soma, amano poca biada e molte legnate.

Dunque facciamo presto, ché non ho tempo da perdere; dopo ci accapiglieremo tra noi.

Con affetto tuo

G. P. Lucini.

 

 


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