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Ebbi sempre i giornali; oggi la lettera e le notizie.
Saprai che appena giunto a Varazze ruppi corrispondenza e relazione coi Pisani, perché Donna Carlotta si permise di limitare la mia libertà di coscienza e di tirarmi il prete in casa. Ora per quanti benefici (?) possa avermi fatto, questo modo di comandare e di imporre la religione a chi ne ha un’altra — la sincerità e il galantomismo — mi irritò troppo perché lo tollerassi. Ed allora un bel taglio ed amen.
Mi avvedo però che essi hanno più bisogno di me, che non io di loro; specialmente quel poveruomo di Carlo Dossi che ho ripescato morto sotto vent’anni di silenzio, rimettendolo in circolazione tra i vivi. Quindi in tema di riconoscenza tanta me ne devono loro quant’io ne devo rendere.
Tutta la settimana fu pessima a Varazze, quindi il cugino Fallardi non lo vidi a comparire. Se verrà a visitarci si avrà cortesemente accoglienze oneste e liete.
Il signor Fumagalli è qui sepolto provvisoriamente: quando si saranno costruite le tombe ad Albizzate al Monte, dove hanno la villa, ve lo si trasporterà. La sua vedova è pur qui, consolatissima del resto. Ha fatto miglior cera. A stagione inoltrata andrà a Milano.
I Futuristi fanno benone ed io li approvo. Io non sono Futurista, ma senza Marinetti sarebbero al di là da venire le mie Revolverate; Treves non me le avrebbe certo stampate. E poi han tratto fuori il mio nome dal limbo dei santi padri per portarlo in piazza, e la gente di buon gusto ha saputo subito distinguermi. Intanto io viaggio con loro e non mi si confonde.
Avrai ricevuto i giornali che ti spedii in fascio: ne vedrai il successo completo e genuino, tranne, si sa, dalla parte dei preti. Oh questi e donna Carlotta! Lasciamola lì: torno al lavoro che proprio mi riempie tutto il giorno. Abbiti intanto i nostri più cordiali saluti.
Tuo affezionato