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Dosso Pisani il XVI di gennajo ’CMXI
Donna Carlotta di cui, Ella saprà, sono ospite da qualche mese — ebbi la dolorosa ventura di vivere li ultimi giorni e le estreme ore del nostro amatissimo Alberto, insieme, al Dosso, dove tutt’ora mi trattengo — Donna Carlotta, non troppo bene in salute, assillata da mille preoccupazioni che le circostanze le impongono, e, d’altra parte, impaziente di rispondere alla Sua del 14 da Roma, mi pregò di sostituirla per abbreviarLe l’attesa della sua parola.
Tanto più lo faccio volentieri, in quanto dovendosi parlare di cose letterarie, di cui io sono perfettamente cognito, non mi avrà inutile e gratuito informatore. Ella non ignora che fin qui attesi colla mia cura alla compilazione ed alla correzione de’ due volumi già pubblicati dal Treves, e come l’avvenuta morte di Carlo Dossi non interrompa menomamente questa mia occupazione. Anzi, obbligo mi è maggiore e più determinato anche mi costasse sacrificii di tempo che potrei del resto tributare ad opere mie originali, non essendo finora autore esausto né di fisiche energie né di pensiero.
Il Terzo Volume racchiude tutti i Ritratti Umani, disposti in serie logica non cronologica, cominciando da Campionario alla Desinenza in A. Ho trovato opportuno di aggiungervi una Appendice; cioè raggruppai sotto questo nome e disposi quanto di edito su giornali e di inedito trovai di bozzetti che rientrassero sotto la comun denominazione di Ritratti, secondo l’indicazione dell’autore ed il posto che si aspettavano nella disposizione. Perché questo libro è il primo che vedrà la luce dopo la morte del nostro Alberto, sono anch’io del consiglio di Donna Carlotta di farlo precedere da un cenno necrologico. Se si dovessero stampare tutte le parole pronunciate a viva voce ed impresse nell’occasione non basterebbero, credo, trecento pagine di buona tipografia: e però parmi opportuno trascegliere nella mole fastidiosa il miglior lavoro apparso al proposito, quello che riassume in ottima prosa e sintetizza l’opera e la figura del nostro carissimo amico, cioè il discorso funebre del prof. Cattò, precettore amato de’ figli del Dossi; discorso degno di plauso e degnissima introduzione al Terzo Volume. Ciò anche per non lasciare questa delicatissima faccenda in tutto all’arbitrio dell’editore il quale, tra l’altro, potrebbe proporci un qualche cosa di simile al disgraziatissimo cenno apparso su «La Illustrazione Italiana» dove postume denigrazioni rovaniane contrastavano col carattere del commemorato che si dichiarò sempre continuatore del grande Rovani. Perché nel Num. del 25 Novembre del 1910 della «Illustrazione Italiana» si diceva, tra l’altro, questo: «Si sa: il Rovani per le sue facili condiscendenze ai lusinghieri inviti di Massimiliano d’Austria, che lo creò storiografo di un certo viaggio di Francesco Giuseppe al domani dei patiboli del 6 febbrajo, era stato rinnegato e rejetto da tutta la parte liberale di Milano, e per ciò ritiratosi in disparte s’era atteggiato a vittima, s’era eretto a ribelle non sappiamo veramente di che cosa... I giovani delle nuove tendenze e dalle fresche agili fantasie, si radunarono ad ogni modo, entusiasti, rapiti intorno a questa specie di Capaneo accigliato ed amante pur troppo del classico Bacco...» etcaetera! dove le colossali bestialità e le dolorose ignoranze esorbitano quanto comunemente produce la penna di un R. B. commentatore.
Il Quarto Volume conterrà le Opere critiche. Progetti due dell’Arch. Conconi pel monumento a V. E. in Roma, 1881. I Mattoidi al primo concorso etc. 1884. Fricassea critica 1906. Briciole critiche raccolte per la prima volta da giornali e riviste, 1911, colle relative loro bibliografie.
Il Quinto il contributo alla poesia ed alla dramatica milanese ed italiana. Cioè: Ona famiglia di cilapponi. Tre comediole per i miei bambini, 1901-1904. Grotteschi in lingua milanese ed italiana (Asinade, scherzi, canzoni, versi giovanili). Il Vangelo della Balia (interessantissima raccolta di nenie in vernacolo, che avrebbero dovuto servire per i Ritratti Umani, ma che qui sono preziose per il folklore meneghino). Epigrafi. Colle loro relative bibliografie.
Il Sesto stamperà la Rovaniana. Ella sa che non è completa per quanto conti già di fatto dalla mano di Carlo Dossi quattordici capitoli. Altri rimangono a me personalmente affidati sino dal 1909 perché, dietro le sue indicazioni, tracciate capitolo per capitolo, li volessi condurre a termine. Non le nascondo il mio giusto orgoglio per essere stato prescelto da lui a suo continuatore, e farò di tutto per meritarmi la soddisfazione di averlo compreso e determinato come debbo. Oggi tutto l’incarto della Rovaniana si trova nella mia casa di Breglia, ed appena terminata la compilazione di precedenti volumi dossiani, sarà mia sollecitudine farvi studio di nuovo. Spero che allo spirare della prossima primavera possa dar compiuta la tanto attesa primizia.
Allora quanto sarà di compendio personale a Rovaniana, libri, autografi, lettere, informazioni, verrà donato alla Sala che porta il suo nome nel Castello Sforzesco, alla cui custodia diligentemente presiede il Dottor Ettore Verga: ma non prima, perché mi serve per guida e documentazione.
Già quella raccolta de’ Nuovi cento anni venne, e la sa, arricchita dal busto in bronzo del Rovani, bella opera di distintissima plastica compiuta dall’amore e... dalla borsa di Alberto; dall’orologio d’oro del romanziere di Lamberto Malatesta; dalla canna; dal ritratto del suo figliolo nel letto di morte disegnato dal Vanzo; da un ben nutrito carteggio intrecciatosi tra il Perelli e le maggiori personalità italiane di allora, perché ne rifulgesse il suo nobile carattere; cose tutte e preziosità venute da Carlo Dossi, ricchissimo contributo a quel monumento non solo d’affetto, ma di bronzo che il Perelli avrebbe desiderato si rizzasse al pieno sole sopra una piazza milanese.
Ed avendo nominato l’egregio archivista milanese, ed avendo letto pure la sua ultima sollecitatoria in proposito, non ischivo di dirla inopportuna, perché nessun obbligo costringeva Carlo Dossi, e costringe i suoi eredi a privarsi di documenti che importano stiano presso di loro, per quanto ad abundantiam munificamente potranno regalare.
Di più, in questo momento è doveroso per tutti che sia lasciata libera l’espressione della pietà figliale de’ suoi eredi, i quali domani potranno fare molto di più che non tenti di eseguire la nostra amicizia. Carlo Dossi intanto appare ai miei occhi, che sono in qualche parte li occhi profetici della gioventù, qualche cosa di più completo e di più originale di una luna nel carteggio rovaniano; egli può stare da sé, lucido e stellare centro di un suo sistema planetario, di nuova ma già determinata formazione. Carlo Dossi non ha seguito Rovani ma lo ha continuato, come del resto tutte le genialità originali si svolgono in evoluzione non in imitazione.
A Luigi Perelli poi, Carlo Dossi ha costruito il miglior monumento che quegli poteva desiderare col dedicargli in una squisitissima lettera la Rovaniana. Così il mio debito d’amicizia è, parmi, pagato ad usura perché il nome del dedicato vive insieme al libro che lo sopporta: e tale libro che non muore lo sorregge con sé all’immortalità. Parmi anzi di essere tra quei posteri che un articolo della «Vita letteraria» di Roma del mese corrente preannuncia: «Può darsi che per il centenario della sua nascita si sia generalizzato certo sistema di onoranze testé inaugurato in Francia e che non siano i suoi nipoti invitati a solenne banchetto in suo postumo onore».
Il settimo volume può essere il compendio per la Goriniana. Con questo l’opera di Carlo Dossi che oggi si può far pubblica verrebbe assolta nell’edizione Treves.
Mi affretto a significarle intanto che ogni suo consiglio in proposito, ogni suo scritto che vorrà riparlare del nostro autore e da preporsi alli altri volumi da stamparsi, saranno sempre bene accetti. È però necessario che, dato l’indole di questa pubblicazione, s’intonino al motivo principale e non turbino la partizione già stabilita della materia, la quale, a mio parere, sta bene così come è ordinata.
Mi sarà sempre utile una sua parola; Donna Carlotta mi prega di salutarla cordialmente: accolga i miei rispetti.