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Palazzo di Breglia il XV di agosto ’CMXJ
Pare che la mia Ora topica di Carlo Dossi significhi alla mente della vedova di lui cioè, meglio della vedova di Alberto Pisani, un libello famoso. Poveretto me, io che credeva d’aver monumentato l’amico mio ed autore di Desinenza in A. Per cui la vedova manda emissarii e foraggeri ad acquistar copie del libro dove ha notizia che si trovano, e tentano collo stampatore per comperarne in blocco quanto più le è possibile.
Non vi pare che ciò facendo leda i miei diritti di letterato e quelli altri eventuali che mi spettano da una delegazione scritta in cui sono tassativamente nominato da Carlo Dossi come colui che in unione alla moglie debba aver cura e possa disporre dell’opera sua edita ed inedita?
Transeat: il peggio si è la campagna diffamatoria che la vedova intraprende presso i miei amici. Ho qui una lettera che porta contro di me: «Con un bacio hai tradito il tuo Maestro». Il Maestro sarebbe Carlo Dossi, chi lo tradisce, l’umile sottoscritto. Ed il resto: che cosa direbbe la vedova se non ascoltando la pietà che mi ispira aggiungessi alle sue sventure la noja di un processo di diffamazione?
Invece il minacciato di un processo sono precisamente io; e mi vedrete per il reato d’aver magnificato un’opera ed un uomo, d’averlo imposto alla conoscenza dei suoi contemporanei, che troppo sordidi e sordi non se ne curarono, seder bellamente a rispondere di che? ...D’essere un generoso largitore di gloria ad altrui; gloria che pesa alla vedova come una corona di spina dentro cui abbrucia come in un mantello di fiamme.
Voi mi direte: ma perché tutto questo contro di voi? — Perché? — Perché la vedova desiderava che fosse redatta ad usum delphini una monografia tutta giulebbe ed acqua santa alle virtù del Comm. Nob. Don Alberto Pisani Dossi, etc... falsando la gloria, mutilando scritti, rendendosi colpevole di menzogna qualificata per far piacere al suo cuore tenerissimo di bigotta e di damazza del biscottino, di primaceraia del clericalismo lombardo.
Vi do queste notizie perché ne facciate cenno, trovando il modo acconcio di accomodarle, nell’articolo che mi avete promesso sul mio libretto. Potete domandare al pubblico: «È così che rispetta il lavoro critico ed elogiativo di G. P. Lucini? La libertà del pensiero letterario altrui? — Che diede al Lucini se non le superstizioni e le ignoranze? Dice cose false? — Noi tutti vediamo diversamente di lui la figura artistica di Carlo Dossi?» Ma egli è sincero, guai alla sincerità ed a chi la professa. Ricordate una frase della mia fìlosofia che andate stampando su «La Ragione della Domenica». Martire della sincerità! Che scrivere! Vendi la parola. Vendi la parola come il pagliaccio come la prostituta: sarai onorato, almeno dai clericali.
Ma redde rationem può venire per costoro più presto del pensato. Che queste mie righe non siano inutili alla maggior conoscenza dell’Ora topica di Carlo Dossi.
Con affetto vostro