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Varazze l’VIII di gennajo ’CMXIII
Abbiamo ricevuto le tue lettere che ci informavano sulla morte ed i funerali del Cameroni. Il fatto che sulle prime ci ha molto commosso terminò per irritarci, e te lo dico sinceramente. Riandando colla memoria tutto quanto ho fatto per lui, il mio lavoro che per causa sua non venne rimunerato, Stendhal a Milano, tutte le seccature che ci ha date, proviamo come la Pina un senso di liberazione.
Felice Cameroni è morto come visse, da misantropo, da egoista e da borghese. Fu un ambizioso inacidito, che vedendosi mal considerato, cominciò coll’odiare li uomini e la società. Non valse più della fama che lasciò e che sarà semplicemente ricordata dal quadro all’Ospedale Maggiore. Non credevo mai, a sentirlo pianger miseria, anche quando non era pazzo, che possedesse 70.000 lire. Egli le ha racimolate sulla pensione della Cassa ch’egli chiamava la sua Prigione e che fu il suo salvadanajo. Disconoscente verso l’istituto che gli ha dato di fare il ricco vivo ed il filantropo morto, fu parimenti dimentico in morte di coloro che ha fatto lavorare non pagando e non ajutando.
La Pina deve aver messo un bel sospirone. Dopo avergli fatto la serva in ogni occorrenza per 35 anni, vedersi pensionata con 3 lire? È indegno e vergognoso! La Pina prendeva L. 15 al mese: in un’altra casa ne avrebbe preso 40: l’ha salvato dalla morte al Dosso dove voleva gettarsi dalla finestra della Torre. Questa è la ricompensa. Ma Felice Cameroni, il falso modesto, voleva essere uno dei benefattori del Comune di Milano col lasciare al suo Ospedale. E l’Ospedale gli farà il quadro a figura intiera.
Egli il Cameroni che ha trattato male assai con me vivo, può continuare a trattar male da morto. Non spenderò più parole per lui, e mi duole di non essere stato capace a rattenere quel primo senso di angoscia e di fastidio che provai all’annuncio della sua morte. La mia sensibilità ed il mio cuore fanno soffrire anche per chi non lo merita e mi hanno danneggiato.
Ma lasciamo da parte chi è finalmente ben morto. La mia salute non è punto buona e continuo ad essere molestato dalle nevralgie. Qui il tempo non potrebbe essere migliore; ma fin ora nell’orto non c’è di niente quest’anno per poterti contracambiare il cesto che ci hai mandato. Di tutto il resto nulla di nulla, e del resto della gente si deve fare quel calcolo che questa fa di noi. Se possiamo sputarle addosso.
Ti controcambiamo i saluti cordialissimi e buona continuazione per un anno che è proprio uguale, se non peggio, a quello che passò. Tuo con affetto