Gian Pietro Lucini
Prose e canzoni amare

Lettere

24 A Terenzio Grandi

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24

A Terenzio Grandi

Palazzo di Breglia il XXVII di luglioCMXIII

Caro Grandi

Mi fu assai utile il vostro «Chi fu Carlo Cattaneo?» per rettificare alcune date errate delle note al capitolo della Rovaniana del Dossi, nel quale si parla esclusivamente del nostro grande filosofo milanese. Questo capitolo lo troverete poi in appendice a Filosofi ultimi che il Conti si è impegnato di stampare e mettere in circolazione ai primi di Ottobre, e per la qualcosa già gli inviai a Roma il manoscritto.

Inoltre quel Cap. V ed il seguito del mio studio su Cattaneo leggerete prossimamente sui due numeri di «Rivista Popolare» del Agosto fungendo di araldo e di spia alla pubblicazione integrale.

Se il Conti troverà il suo tornaconto nell’essere uno de’ miei editori potrà anche dare il seguito in appresso della filosofia del Melibeo. Ha questo infatti quasi già pronto La Gnosi del Melibeo che rappresenta il suo logico sistema, avvalorato da quella serie di Prese di Tabacco, di Osservazioni di un Solitario, Lezioni di varia filosofia, in modo da farne un bel volume. A cui terrebbe dietro Estetica di maggior efficacia e vivacità e di qualche utilità generale alli artisti delle espressioni figurative i quali oggi il cubismo ed il futurismo di Boccioni e Comp. disorienta. Pei poeti e letterati può sempre bastare, sino a nuovo avviso cioè sino a 400 anni da oggi ancora il Verso Libero.

(Di questo mi parlerete voi credo prossimamente. È un’opera, parmi, che è sempre nuova, e della quale si può sempre recensire senza paura di uscire dalla moda e dalla attualità. Così caro Grandi eccovi un prossimo compito: mettere di fronte il V. L. coi programmi e li avvisi futuristi e dire di quanto differiscono rispettivamente).

Per il Conti poi potrei raccogliere tutto ciò che ho detto contro il Militarismo, e Nazionalisti, ed implicitamente contro l’impresa tripolina, in un corpo solo. Le mie espressioni sarebbero poi corroborate da traduzioni da Voltaire, da Paul Adam, da Tailhade, dall’Hamon, da scritti poco conosciuti del Verri, da riflessioni di Carlo Cattaneo, ecc... Potrebbe chiamarsi proprio Del militarismo, e cadrebbe come il pomo di Newton in sulla testa dei guerrafondai per stabilire non la legge di gravità ma la delle nostre eterne leggi libertarie che coincidono con quelle cosmiche, precisamente e per reciprocità boviana.

Intanto ch’io andava preparandomi in mente un tale programma di utile educazione politica per quei Democratici che vogliono diventare degli Aristocratici, cioè dei Democratici-operanti, il tipografo editore di Varese, quel Nicola e Comp. mi rimanda tutto spaventato, tremando, coi fulmini fiscali adosso del procuratore del re, e la scommunica del preposto di Varese, il ms. delle Nuove Revolverate. La sua attitudine era così comica e ripugnante nel medesimo tempo da muovermi alle risa ed allo schifo. Ho risposto che ciò non mi meravigliava; perché quando si fa il feroce colli arabi in casa loro, si deve essere vigliacchi almeno in Italia, verso i pregiudizi e le vantate libertà savoine. Ma a che cercare carattere ad un commerciante che forse stampa la Filotea e va a messa, se non faccia la spia alla sottoprefettura del luogo?

Eccomi adunque sulle braccia anche questo volume che avrei dato come edito a fin d’anno: e torno naturalmente a raccomandarvelo.

Certo è un volume incomodo e formidabile, ma appunto per ciò e per il bene che può fare, e per l’inganno che fugherà colla sua prefazione contro il Futurismo, dovrebbe venir invece conosciuto. La sua mole non piccola 350 pagine circa, ma la lettura se irrita non è fastidiosa.

Lo consegno nelle vostre mani?

A giorni vi manderò ricopiato «L’Opuscolo di Lacerba» che voi mi restituirete dopo che l’avrete ricopiato a volta vostra, se lo desiderate. Ma nel darlo a leggere siate ben sicuro della persona. In torno a noi circolano delle specie curiose di amici, troppo amici di sapere: poi riversano, a pagamento si sa, il troppo pieno della loro scienza in saccoccie politiche preste a ricevere. Ve lo dico per esperienza.

Vorrei anche potervi affidare la seconda correzione delle bozze impaginate di Filosofi ultimi se poteste accudirvi con sollecitudine. Cioè io dopo aver ricorretto la seconda volta da Breglia vi manderei le prove che rivedreste per tutto quanto è refuso, i puri errori tipografici, e spedireste direttamente per la tiratura a Roma.

Se possedete l’indirizzo nuovo di Mario Puccini, nella sua nuova sede milanese, mi fareste un regalo significarmelo subito. È da due mesi ch’egli è per me senza domicilio, e sì che ho pendenti con lui diverse trattative, una per esempio di un mio conoscente assai avvantaggiosa per lui.

È necessario ch’egli si faccia desto: come è necessario per me, che voi, se potete, facciate rispondermi sollecitamente alle mie domande di sopra. Inutile il dirvi che quando vorrete rinnovare la vostra visita a Breglia mi farete sempre un piacere e ci potremo comprendere meglio.

Abbiatevi intanto i miei cordialissimi vostro

G. P. Lucini

 


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